34. Forza e coraggio

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Jane

"Don't wait. The time will never be just right."

Napoleon Hill


La luce che filtra dalla finestra mi obbliga ad aprire gli occhi, interrompendo il mio sonno, profondo e rigenerante.

Ieri sera dopo aver letto la risposta di Tom sono crollata, riversando sul cuscino tutta la frustrazione e agonia che custodivo dentro di me da giorni.

Mi ha risposto e non è stata una risposta qualunque.

Mi ha ripagato con la mia stessa moneta, citando uno dei libri che amo di più.

Ha trovato un modo perfettamente coerente con il suo stile per dirmi ciò che prova, per dirmi che lui mi sta aspettando.

Come può una frase così semplice e poetica farti sentire come la persona più brutta ed egoista che ci sia? Come possono delle parole cambiare di significato e valore a seconda della situazione in cui vengono dichiarate?

Probabilmente se mi avesse scritto questo messaggio una settimana fa a quest'ora starei piangendo dalla felicità, invece, mi ritrovo stravolta con delle occhiaie livide che ricoprono buona parte del mio viso.

Cerco di sistemare il mio volto applicando del correttore ma per quanto impegno ci metti il risultato risulta comunque scandente ed inutile.

Decido anche di mettere un pò di terra per dare colorito alla mia pelle pallida e infine, concludo con una buona dose di mascara per esaltare il colore dei miei occhi.

Non so per quale motivo io ci stia mettendo tutto questo impegno, probabilmente non voglio dare soddisfazione a mio padre di vedermi definitivamente distrutta.

Conosco molto bene la sua perversa mentalità e purtroppo sapere di aver raggiunto il suo obiettivo lo renderebbe particolarmente fiero.

Esco dalla mia camera per dirigermi in cucina.

Ho bisogno di una buona dose di caffè prima di affrontare la giornata.

"Buongiorno splendore" affermo guardando Cathy preparare la colazione.

"Ciao anche a te, dormito bene?" Domanda sorridente.

"Più o meno, tu?" Chiedo cercando di nasconderle la brutta notte passata.

"Molto bene, ero molto stanca. Che programmi hai per oggi?" Dice, versandomi del caffè e porgendomi un piatto pieno di pancake.

"Devo vedere mio padre e poi tornerò a Stanford" dichiaro convinta.

"Sei sicura? Puoi rimanere qui se vuoi. Potresti trovarti un lavoro e vivere con me, lo sai che per me non è un problema" specifica guardandomi con preoccupazione.

"Ti ringrazio molto Cathy ma sai anche tu che questo non è il mio posto" ribatto schietta.

"Sono solamente preoccupata per te" risponde, deviando lo sguardo sul suo piatto.

"Non devi, andrà tutto bene" sorrido al pronunciare queste parole. Sembra che lo stia dicendo più a me stessa che a lei.

"Ok" replica a monosillabi.

Una volta terminata la colazione aiuto Cathy a sistemare i piatti nella lavastoviglie e a riordinare la casa.

Mi mancherà come sempre e il pensiero di doverci separare un'altra volta mi rattrista.

Cathy è diventata come una sorella per me, quella persona su cui sai di poter sempre contare, a prescindere da tutto. Quella persona che non devi sentire tutti i giorni per farle capire che le vuoi bene, quella persona che non ti è capitata ma che ti sei scelta.

La saluto controvoglia, abbracciandola con forza e cercando di farle sentire tutto l'affetto che nutro nei suoi confronti.

"Mi mancherai" dichiaro apertamente.

"Tu di più, mi manchi sempre" dice singhiozzando.

"Ci sarò sempre per te Cathy, ricordatelo" controbatto guardandola negli occhi.

"Promettimi che starai attenta e che mi chiamerai non appena arriverai a Stanford" supplica.

"Te lo prometto" lascio un bacio delicato sulla sua guancia e proseguo verso la mia macchina, facendole un ultimo cenno con la mano prima dirigermi verso casa di mio padre.

Metto in moto la macchina e prima di premere l'acceleratore percepisco la voce di Cathy chiamarmi.

Freno di botto e tiro giù il finestrino per sentire cosa ha da dirmi.

"Non andare, ti prego" urla con le lacrime agli occhi, sporgendosi dal recinto della veranda.

La guardo intensamente per alcuni secondi prima di risponderle: "Non posso, mi dispiace."

Riparto convinta verso la mia ultima destinazione perché in fondo sono consapevole che oggi potrebbe essere il mio ultimo giorno. Ma se devo scegliere se rassegnarmi a sopravvivere o morire, scelgo tutta la vita la morte.

Se non posso avere una vita felice con Tom, preferisco non esistere affatto. 

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