28 - Tramonto

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Se avrebbe riconfermato le parole dell'altra sera? Sostenne lo sguardo del vampiro, ma dubitò che i suoi occhi potessero in qualche modo rassicurarlo. Se era vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima, allora dovevano sicuramnente mostrare quello che provava. Cosa sentiva? Pure per lei risultava difficile districare la matassa di pensieri che le affollava la mente. Una delle poche cose che riusciva ad analizzare con chiarezza era che Ferid aveva deciso di rivelarle il suo passato e di esporsi completamente a lei. Non poteva negare che questo contribuisse a fargli guadagnare punti. Era una dimostrazione d'amore. Nessun dubbio in merito. Era tutto il resto ad averla frastornata, rendendola incapace di reagire prontamente. Vi erano diverse cose che necessitavano di essere elaborate. Aveva bisogno di metabolizzare tutto quello che le aveva confessato. Ma come poteva non negare quel particolare che l'aveva fatta sentire così vicina al vampiro che amava? Sì, il vampiro che amava. Lo amava quella sera e continuava a farlo ora. Anche lui era stato ferito e abbandonato dal padre, per quanto non fosse il padre biologico, era così che era comparso nei discorsi del vampiro. Certo, non era esattamente corretto affermare che anche lei fosse stata abbandonata dal padre, ufficialmente non l'aveva abbandonata. Si vedevano e comunicavano con una certa regolarità. Per ragioni puramente professionali però. Nulla di più. Non vi era mai stato un vero rapporto padre e figlia tra i due. Quell'uomo non l'aveva mai fatta sentire amata, per quanto lei avesse provato ad ottenere un certo riconoscimento ai suoi occhi. I suoi sforzi non avevano portato a nulla, non era mai riuscita ad avere l'amore del padre. Una delle poche cose che desiderava. L'unica prima di incontrare Ferid. Aveva ucciso delle persone? Si divertiva nel farlo? Godeva della disperazione che creava negli esseri umani? Non poteva essere irragionevole. E non era scema. Non poteva certo aspettarsi che avesse vissuto predicando l'amore verso il prossimo. Ricordava ogni giorno che era un vampiro. Glielo ricordavano i canini che affondava nella sua pelle per rubarle quel liquido per lei vitale, glielo ricordava la sua forza disumana e il suo gelido tocco sulla sua calda pelle. Lo sapeva di essersi innamorata di un vampiro, le carte erano sempre state chiare. Non poteva scandalizzarsi per le scelte poco cristiane da lui operate. Non poteva fargliene una colpa. Anche se avrebbe comunque gradito alcune delucidazioni rispetto ad alcuni punti sui quali il vampiro non si era dilungato. L'Apocalisse, per esempio. Vi erano diverse cose che avrebbero dovuto spingerla ad allantanarsi dal vampiro. Abbassò lo sguardo interrompendo il contatto visivo tra i due.

Ferid sapeva che sarebbe successo, sapeva che aveva preteso troppo da un'innocente umana. Per questo si era preparato più e più volte a quell'evenienza. L'aveva immaginata implorarlo di lasciarla andare, che non voleva restare con un mostro come lui. Invece nulla di tutto questo era succeso o meglio, non era ancora successo. Ma vederla abbassare lentamente lo sguardo l'aveva fatto rabbrividire fin nel midollo.

Anche Yurika percepiva chiaramente la tensione che si era creata nell'aria e alla quale col suo silenzio stava contribuendo. Faticava a credere che loro due fossero più simili e vicini di quanto avesse mai pensato. Certo, vi erano anche molti punti dissonanti. Ferid era un vampiro, lei un'umana. Lui amava la distruzione, lei non sopportava ferire gli altri. Lui aveva vissuto per secoli, lei poco più di vent'anni. Se lui era incredibilmente forte, lei era estremamente debole in confronto. Vi erano diversi elementi a renderli incompatibili tra di loro. Eppure erano riusciti a dimostrarsi a vicenda di essere in grado di vivere insieme senza troppe complicazioni, riuscendo a creare un'ottima atmosfera. Stavano bene insieme. E ora scopriva che il vampiro stava tramando alle spalle di tutti. Anche lei aveva studiato un modo per liberare Kurena senza mai farne parola con nessuno. Entrambi erano rimasti feriti da una relazione paterna che non si era rivelata essere una delle migliori. Potevano capirsi più di quanto avrebbe anche solo lontanamente immaginato. Chiuse gli occhi. Sì, il suo giudizio nei confronti di Ferid Bathory non sarebbe cambiato di una virgola: era e sarebbe rimasto per sempre la sua casa, il suo porto sicuro.

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