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Jeongguk trattenne le lacrime, tirando rapidamente su col naso e sgranchiendosi la gola.

Faceva male, ma a quel punto non importava più. La morte di Jimin era un treno che poteva arrivare e passargli davanti senza fermarsi.

《Si sta bene fuori. Oggi fa abbastanza caldo. Ti faccio fare un giro.》Disse, avvicinandosi a Jimin, preso da un coraggio insolito.

Il malato alzò le sopracciglia stupito, divenendo immediatamente timido alla nuova vicinanza con l'altro.

Jeongguk non lo guardava in viso e la mano che gli stava tendendo tremava, ma questo non gli fu di impiccio nel stare senza apparente paura davanti a lui, in attesa della sua.

Jimin deglutì, leggermente scosso, studiando il palmo della mano di Jeongguk con inutile interesse.

Il minore, nel frattempo, arrossì inevitabilmente e ritese la mano per segnalarla, per far capire all'altro che era tutto okay.

Jimin, allora, con la parte superiore di tutte le dita tranne il pollice, strinse delicatamente quelle di Jeongguk e con un certo impaccio si alzò in piedi.

L'altro tirò Jimin leggermente verso di sè e attorcigliò la mano con quella dell'altro, facendolo imbarazzare e ridacchiare leggermente.

《Non mi sento più il sangue nelle dita.》

Il corvino, per dispetto, gliela strinse ancora più forte, girando lievemente la testa per guardare la reazione di Jimin e sorridergli giocosamente.

Jimin colpì la sua mano, rilasciando sul suo viso un'espressione fintamente infastidita. 《Mi fai male, coglione.》

Jeongguk ridacchiò nuovamente, aprendo la porta della camera e portando Jimin con sè.

I due rimasero con le mani attaccate per tutto il tragitto, ricevendo sguardi incuriositi o felicemente divertiti da infermieri e dottori.

Il malato, in quel momento, per la prima volta dopo ormai mesi, si dimenticò di chi fosse e perchè fosse in un ospedale. Nella sua testa c'era solamente la sensazione di quella stretta e il rumore dei suoi battiti.

C'era solo vuoto e un calore infinito,  che lo faceva sentire parte di qualcosa e di qualcuno.

Una percezione unica di potenza, di invicibilità mentre con una luce diversa camminava al fianco di Jeongguk, in mezzo ad un corridoio lungo e tanti occhi attorno.

Sembrava tutto maledettamente giusto.

Il cielo era meravigliosamente pulito come lo aveva visto quella mattina dalla finestra, e l'aria, senza quell'odore chimico di ospedale brucia narici, pareva quella dopo una giornata di pioggia. Piena di ricordi, ma calmante.

Jimin chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalle gambe di Jeongguk, e prese un grosso respiro, che tappò  leggermente il naso per l'umidità.

Era circondato dai suoni che si nascondevano tra le foglie degli alberi e quelli in lontananza. Che fosse il canticchiare ingenuamente spensierato degli uccellini o il rumore delle moto che sfrecciavano verso una meta sconosciuta.

Quando Jimin li riaprì, si ritrovò in mezzo ad una distesa d'erba e un grosso albero di tasso al loro fianco.

Jeongguk si guardava intorno con la bocca leggermente divaricata, ancora con la mano destra aggrovvigliata a quella sinistra di Jimin. 《È immenso questo albero.》

Jimin annuì, sciogliendosi dalla stretta e avvicinandosi al tronco di quella maestosa creatura. 《Mi dà una così bella sensazione.》 Poi iniziò ad osservare la quercia e a toccare con le dita la superficie. 《Non prendermi per pazz. Ma è come se avesse un'anima.》

Jeongguk non disse nulla, avvicinandosi a lui e iniziando a sfiorare la pelle dell'albero.《Se ti dà questa sensazione, quando ti senti solo, invece di stare lì in camera a soffocarti con quell'aria, potresti venire qui. Rendilo il tuo posto sicuro. Ti farebbe bene.》 Disse poi.

Jimin, alle parole dell'altro, si perse ad osservare il suo profilo e come gli occhi e le mani studiavano ogni piccolo particolare.

Stava rivedendo il suo migliore amico dopo tanto tempo e questo lo portò a sorridere senza pensarci.

Jeongguk sentendo lo sguardo di Jimin bruciargli addosso, si girò verso di lui, trovando i suoi occhi appena visibili e un grande sorriso che andava da un orecchio all'altro.

Si ghiacciò per alcuni secondi, iniziando a sentire le orecchie diventare bollenti e il suo cuore fremere nel petto.

Il maggiore, dopo poco, decise di separare lo sguardo da quello dell'altro, trattenendo un piccolo sorriso e allontanandosi da lui per andarsi a sedere sull'erba più in là. 《Vieni qui, Gukkie. Si sta benissimo.》

Jeongguk, allora, dopo essersi ripreso, senza minimamente protestare, anche se ancora un po' imbarazzato, si andò a mettere accanto a Jimin, mettendo le gambe al petto e circodandosele con le braccia.

Poi, per un momento, si fermò a guardare il cielo azzurro, la distesa verde e il viso luminoso, esfoliato da ogni dolore, di Jimin, divaricando le labbra a quella nuova sensazione di strana calma.

Sembrava il paradiso.






— altro capitolo parecchio importante.

— i jikook non sono diventati improvvisamente amici, tranquilli.

— la storia, per vostra fortuna, sta per finire lmao

— la storia, per vostra fortuna, sta per finire lmao

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BLAZEDWhere stories live. Discover now