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Caleb ci ha comprato la colazione, ha montato una porta, si è fatto la doccia e sono solo le nove del mattino, sembra che non si fermi mai un attimo. Quando ci raggiunge, noi abbiamo quasi finito di mangiare, lui inizia a suggerire dei programmi per il weekend, la prima tappa dopo la colazione sarà lo shopping. Rifiuto cortesemente l'invito perché immagino che vogliano stare un po per i fatti loro, invece insistono e minacciano di offendersi nel caso rifiutassi, perciò mi ritrovo costretta ad accettare.

Il centro commerciale è stranamente affollato, Vicky compra un top e una gonna in pelle a vita alta, Caleb prende un paio di jeans che gli calzano a pennello e mettono in risalto le gambe lunghe e muscolose, io prendo un paio di stivali neri, lunghi fin sopra al ginocchio. Caleb insiste per pagare tutto ma rifiuto con decisione appellandomi alla parità dei sessi, lui scuote la testa sorridendo, ma non ribatte. Per pranzo decidiamo di provare un nuovo ristorante messicano, prendiamo un tavolo per tre mentre Caleb si allontana dicendo di aver dimenticato il telefono in macchina e che sarebbe tornato a breve.
"Allora..", inizia Vicky sfogliando il menù.
"Allora..?", domando.
"Cosa succede tra voi due? Non me la raccontate giusta.", spero che stia scherzando.
"Non sta succedendo nulla.", ribatto decisa.
"Non sembrerebbe così.", il tono di voce è piatto e l'espressione neutra perciò non riesco a decifrare i suoi pensieri.
"Non lo so, è simpatico e andiamo d'accordo, tutto qui.", perché è così, lui è gentile e divertente, mi sento più leggera in sua presenza ma questo non significa che ci sia sotto qualcosa.
"Certo. Ascolta, voglio bene ad entrambi, so quanto tu stia soffrendo per Jordan e mi dispiace da morire, però non so se Caleb sia la soluzione giusta per te. Ormai sei come una sorella per me perciò sarò chiara, Caleb tra un paio di settimane partirà di nuovo e non lo vedremo per chissà quanto tempo, non vorrei che ti affezionassi a lui per poi stare male il doppio quando se ne andrà.", mi guardo le mani perché non so proprio cosa rispondere, non avevo nessuna intenzione di affezionarmi a Caleb e non capisco perché lei abbia questa impressione, voglio solo continuare a stare serena come lo sono in sua presenza, in qualche modo allevia il mio dolore facendomi sorridere in continuazione.
"Non fraintendermi, sarei felicissima se lui continuasse a farti l'effetto che ti sta facendo fino ad ora, sembri aver ripreso un po di vita e questo mi fa piacere, ti sto solo avvertendo che lui partirà prima o poi.", quello che dice ha completamente senso ma non credo che soffrirò alla stessa maniera quando Caleb se ne andrà, in fondo lo conosco davvero poco, sembra impossibile pensare che mi mancherà come mi manca Jordan.
" Certo, grazie.", sussurro immersa nei miei pensieri, lo so che lo dice per il mio bene ma un po mi ferisce.
"Hey, ti voglio bene.", dice posando una mano sulle mie.
"Anche io, Vicky.", le rivolgo un sorriso tirato, però è vero, le voglio davvero bene.
"Che cosa mi sono perso?", domanda Caleb prendendo posto accanto a me.
"Nulla di importante, solo qualche messicano ubriaco con il sombrero che faceva la serenata a Hayden.", lui mi fissa sgranando gli occhi, poi si guarda intorno alla ricerca dei messicani.
"Davvero?", domanda stupito.
"No, stupido.", ribatte lei ridendo.
"Wow, ogni anno più matura.", per tutta risposta lei gli mostra la linguaccia.
Il pranzo procede in modo tranquillo, Vicky e Caleb battibeccano in continuazione, sono davvero comici da guardare.
Il pomeriggio lo passiamo a comprare oggetti utili per l'università, più che altro costumi da bagno, creme solari ed infradito. Vicky andrà all'Università dell'Arizona, non saremo lontanissime perciò potremo vederci ogni tanto. Non posso dire lo stesso di mia madre, siamo sempre state insieme, non so come faremo a restare distanti così a lungo. Ovviamente rientrerò ogni volta che potrò per starle accanto, ma ora che lei ha Matt mi sento leggermente più tranquilla nel lasciarla da sola. Chissà quante persone incontrerò all'università, se avrò degli amici gentili, se la mia compagna di stanza sarà una a posto, spero di sì dato che io sono già problematica di mio. Una fitta al petto mi fa ricordare di quando Jordan mi chiese di seguirlo alla Duke, ricaccio indietro il ricordo prima di crollare di fronte a tutti.
Al ritorno in macchina Caleb accende la radio.
"Forte questo pezzo.", annuncia alzando il volume, riconosco la canzone 'Wings - Birdy', ogni parola di quella canzone mi brucia nell'anima come lava. La macchina inizia a diventare una scatoletta claustrofobica, sento il respiro accorciarsi e le mani tremanti.
" Niente musica.", ordina Vicky e si affretta a spegnere la radio, si volta verso di me e nei suoi occhi vedo l'ansia.
"Hayden, respira. Va tutto bene, devi solo respirare.", l'attacco di panico è iniziato ormai, odio che mi faccia questo effetto, odio quello in cui lui mi ha ridotto.
"Che succede?!", domanda Caleb allarmato.
"Ha un attacco di panico.", sussurra Vicky. Caleb fa una manovra pericolosa ed accosta sul ciglio della strada, scende dalla macchina fa il giro dell'auto, apre la mia portiera e si inginocchia di fronte a me.
"Guardami.", sussurra in tono tranquillo. Con immensa fatica lo guardo, guardo quegli occhi grigi così tranquilli, così calmi, così pacifici.
"Respira con me, Hayden.", mi prende per mano ed io sincronizzo il respiro al suo con calma, senza fretta.
"Okay. Brava, così.", sento il calore lasciare il mio corpo, le mani smettere di tremare, ed il sudore freddo non colare più.
"Va meglio?", domanda, annuisco piano.
"Okay, andiamo a casa adesso.", chiude la portiera e torna sul lato del guidatore, Vicky mi guarda con la compassione dipinta sul volto. Per il resto del tragitto sento gli occhi di Caleb addosso, i nostri sguardi si incrociano spesso nello specchietto retrovisore, e non posso fare a meno di domandarmi cosa pensi di me. La prima volta che mi ha parlato ero seduta sulle scale di un negozio chiuso, bagnata a parlargli dei miei amici mostri, ieri notte sono sicura che mi abbia sentita urlare nel sonno e adesso questo. Se fosse furbo starebbe lontano da una come me, io porto solo guai, uccido tutto quello che tocco dal primo giorno che ho messo piede su questo mondo.
Mi accomodo sul divano di Vicky mentre lei mi prepara un thé caldo, Caleb prende una coperta e mi ci avvolge. Lo guardo sorridente.
"Non ti ci abituare.", scherza sfoggiando il suo perfetto sorriso a trentadue denti.
"Fammi spazio, stasera il film lo scelgo io.", mi sposto leggermente e nonostante abbia metà del divano a sua disposizione si siede accanto a me ed io gliene sono grata, la sua vicinanza mi trasmette buon umore, calore umano. Vicky torna con il thé in mano e quando nota quanto Caleb mi sia vicino alza gli occhi al cielo ma non commenta, mi porge il thé e si siede accanto a Caleb dalla parte opposta alla mia.
Dopo un accesa discussione optiamo per 'Avengers - Endgame', Caleb non l'ha mai visto perciò è particolarmente preso, quando il film finisce io e Vicky siamo in lacrime per la morte di Iron Man e Romanoff. Caleb guarda prima la sorella poi me, alza gli occhi al cielo e scuote la testa.
"Stare con voi è un mortorio. Andiamo a cena fuori e poi a bere una birra?", domanda.
"Siamo minorenni, non possiamo bere.", puntualizza Vicky in finto tono innocente.
"Aha, sei molto credibile. Dai andiamo."
"Beh, almeno non puoi dire che non ho rifiutato."
"Vorrei preparare io la cena.", quando vedo gli occhi spalancati di Vicky guardarmi mi rendo conto di averlo detto ad alta voce, non tocco una padella da quattro mesi, non aveva senso mangiare, tanto meno cucinare.
"Certo, va bene.", acconsente Caleb con sorriso incoraggiante.
"Sei sicura?", domanda Vicky.
"Si."

Despite the loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora