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—🎶 The night we met; Lord Huron.

Jimin e Jeongguk rimasero seduti sull'erba per un tempo indefinito, silenziosi e in ascolto di quella calma quasi spaventosa.

Al solo pensiero, lo stomaco di Jeongguk si attorcigliò e il ragazzo dovè respirare più volte per acquietarsi nuovamente.

Faceva paura quell'odore di tranquillità. Jeongguk sapeva che era destinato a durare quanto neve tra le mani, che Jimin presto sarebbe dovuto ritornare nella sua stanza e probabilmente con una nuova flebo attaccata al braccio.

Però Jimin, a differenza sua, in quel momento, stava sorridendo, con gli occhi chiusi e il viso inclinato verso il cielo, improvvisamente felice, non più cupo e nervoso.

Jeongguk si fermò ad osservare la sua pelle pallida, opaca pure al contatto con i raggi del sole, la sua mandibola ossea e le sue labbra violacee e screpolate.

Immediatamente la visione venne sostituita da un' immagine vecchia di Jimin, una memoria risalente a due anni prima, in spiaggia, con un sole caldo, ma un vento ancora gelido. Il suono della sua risata perchè delle ciocche di capelli biondi gli finivano continuamente in bocca e negli occhi.

Il ricordo ancora fresco delle sue labbra rosse e ancora più paffute dovute al freddo di Febbraio, e la voglia, la voglia ingestibile di baciarlo, di mordere le sue labbra mentre ascoltava il suo ridacchiare insensato.

E, probabilmente, entrambi l'avevano desiderato, ma nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di farlo.

Ora, gli occhi di Jimin, studiavano quelli assenti di Jeongguk, perso ancora in anni addietro. Jimin lo guardava ancora sorridente, preoccupato lo stesso, ma volenteroso di aspettare che fosse il minore a parlare.

Jeongguk, invece, lo fissò ancora per un attimo senza dire nulla, poi, spostando lo sguardo verso le sue scarpe consumate, si imbronciò lievemente. 《Scusa.》Disse, con tono che faceva capire immediatamente per che cosa.

E Jimin rise, attirando l'attenzione dell'altro, che corrugò inevitabilmente le sopracciglia.

《È troppo tardi per chiedere scusa.》Disse Jimin, calmando la sua lieve ilarità, ma lasciando sul viso comunque un'ombra di sorriso. 《Anche io ti chiedo scusa, Gukkie. Ma è semplicemente troppo tardi.》

Jeongguk lo ascoltò con le guance calde, una stretta soffocante al cuore e il respiro mozzo.

《Mi chiedo spesso come sarebbero andate le cose, se non avessi scoperto della malattia.》Il più grande, ora, si voltò completamente verso di lui, con gli occhi improvvisamente gelidi e vitrei.

L'altro sbarrò gli occhi, sentendo il suo petto comprimersi dal dolore, perchè era una domanda brutalmente vera. Come sarebbero andate le cose?

《Quasi mi uccide sapere che questo scusa, forse, è dettato solo da pena, da senso di colpa e nient'altro.》 Si fermò ancora, con lo sguardo immobile ed inespressivo su quello di Jeongguk. 《Non sono solo la mia malattia, Jeongguk.》

Il minore, a quel punto, fece scendere le prime lacrime, bagnanti due guance bollenti dalla vergogna.

《Ti ho spezzato il cuore, Guk-ah, lo so.》 Jimin fece una pausa. 《E so che tu non potevi saperlo.》 《Ma se non ci fosse stata nessuna malattia di mezzo, le cose sarebbero semplicemente continuate ad essere così?》

E Jeongguk non disse nulla, coprendosi con i palmi della mano il viso bagnato e piangendo ancora di più.

《Quindi...Chiedi scusa alla mia malattia o a me?》 Finì l'altro, salato nel tono.

Jeongguk, allora, pianse più forte, ora con il rumore dei singhiozzi tranquillamente udibile.

Jimin lo guardò da lontano, spostando di tanto in tanto l'attenzione su dettagli insignificanti che c'erano intorno a loro.

Il suo cuore faceva male tanto quanto quello di Jeongguk e il pianto disperato del minore lo distruggeva ancora di più, ma qualcosa lo lasciava aspettare distante.

Il più piccolo, nel frattempo, si strinse maggiormente e mise il viso tra le ginocchia, totalmente azzerato dalla vergogna e dal rimorso.

L'altro continuò ad osservarlo con un labbro tra i denti e un'espressione quasi indifferente. Nonostante questo, non avrebbe retto ancora per molto la lontananza, faceva male vedere il suo Jeonggukie in quello stato di mortificazione.

Si alzò in piedi e lo raggiunse, sedendosi e stendendo entrambe le gambe intorno al suo corpo raggomitolato. Lo guardò qualche secondo, poi slegò le sue braccia e gli prese le mani. 《Ehi, Jeonggukie...》 《...Guardami, piccolo.》

Ma Jeongguk si rifiutò, continuando a piangere.

《È okay, piccolo, va bene.》Continuò Jimin, accarezzandogli i capelli e poi la schiena, mettendo la testa vicino alla sua. 《Shhh.》

Jimin non era arrabbiato e nemmeno deluso. Sapeva bene com'era il suo migliore amico, ma sapeva anche che doveva riflettere su alcune cose.

《Ehi, Jeonggukie, guardami.》Continuò un'altra volta Jimin, raddrizzando la schiena e cercando con le mani il viso dell'altro.

Gli accarezzò le guance, sollevandogli pian piano il volto per incontrare i suoi occhi.

Gli occhi di Jeongguk erano colmi di paura e rimorso. Il cuore di Jimin si incrinò leggermente; fece per dire qualcosa ma venne subito interrotto dalla voce spezzata del minore.

《Hyung, io ti amo. Ti amo con tutto il mio cuore...Perdonami, ti prego...Sono stato uno stupido, ma ti prego credimi quando ti dico che ti amo....》




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