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"No, è fuori discussione.", risponde con decisione.
"Perché no?"
"Perché non ne avrai bisogno."
"Jordan, tu non potrai proteggermi da tutto e tutti sempre, io devo sapermi autodifendere. Un giorno sarai costretto a lasciarmi da sola per un motivo o per l'altro. Come , ad esempio, oggi."
"Ti vorrei ricordare che oggi sei stata tu a volere che io non restassi con te.", si sta mettendo sulla difensiva, questo significa che non cederà tanto facilmente.
"Si, è vero. E lo vorrò altre volte, non puoi starmi addosso ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni su sette. È impossibile, lo capisci?"
"No. Io sono stato allenato a forza di pugni e calci in faccia, non posso insegnarti, mi dispiace.", Dio, quanto è cocciuto.
"Jordan, piccolo, sarai un bravissimo insegnante, so che non mi farai del male.", sussurro in tono seducente, passandogli una mano sull'addome.
"La seduzione non ti sarà di alcun aiuto, la risposta è no."
"Okay, allora chiederò a Caleb di aiutarmi.", i suoi occhi si riducono a due fessure.
"Non oseresti.", risponde a denti stretti.
"Scommettiamo? In fondo è un militare, potrebbe insegnarmi anche lui.", lo so che sto scherzando con il fuoco, ma voglio sapermi difendere senza bisogno di Jordan o di altre persone.
"Okay. Ti insegnerò io.", scacco matto. Sorrido compiaciuta e affondo il viso tra la sua spalla ed il suo collo.
"Grazie.", sussurro.
"Non che tu mi abbia lasciato altra scelta, ma prego."
"Inizieremo domani, dopo le lezioni."
"Come preferisci. Andiamo a mangiare, adesso.", ordina alzandosi dal letto, sembra seccato.

Nate e Victoria sono seduti al tavolo confabulando, Jordan tossisce, sembra quasi che lo faccia per avvisarli che ci stiamo avvicinando, sembra che lui sappia di cosa stavano parlando e non vuole che io lo venga a sapere. Nate si alza in piedi e mi viene incontro, mi stringe in un abbraccio caloroso senza dire una parola.
"Sto bene.", lo rassicuro.
"Sicura?", domanda guardandomi negli occhi.
"Si, Nate. Davvero.", mi rivolge un sorriso sincero e si sposta per lasciarmi sedere a tavola.
Vicky lancia un'occhiata a Jordan, mi domando cosa stiano tramando.

"Dormi qui, stanotte?", domanda Jordan mentre stiamo lavando i piatti.
"No, domani dobbiamo andare a scuola e qui non ho vestiti per cambiarmi."
"Okay.", non sembra restarci male.
"Potresti dormire tu da me.", progongo.
"Ho delle cose da fare questa notte, in previsione del viaggio, ma ti vengo a prendere domani mattina."
"Ho la macchina, ci posso andare da sola a scuola.", gli ricordo. Lui sfoggia il sorriso sghembo che adoro.
"Ma io guido meglio."
"Non mi hai mai vista guidare, non trarre conclusioni affrettate."
"Non mi serve vederti guidare, io guido meglio comunque."
"Facciamo così, domani mattina vengo a prenderti io, dopodiché potrai giudicare."
"Andata, ma useremo la mia macchina."
"Perché non la mia?", domando corrugando la fronte.
"Non salirò su una scatoletta di tonno che definisci macchina", risponde divertito.
"Hey! Non offendere la mia Mini!", ribatto schiaffeggiandolo sul braccio.
"O con la Camaro, o niente."
"Andata."
Jordan mi accompagna a casa e aspetta che io mi chiuda la porta alle spalle prima di sgommare via.
"Mamma?", la cerco entrando in cucina, ma lei non c'è. Controllo il telefono e trovo un suo messaggio.

Mi fermo da Matt questa sera. X

Perfetto. Mi domando perché non ho controllato prima il telefono, se l'avessi saputo, sarei rimasta a dormire da Jordan. Non faccio in tempo a sedermi sul divano che qualcuno bussa alla porta. Sbuffo e mi dirigo all'ingresso chiedendomi chi possa essere.
È Vicky.
"Hey, Automa.", mi saluta spostandomi per poter entrare in casa.
"Come mai da queste parti?", domando seguendola in salotto.
"Tecnicamente vivo qui.", in effetti è vero, i suoi vestiti sono in camera mia, assieme al suo letto. Ma era da un po' che non veniva a casa, da quando Nate e Caleb sono tornati in città, lei è sempre stata a casa sua.
"Dov'è Rachel?", domanda guardandosi in giro.
"Da Matt.", il suo sguardo diventa severo.
"E perché sei venuta a dormire qui? Non è sicuro per te restare da sola.", mi rimprovera usando il tono da mammina.
"Perché è casa mia, non mi succederà nulla.", Vicky incrocia le braccia al petto.
"Andiamo da me, lì saremo più al sicuro.", ordina.
"È per questo che sei qui? Jordan vi ha chiesto di tenermi d'occhio quando lui non può, non è vero?", la incalzo. Incrocio le braccia al petto a mia volta e la osservo mentre cerca di negare.
"No, non è così.", insiste. La porta bussa di nuovo. Chi sarà adesso?
Apro la porta e Nate è in piedi con un sacco a pelo in mano.
"Pigiama party!", esclama.
"Non ci posso credere.", scuoto la testa e lo lascio entrare. Vicky lo guarda con occhi sgranati.
"Che ci fai qui?", mormora.
"Era il mio turno!", ribatte Nate.
"No, era il mio!"
"Wow, avete addirittura dei turni?", chiedo ironica. Sono furiosa, è questo il piano di Jordan? Tenermi al sicuro ingaggiando i nostri amici come bodyguard?
La porta bussa ancora.
"Chi altro avete chiamato?", loro si guardano per un istante.
"Nessuno.", rispondono in coro.
Metto la mano sulla maniglia, ma Nate mi blocca.
"Aspetta. Apro io.", il suo sguardo è serio, mostrando per la prima volta i suoi vent'anni. Mi allontano di qualche metro, restando dietro alle sue spalle.
"Caleb."
"Ciao, Nate. Hayden è in casa?", mi avvicino a Nate e saluto Caleb con un sorriso sincero.
"Ciao."
"Ciao.", ricambia. Caleb lancia un'occhiata a Nate, il quale non si è spostato di un centimetro.
"Vieni, accomodati.", lo invito ad entrare, ma lui scuote la testa.
"No, ti ringrazio. Volevo andare a bere qualcosa, vieni con me?"
Nate si è impietrito. Sa che Jordan si incazzerà parecchio se mi lascerà andare, ma dall'altra parte c'è il fratello di Vicky, e sarà lei ad incazzarsi se proverà a mettersi in mezzo. Ma sono io quella più incazzata, loro hanno studiato piani alle mie spalle, ed io non ne posso più di segreti ed intrighi.
"Si, mi ci vuole proprio una birra.", raccolgo il giubbotto e lo seguo verso la sua BMW, lasciando Vicky e Nate senza parole.

Despite the loveWhere stories live. Discover now