Una pazzia

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"Signore non potrebbe andare più in fretta?" chiedo agitata.

"Signorina la prego non mi metta in ansia, devo rispettare tutte le fermate e ho un limite di velocità. Per le otto e mezza saremo a New York" sono seduta in prima fila e credo che l'autista ora mi stia davvero maledicendo mentalmente.

"Va bene mi scusi. Per caso lei sa quanto ci metto per arrivare all'aeroporto una volta arrivata a New York?" l'autista sembra riflettere per un po', ma dal suo sguardo capisco che non lo sa con certezza.
Quest'uomo sembra simpatico, è basso e un po' cicciotello ma ha un viso amichevole.

"New York è enorme Signorina, però se non sbaglio dovrebbe arrivarci in un ora e mezza" dopodiché fa accostare l'autobus per far salire altre persone.

Cerco di mettere in pace il mio cuore che batte all'impazzata e guardo fuori dal finestrino. Ormai siamo in autunno e gli alberi sono completamente spogli, le foglie cadute sono di un colore così giallo da far invidia addirittura al sole.
Ad un certo punto sento picchiettarmi il braccio, così mi giro e trovo una vecchietta che mi guarda con un sorriso.

"Posso sedermi?" mi chiede gentilmente.

"Oh ma certo! Prego si accomodi" rispondo facendogli spazio.

"Ti ringrazio cara".

Ritorno a guardare fuori dal finestrino e questa volta mi soffermo sul cielo grigio e nuvoloso. Gli occhi di Trevor sono proprio di questo colore, istintivamente stringo la lettera ancora più forte.

"Deve essere molto importante per te" dice all'improvviso la vecchietta indicando la lettera.

"Lo è!"annuisco convinta.
Mentre la guardo noto i lineamenti delicati del viso, i capelli sono corti e grigi e i suoi occhi sono verdi. Deve essere stata proprio una bella signora da giovane.

"Ahh l'amore! Che cosa non si farebbe per l'amore?!" sorrido guardando di nuovo il suo volto e mi soffermo sulle sue rughe.
Chissà quante esperienze di vita hanno da raccontare.

"Quanti anni hai cara?" chiede all'improvviso.

"Ne ho 18".

"Ma allora sei una bambina! Scommetto che ora stai andando a cercare la persona che ti ha inviato quella lettera" dice per poi guardarmi sorridente.

"Esatto...probabilmente sto facendo la pazzia più grande che io abbia mai fatto" ridacchio nervosa.

"Sai cara, quando ero giovane come te mi capitò di fare una cosa molto simile. Ai miei tempi era tutto diverso, e le lettere erano l'unico mezzo di comunicazione" si ferma un attimo come se volesse far ritornare vivo il ricordo "Oggi invece ci sono tutte queste cose tecnologiche che non riesco neanche ad utilizzare. Però se quella persona ti ha inviato una lettera vera e propria, ti dirò che avrei fatto anche io questa pazzia."

"Grazie per le belle parole..." vorrei continuare la frase, ma non so il suo nome.

"Oh, io sono Esmeralda. Tu come ti chiami cara?"

"Io sono Eileen" rispondo per poi stringergli la mano.

"Desiderata" dice poi all'improvviso, io arriccio le sopracciglia confusa.

"Come scusi?" lei sorride e risponde.

"Desiderata, è il significato del tuo nome"

"Oh" non mi sono mai soffermata sul significato del mio nome. Non credo mi si addica molto, ma è comunque un bel significato.

Le ore sembrano volare, durante tutto il tragitto mi racconta di sè e di come ha vissuto. Ho conosciuto diverse cose della sua lunga ma bellissima vita e in sole poche ore, grazie ad Esmeralda, ho imparato tante cose che custodirò con gelosia nel mio cuore.

Il Fiordaliso che sapeva suonareWhere stories live. Discover now