Ritorno

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Trevor POV's

Un pugno, un altro ancora e non so quanti altri ne tiro, ma non mi importa.
Non importa delle nocche ormai sanguinanti, non mi importa di niente se non di lei.
Mi sento uno schifo, come ho potuto continuare a mentire?
Lei non se lo meritava.
Non ho fatto altro che aggiungere dolore, non ho fatto altro che togliere fiducia.
La fiducia è qualcosa di delicato e prezioso, che però può spezzarsi con un leggero soffio di vento. Magari ora nel suo cuore la fiducia è totalmente inesistente, ed è tutta colpa mia.

"Smettila Trevor! Dio mio guardati le mani, stanno sanguinando" continuo a tirare calci e pugni a l'albero che ho di fronte, come se fosse la causa di ogni male.
Ad un certo punto Devis mi prende le spalle e mi gira violentemente verso di lui.
Ho la fronte sudata e il fiatone che non mi permettono di replicare subito.

"Che cosa vuoi Devis?!" chiedo ormai allo stremo delle forze.

"Voglio che la finisci di farti del male. Sfogati invece di prendere a pugni quel povero albero!" ormai urla anche lui, ma tanto non ci sente nessuno. Siamo in un piccolo parco situato nelle periferie di New York.

"E che cosa dovrei dirti?! Sai già tutto!"

"Dovrei dirti che la mia vita è tutta una bugia? Dovrei dirti che non posso fare ciò che voglio perché sono stato condizionato da un padre violento?Dovrei dirti che ho messo in questa situazione anche te e ora anche Gwen è arrabbiata con te? E dovrei dirti che l'unica persona che ho amato davvero in tutta la mia vita ora non mi vuole più vedere?!" la mia voce è spezzata e potente, tanto da farmi male la gola. Devis mi guarda dispiaciuto e sospira.

"Trevor se non avessi voluto sostenerti fidati che non l'avrei fatto. Sei il mio migliore amico e ciò che ho fatto è perché l'ho voluto fare io" è sincero, ormai lo conosco alla perfezione e non posso fare altro che sorridere grato.

"Grazie fratello" dico sincero dopo qualche minuto di silenzio e in risposta ricevo una pacca sulla spalla.

"Io ho intenzione di chiamare Gwen. Proveró a spiegargli, ma non sai quanto è testarda. Tu che intenzioni hai?"

"Non posso non fare un ultimo tentativo Devis. Devo almeno provarci, da quando l'ho conosciuta qualcosa in me è cambiato. Non posso rassegnarmi così, però dovrò far passare del tempo" sospiro affranto.

"Dopodiché me ne andrò, lontano da New York. Il più lontano possibile. Non posso neanche camminare che i fan e i giornalisti chiedono autografi e foto, ormai sanno chi sono" credo che sia la decisione migliore, indipendentemente da ciò che Eileen mi dirà.

"E i tuoi cosa pensi diranno?" chiede lui.

"Spiegherò tutto a mia mamma, penso capirà. D'altronde non ha mai svelato l'identità di James e gli devo delle spiegazioni. Mentre di mio padre non mi importa niente, per me lui non esisterà più definitivamente" le mie parole sono dure e taglienti, solo ora però noto la preoccupazione nella faccia di Devis.

"Resteremo sempre amici Dev. In qualche modo ci ritroveremo sempre" lui annuisce convinto.

Circondo il braccio nelle spalle del mio amico e usciamo dal parco un po' distrutti dentro,ma forti amici pronti a darsi sostegno a vicenda.
Quello che ho fatto ad Eileen è orribile, non so se mi perdonerà. Ma ci proverò!
Perché senza di lei, senza il suo profumo,senza i suoi occhi così particolari e senza il suo sorriso, io non sarò mai più me stesso.
Neanche lontano da questa città che mi ha sempre vietato tutto. Mio nonno, un uomo molto saggio, mi diceva anche un altra cosa importante. Nella vita bisogna lottare, chi combatte può anche perdere, ma chi non combatte ha già perso.

-

Eileen POV'S

"Bene, questo è tutto" mi dice Camilla gentilmente porgendomi i soldi.
Lo studio non mi è mai sembrato tanto vuoto e silenzioso, è davvero triste vedere come è finito tutto, così all'improvviso.

"Signorina Eileen lei ha un talento strabiliante. È stata la studente migliore, complimenti" Scott mi guarda sorridente e un po' dispiaciuto. Mi porge la mano e gliela stringo accennando un debole sorriso.

"Grazie Scott, mi sono servite tantissimo le tue lezioni. Magari un giorno ci rivedremo" dico grata.

"Senz'altro Signorina" risponde sorridente. Faccio per andarmene ma la voce di Camilla mi blocca.

"Eileen...mi dispiace che sia finita così. Sappi che Trevor è davvero dispiaciuto. È stato bello lavorare con te e so che anche mio figlio direbbe lo stesso" mi sorride e io faccio lo stesso, ma non è del tutto sincero.

"Grazie di tutto" dopodiché mi dirigo verso la porta e do un ultima occhiata in giro. Questo posto è stato una delle mie più grandi soddisfazioni in fondo, non posso negarlo.
Ma è il momento di lasciare tutto alle spalle, chiudo delicatamente la porta per poi uscire fuori. Vedo Gwen e la mia famiglia che mi aspettano perciò vado da loro.

Anche di prima mattina New York è piena zeppa di persone ed è ciò che mi piace di più di questa città. È piena di vita, ma questa volta il sorriso e la spensieratezza non sono dalla mia parte.

"La fermata dell'autobus è più avanti andiamo" mia mamma mi porge la valigia e inizio a camminare insieme a loro trascinandola dietro.

-

"Mi mancherete tantissimo ragazze!" Destiny versa qualche lacrima e lo stesso facciamo io e Gwen. Abbiamo trovato Des e Jeremiah davanti alla fermata, ci stavano aspettando per un ultimo saluto. Loro non sapevano niente di tutto ciò che è successo, sarà stata una delusione anche per loro.

"Mancherete anche a noi" risponde Gwen togliendomi le parole di bocca.

"Mi sembra solo ieri che siete venute qua. Vi ricordate quando siamo andati la prima volta da Rocco? È già passato più di un mese! È solo un lontano Natsukashii ormai" Jeremiah riesce sempre a strapparmi un sorriso con le sue parole strane.

"Che significa?" chiedo curiosa.

"Questa parola è giapponese e significa nostalgia del passato, quando provi allegria per un ricordo felice" risponde sorridente. Resteranno anche per me dei bei ricordi.

"Fatti abbracciare Eileen"dice lui alla fine, così mi avvicino e lo abbraccio. Anche se non ci conosciamo a fondo, lui è stato un vero amico sincero e gli sono davvero grata. Lo stesso vale per Destiny, infatti subito dopo abbraccio ancora una volta lei.

"Tieni Des, questo è il mio indirizzo. Quando vi va ragazzi, siete sempre i benvenuti" dico porgendogli il foglietto di carta.

"Grazie, fate buon viaggio ragazze" Destiny ci manda un bacio volante e Jeremiah ci saluta sorridente con la mano, dopodiché saliamo nell'autobus ormai in partenza.

-

Sento una leggera spinta e trovo Gwen che mi sorride e mi dice che siamo arrivati. Guardo l'orologio e noto che sono passate 4 ore, anche se è mattina ho sentito il bisogno di dormire dato che stanotte non ho chiuso occhio. La mia mente era invasa da pensieri capaci di toglierti il respiro. Mi alzo ancora assonata, prendo le valigie e scendo dell'autobus.

Sono di nuovo a casa.

Mi guardo attorno e noto che Woodstock non è cambiata di una virgola, è sempre piccola e verde. Qua posso essere me stessa, ma una parte di me ormai è spenta e ormai non so più quale sia la mia cura.

"Sempre piccola, sempre noiosa. Si, direi che siamo a casa Lee" lo sguardo di Gwen è triste, d'altronde come dargli torto.

"Andiamo a casa tesoro" la mamma mi invita a camminare e così faccio.

"D-dov'è Natasha?" chiede a bassa voce Oliver.

"Domani la potrai vedere tesoro" risponde mia mamma premurosa.

Dopo aver camminato per dieci minuti arriviamo davanti alla nostra casa, piccola ma accogliente.

"Beh Lee io vado a casa, i miei mi staranno aspettando. Ci vediamo domani" mi da un bacio sulla guancia e in risposta annuisco per poi vederla allontanarsi sempre di più da me.
È tutto finito. Varco le soglie di casa e subito sospiro, in fondo mi è mancata.

Bentornata nella mia vita Woodstock.

Il Fiordaliso che sapeva suonareWhere stories live. Discover now