Musica

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Tutti noi abbiamo una passione.
Qualcosa che amiamo con tutto noi stessi.
Riesce a farci sentire a casa, a farci sentire forti e determinati, ma sopratutto...a farci sentire pienamente vivi.
La Musica.
Una parola, mille significati.
È il mio diario segreto, ed è tutto ciò che provo negli istanti e nei momenti.
Quando avevo solo quattro anni, mio padre mi insegnò a suonare la chitarra e col tempo anche a scrivere qualche breve canzone, ed è da lì che nacque il mio più grande sogno.
Riuscire a diventare una cantante!
Mio padre mi insegnò ad amare la musica. Gli sarò per sempre grata per questo, dato che ora non so cosa farei senza di lei.

Purtroppo però la vita è stata ingiusta anche con me. Si chiamava David...mio padre si chiamava così.
Venne a mancare quando avevo solo dodici anni. Ma questa è una storia troppo triste da ascoltare, una storia che non riesco ancora a raccontare.

Mentre pizzico le corde della mia chitarra rossa mi chiedo perché ultimamente non abbia la giusta ispirazione per scrivere una canzone.
Dopo ore di incessanti pensieri decido i metterli a tacere.
Mi sdraio sul letto, chiudo gli occhi e in un batter d'occhio cedo tra le braccia confortevoli di Morfeo.

-

<<Eileen Robin Hunt scendi subito in cucina! È tardissimo!!>>

Mi sveglio di soprassalto con le urla di mia madre che provengono dal salotto.
Guardo la sveglia e noto con mio dispiacere che sono le 7:45.
Strabuzzo gli occhi e con fretta e furia scendo dal letto, mi dirigo verso il bagno, mi vesto e vado verso la cucina per riempire la mia bocca di cibo.

<<Eileen, sempre la solita storia! Ma la sveglia la metti oppure no? Cavolo è l'ultimo giorno di scuola. Svegliati!!>> commenta mia madre con il suo tono sempre raffinato.

È una donna molto bella. I suoi capelli scuri risaltano i suoi occhi azzurri ghiaccio.
Inoltre a contornarle il viso vi sono delle bellissime lentiggini.
Non posso negare che abbia qualche kiletto in più, ma lei non ne dà nessuna importanza.
E fa bene!

A differenza sua ho avuto sempre una particolarità. Ho un'occhio azzurro ghiaccio e l'altro è marrone scuro. Da bambina non mi piacevo, mi vedevo sempre strana.
Adesso però la ritengo come qualcosa che mi differenzia dagli altri, perciò mi sta bene così.

<<Hai ragione è l'ultimo giorno di scuola. Devo scappare. Ciao mamma.>>
Sgattaiolo fuori come una lepre.

<<Aspetta, prendi la merenda!!>>

<<Ok eccomi.>> Prendo il sacchetto, do un bacio alla mamma ed esco.

Arrivo alla fermata del bus senza ormai più fiato. Molti mi guardano male o ridono, ma che ci posso fare...che guardino altrove.

<<Ma dove ti eri cacciata Lee?>> chiede Gwen dandomi un colpetto sulla spalla.

Gwen Harrison è la mia migliore amica, praticamente siamo nate e cresciute insieme. Le nostre madri sono molto amiche e non mi ricordo una sola domenica senza di lei, e spero non accada mai, per me è come una sorella.
La stimo e le voglio un bene dell'anima.
Gwen è un po' bassa rispetto a me, ma con il suo viso da angioletto e un fisico snello va bene anche la sua bassezza.
Occhi verdi, sorriso bello e contagioso e capelli rossi, cosa desidera di più questa ragazza?

<<Scusami, ieri non ho messo la sveglia. Mi sono dimenticata.>> Ridacchio.

<<Sempre la solita maldestra. È l'ultimo giorno, capisci? L'ultimo! È Fantastico, abbiamo davanti in estate che sento sarà indimenticabile!!>>
Salta di qua e di là proprio come farebbe una bambina, sogna ad occhi aperti.

Si, Gwen è così, ma per questo non potrei fare a meno di lei. Scherza e ride sempre a differenza mia. Io invece, per la maggior parte delle volte sembro sempre persa nel mio mondo, o almeno così dicono.
Sono semplicemente un po' più tranquilla di lei, ma non sono di certo un robot, anche io un po' di senso dell'umorismo c'è l'ho.

<<Si, sarà fantastico.>>
Le stringo le mani e sorrido.

-

Finite le lezioni, andiamo in palestra a festeggiare con tutti i compagni per la fine della scuola. Sono al quarto anno delle superiori, e questo vuol dire che l'anno prossimo sarà l'ultimo, sono davvero entusiasta.

Davanti a noi c'è un tavolo lungo e grande pieno di bevande e cibo.
Di sicuro non moriremo di fame.
La palestra é grandissima, ci starebbero ben due campi da basket oltre che agli spalti per gli spettatori. Le pareti sono tutte bianche, l'unica decorazione che vi è sono le vetrine vicino all'entrata. All'interno ci sono minimo una trentina di coppe sia per la squadra di basket che per quella di pallavolo.
Io non me la cavo con lo sport, per questo non ho mai voluto farne parte.

Tutti gli studenti sono arrivati, il preside prende parola dicendoci di goderci l'estate ma anche di studiare.
Ovviamente!
Ma io dico, un cuore non ce l'hanno?
Non si sa che le vacanze servono per rilassarci? Temo che non capirò mai tutto ciò.

Io e Gwen ci avviciniamo ad un gruppo di studenti che parlano di quello che faranno durante l'estate.

<<Cavolo, avete visto chi verrà a New York il sedici luglio? Trevor Foster!>>
Una ragazza è letteralmente in preda ad un attacco di troppa euforia, penso si chiami Katrin. 
Nel mentre, noto tutte le ragazze emozionate, sembra che spruzzino cuori dagli occhi.
Ma chi è questo Trevor?
Io conosco quasi tutti i cantanti americani, ma questo?

<<Oddio Katrin non iniziare, non siamo tutti ossessionati come te. È solo un bamboccio che canta e mostra gli addominali.>> Sbuffa Andrea il che mi fa ridere.

<<Ma cosa importa cosa pensi tu! So solo che verrà qui perché dicono che vuole trovare la sua partner perfetta per duettare in una sua canzone. Quindi il sedici luglio faranno i provini. Voglio andarci!>> urla.

<<Anche io, anche io!>> urlano le altre ragazze intorno a noi.

<<O-ok ragazze chi è questo Trevor?>> chiede Gwen leggendomi nel pensiero.

<<Dai, vai su internet, sicuramente lo troverai. Che poi, come fai a non conoscerlo?
Lo sanno tutti chi è!>>
Katrin è sempre più schizzata.

<<Va bene dopo sicuramente guarderemo.
Ora dobbiamo andare Gwen. Ciao ragazzi ci vediamo l'anno prossimo. Passate una buona estate.>> Saluto sorridendo.

Appena varchiamo l'uscita della scuola all'improvviso Gwen mi salta addosso il che mi fa spalancare gli occhi dalla sorpresa.
<<Lee ti rendi conto di che cavolo di occasione hai?!>>

Il Fiordaliso che sapeva suonareWhere stories live. Discover now