Il piu grande sogno

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Lee ti rendi conto di che cavolo di occasione hai?!

<<Gwen scendi subito dalla mia schiena...mi fai male!>> sbotto dolorante.

<<Scusa scusa ora scendo.>>
Ridacchia.

<<Sei impazzita o cosa? Non potrei mai cantare con una persona famosa, neanche se lo volessi. Si parla di altri livelli. Ammetto che mi piacerebbe farmi conoscere e far ascoltare alcune mie canzoni. Ma...>>

<<Ma non hai il coraggio e hai paura dei giudizi degli altri...>> mi interrompe bruscamente.

<<No, non è questo...io...io non lo so ok?
Mia mamma ha bisogno di me in casa, mio fratello pure. E poi lo sai! Io non sono come loro, ne ricca, ne niente. Credo cerchino altro, non mi accetterebbero mai.>> Dico tutto d'un fiato, come se mi fossi tolta un peso di dosso.
Inizio a camminare spedita verso l'autobus e così anche Gwen.
Nessuno delle due parla finché...

<<Sai qual'è il tuo problema Eileen?>>
Si è arrabbiata, non mi chiama mai Eileen.
Brutto segno.

<<Te lo dico io qual è!>> smette di parlare e prende un respiro <<Tu sei fantastica, hai un talento strabiliante. Non è da tutti scrivere canzoni, e le tue sono così piene di umanità da far emozionare anche la persona più arrogante dell'universo. Non capisco perché continui a negare l'evidenza! Non tutti hanno una voce bella come la tua, non tutti Eileen.>>

<<Gwen ascolta io...>> provo ad interromperla ma continua con il suo discorso.

<<Non importa da dove tu venga, é importante ciò che fai, come lo fai, ma sopratutto Lee è importante ciò che sei>> si mette una mano nel cuore e mi osserva <<So che può sembrare difficile per te, ma basta solo presentarti a quell'audizione. Vedrai che sarai fantastica!
E anche se dovessero dirti di no, fidati amica mia, per me e per la tua famiglia resterai sempre la migliore.>> mi appoggia una mano sulla spalla.

<<Wow forse questo è il primo discorso serio è incoraggiante che ho sentito da te Gwenny.>> Scoppiamo entrambe a ridere.

<<Dai non prendermi in giro, dicevo seriamente Lee. Inoltre sai che non mi piace essere chiamata così, quindi finiscila subito.>> Mi tira un pugno sulla spalla.
Gia, lei è abbastanza manesca.

<<Pardon, so che dicevi sul serio. Per questo sei la mia migliore amica no?>> la abbraccio forte.

<<S-si ma ora non respiro Lee, staccati.>> Dice ridendo.

Prima di salutarci dico a Gwen che ne avrei parlato con mia mamma e che l'avrei chiamata stasera per riferirle tutto.

-

<<Sono tornata!!>>

<<C-cosi mi spaventi Lee.>> dice piano il mio fratellino tappandosi le orecchie.

<<Perdonami Oliver, pensavo fossi in giardino a giocare con Natasha>> do un bacio sulla sua guanciotta morbida.

Mi guarda e non dice niente, come sempre. Batte le mani sorridendo e se ne va.
Oliver ha 6 anni, i suoi capelli sono scuri e i suoi occhi assomigliano a due noccioline.
È un bambino diverso dagli altri.
Soffre di una malattia molto conosciuta,
ovvero l'autismo.
L'abbiamo capito quando aveva un anno e mezzo, i dottori hanno detto che avrebbe fatto fatica a interagire con le persone o semplicemente a comunicare per più di qualche minuto. Non riesce a prestare molta attenzione e la maggior parte delle volte i suoi comportamenti sono ripetitivi.
Questi e molti altri sono i sintomi dell'autismo. Ho provato ad aiutarlo, a parlare spesso con lui, ma si limita a giocare in silenzio con me. Stranamente solo con la sua amica Natasha, la nostra vicina, riesce a stare per più di un ora giocando e parlando a malapena.
I medici gli hanno dato delle medicine, che a mio parere servono a ben poco, perché non vedo nessun cambiamento.
Ci vorrebbe una terapia continua, e quella che ho visto dura per ben 4 mesi se non di più.
Ma ovviamente bisogna andare in città e tutti quei soldi non ce li abbiamo.

Il Fiordaliso che sapeva suonareWhere stories live. Discover now