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Tra Jeongguk e Jimin si fece silenzio.

Jimin fissò gli occhi sul davanti, con i pensieri che correvano alla sera prima, quando Jeongguk decise di regalargli un dolce bacio sulla fronte e delle parole tanto significative quanto dolorose, portatrici di un grande batticuore per tutta la notte a seguire. 

Al ricordo di ciò, le sue guance si infuocarono e le sue labbra divennero secche. Si vergognava di pensare a quello, proprio con Jeongguk a pochi metri di distanza; una paura quasi paranoica di poter essere letto nel pensiero proprio da lui.

L'aria era fitta di tensione e il fatto che entrambi ne fossero consapevoli, la faceva pesare ancora di più. Era così forte che Jeongguk sentiva le gambe tremare da seduto e le sue mani bagnate di sudore, con il  viso accaldato e quasi sicuramente rosso.

Jimin iniziò a sentire il suo respiro farsi più affannato e trepido e l'augurio che Taehyung ritornasse al più presto si fece più insistente.

Ma i minuti passavano e di Taehyung non c'era traccia.

La situazione stava giungendo al limite. Era una pentola a pressione pronta a scoppiare.

Deglutendo per l'ennesima volta una saliva che non c'era, il malato alzò il viso verso la sacca di liquido trasparente e per perdere un tempo che sembrava non volesse finire mai, si interessò al suo lento gocciolare.

Jeongguk, invece, inziò a dondolare le gambe da un letto che era piuttosto elevato da terra anche per una persona alta come lui. Gli strappi sui suoi jeans e le sue scarpe Air Pippen della Nike sembravano star presentando nuovi particolari interessanti da analizzare.
Il suo collo stava bruciando dall'imbarazzo e questo lo portava a stare con gli occhi fissi su quei dettagli banali e arricciare i fili bianchi dalle parti strappati dei suoi pantaloni.

Dopo due minuti, però, stanchi probabilmente di fare una cosa che non gli interessava minimamente, nello stesso momento e con la stessa intenzione meccanica, mossero il loro sguardo, Jimin dalla sacca e Jeongguk dai jeans, scontrando gli occhi e rimanendo per qualche secondo intrappolati uno nell'altro.

Entrambi arrossirono come due ragazzini alle prese con la loro prima cotta, decidendo immediatamente di distogliere lo sguardo.

Nessuno parlava, ma il modo in cui si comportavano era abbastanza per far capire tanto.

Jeongguk, dopo esser ritornato a respirare normalmente, aver fatto due insenstati calcoli mentali e aver preso un po' di coraggio, decise finalmente di parlare. 《O-oggi ho fatto colazione fuori e...uhm...ho visto che c'era il pane dolce...il tuo preferito...e...uhmm...sapendo di venire da te, ho deciso di portartelo....insieme ad un cappuccino...》Disse, guardando tutto tranne che Jimin e cercando di sembrare indifferente a ciò, tradito, però, dal nervosismo e il tremolio nella sua voce.

Jimin cercò di mantenere un'espressione neutra proprio come Jeongguk, ma il suo cuore stava urlando troppo per non arrossire leggermente e lasciare un sorriso delicato sul volto.

Il minore, posando gli occhi su di lui per scoprire la sua reazione, e vedendo ciò, deglutì e spostò l'attenzione su altro.

Jimin sembrava avere una potenza, una forza, su di lui, inspiegabile, quasi soffocante.

《Non posso mangiare ora.》Rispose proprio quest'ultimo, a bassa voce, senza nessun tipo di dispetto e sgarbo, prendendo aria prima di continuare. 《Ma grazie lo stesso.》

E non solo Jimin aveva potere su Jeongguk, ma anche quest'ultimo era portatore di una certa influenza sul più grande.

Entrambi si condizionavano, sia nel bene che nel male.

Il corvino, dopo aver sentito la risposta dell'altro, gli annuì, rientrando nuovamente in una condizione di imbarazzo.

Jimin alzò gli occhi verso il soffitto, sbuffando tristemente. Il solo pensiero di essere lui la causa di tutto questo tra loro due, gli mutilava il petto.

《Tu non puoi mai uscire da questa stanza?》

La nuova domanda improvvisa, portò Jimin a distrarsi dai suoi soliti pensieri, diventati gli unici a cui dava retta ogni giorno, osservando Jeongguk dubbioso.

《Cioè...se vuoi fare una passeggiata nel cortile fuori, puoi?》 Si spiegò meglio l'altro, ora con un atteggiamento più sicuro e meno rigido.

《Uhm...penso di sì...cioè...sì.》Farfugliò Jimin, preso da una piccola ansia.

Jeongguk allora deglutì e divaricò leggermente le labbra, sbattendo le ciglia nervosamente in cerca delle parole giuste. 《Quindi se...se andassimo a fare una passeggiata fuori...potresti?》






— :)
—idk se ci sarà una quarta parte ;))

— :)—idk se ci sarà una quarta parte ;))

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