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Jeongguk non aveva dormito tutta la notte, pensando alle parole di Jimin. Aveva pianto, aveva cercato di riflettere, anche di calmarsi e di rassicurarsi, ma il nervosismo, la paura di rivederlo era fin troppa.

Quando arrivò l'alba, decise direttamente di alzarsi dal letto. Non aveva senso continuare a provare a dormire, se il suo cervello voleva interamente dedicarsi al rimuginare e a dare da mangiare alla sua ansia.

Si fece una tazzina di caffè e,  immediatamente dopo, una doccia.

Non sapeva cosa aspettarsi. Non sapeva di cosa avrebbero parlato. Che cosa avrebbe detto.  Se le cose si sarebbero almeno parzialmente sistemate o se tutto sarebbe peggiorato.

La verità è che mancava anche a lui, ma aveva troppa paura ad ammetterlo.

Lasciò che le le lacrime scorressero insieme all'acqua, mentre i suoi singhiozzi venivano coperti dal rumore del getto. Si chiedeva se non si sarebbe prosciugato dal tanto pianto.

Quando finì e uscì dalla doccia, si sentì sul punto di svenire talmente gli girava la testa. Lo stomaco gli si era raggomitalato tanto da quasi fargli mancare l'aria.

Odiava sentirsi così. Così impotente e così debole.

Dopo aver finito di sistemarsi, verso circa le otto di mattina, si era seduto sul suo piccolo divano di pelle bianca e, mordendosi le pellicine delle dita dal nervosismo, aveva iniziato  semplicemente ad aspettare. Come un pazzo, come se davvero non avesse niente di meglio da fare.

Verso le unidici il campanello suonò e la bolla di inquietudine e di impazienza creatasi intorno a lui, nelle ultime ore, sembrò scoppiare come il suo cuore.

A passi veloci e irrequieti raggiunse la porta d'ingresso e, facendo un ultimo grosso respiro, con la mano intorno alla maniglia tremolante e leggermente sudata, decise di aprirla.

Davanti a lui vi era proprio Jimin. Piccolo, pallido, ma con un leggero sorriso in volto.

Jeongguk parve calmarsi quasi in automatico.

Si guardarono per alcuni secondi, poi Jeongguk li abbassò.

《Non mi fai entrare?》Chiese Jimin, ridacchiando leggermente per distendere la tensione ovviamente presente.

Il minore si spostò immediatamente dall'ingresso, arruffandosi timidamente i capelli.

《C'è ancora lo stesso odore.》Farfugliò Jimin, chiudendo gli occhi quasi per godersi meglio il profumo piacevole di vaniglia e di tiglio, sempre stato tipico dell'appartamento di Jeongguk.

Quest'ultimo lo osservò di nascosto, avvicinandosi alle sue spalle. 《Mmm, se vuoi puoi darmi la giacca e la sciarpa...》

Jimin sorrise debolmente, togliendoseli e dandoli all'altro.

Mentre Jeongguk portava i due capi in un'altra stanza, si assicurò di riniziare a respirare. Era tanto nervoso e, probabilmente, lo stesso Jimin se ne era accorto.

Quando ritornò, vide Jimin guardarsi intorno piuttosto incerto. Era veramente da tanto che non veniva nell'appartamento.

Jeongguk deglutì, respirando profondamente per rilassarsi un attimo di più. 《H-hai già fatto colazione?》

Jimin lo guardò per un momento, sorridendo subito dopo. 《Perchè sei così timido oggi? Rilassati. Sono sempre io...》

Jeongguk ricambiò momentaneamente lo sguardo, ma poi lo abbassò, schiarendosi la gola. 《Non sono timido...Uhm...È solo strano...Credo.》

BLAZEDWhere stories live. Discover now