42 - Ritorno a casa

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Yurika non aveva avuto modo di metabolizzare il viaggio. Si era semplicemente trovata in macchina. Ferid aveva lanciato il veicolo in corsa senza preoccuparsi di rivolgerle la parola.

Era seriamente possibile che avesse creduto alle parole di Kureto? La sua mente sapeva che non era così, ma il suo cuore non riusciva a non elaborare i possibili scenari per lei. Non aveva il coraggio di guardare il vampiro per confermare o smentire le sue tesi, riusciva solo a puntare lo sguardo sulle sue mani intrecciate sul grembo, visibilmente in ansia. Certa di quanto i suoi sentimenti fossero percepibili agli acuti sensi del vampiro.

Venne colta di sorpresa quando arrivarono finalmente a casa. Forse aveva solo paura di affrontare Ferid. Lo vide scendere dalla macchina avviandosi alla porta. Yurika rimase per un momento ferma ad osservarlo, incerta sul da farsi, bloccata dall'insicurezza. La soluzione era una sola: accertarsi che Ferid credesse a lei e non alle vuote parole del fratello. Era essenziale. Si decise a seguirlo all'interno.

"Ci hai messo un pò, mia cara." Ancora una volta la freddezza glaciale che traspariva dalle sue parole la colpì nel profondo.

"Credi... credi veramente che potesse essere tutto calcolato? Che l'abbia fatto solo per manipolarti?"

"Ammettilo che le parole di Kureto hanno senso. Spiegherebbe tante cose..."

Yurika sentì le lacrime scenderle lentamente. "Non ho mai finto." Sussurrò.

Il vampiro rimase completamente immobile mentre osservava la ragazza piangere. Evidentemente una certa vena di sadismo era comunque rimasta in lui per ridursi a far piangere colei che amava così spesso. Ora erano al sicuro, poteva porre fine a quella patetica farsa che aveva messo in atto sul campo di battaglia. Eppure doveva ammettere che per un attimo aveva veramente creduto alle parole pronunciate da Kureto. E Yurika non avrebbe potuto immaginare cosa potevano significare per lui.

Davano una spiegazione al perché la ragazza si fosse innamorata di lui. O meglio, fintamente innamorata di lui. Perché dopotutto forse era davvero impossibile che un'umana si innamorasse di un vampiro.

Il secondo successivo a tali pensieri si era vergognato profondamente di sé stesso. Mettere in dubbio l'amore di Yurika era inaccettabile. Gliel'aveva dimostrato subito sul campo di battaglia che teneva a lui e continuava a farlo ora. Si lasciò prendere dalla dirompente forza delle emozioni. Quelle emozioni che sembravano invaderlo da quando la ragazza era entrata nella sua vita. Senza badare a contenere la sua forza spinse violentemente la ragazza al muro, unendo le loro labbra in un bacio forse troppo appassionato.

Tutto questo era avvenuto in mezza frazione di secondo e la ragazza non aveva avuto modo di comprendere cosa stesse accadendo. Sentì il muro contro la sua schiena, ma anche le labbra di Ferid passionali. Troppo passionali. Avide di lei. Cercò con le mani il corpo del vampiro, mentre quelle del vampiro tenevano saldo il suo collo, come a voler annullare qualsiasi distanza tra loro. Il vampiro si staccò dalle labbra di Yurika solo quando percepì in lei la necessità di respirare. Gli occhi di lei lo osservavano mentre cercava di riprendere fiato.

"Io ti amo Ferid. Ti amo." Fu lei a tornare sulle labbra di lui. Spostò le mani cercando di slacciare il fiocco di Ferid. Ma le mani le tremavano. Il vampiro intuì cosa stesse cercando di fare comprendendone anche le motivazioni. Non era lucida. Non abbastanza.

"Yurika, ferma..." La ragazza lo guardò con occhi smarriti e confusi. "Stai cercando di dirmi che ti rifiuteresti?" Gli accarezzò il viso con la punta delle dita.

Il vampiro rabbrividì. Se la sua intenzione era quella di far prevalere il suo spirito animale e fargli perdere il controllo c'era quasi riuscita. L'animale che era in lui era quasi pronto a prendere il possesso di lui, senza analizzare criticamente le circostanze. Perché farlo? Yurika si stava concedendo e lui non la stava forzando in alcun modo.

Guilty All The Same Där berättelser lever. Upptäck nu