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Il mio corpo si porge in avanti istintivamente, come attirato da una calamita, ma i miei piedi rimangono incollati al suolo. Non è vero, lui non è tornato, è tutto frutto della mia mente malata, lui non è qui, sto sognando. Ma ogni dettaglio del suo viso è perfetto, più perfetto che nei miei sogni o nei miei ricordi. A parte gli occhi, gli occhi che ricordavo mi guardavano con amore, questi occhi mi guardano con rabbia, passando da me a Caleb. Sono una statua che osserva un'altra statua, fermi, immobili, nessuno dei due sa cosa dire. Sembra che il mondo abbia smesso di girare, che non ci sia nessun altro se non noi due.
"Ciao.", dice. Il suono della sua voce è una fitta al cuore, nella mente cercavo di ricordare il suono della sua voce ma non era così perfetta come in questo momento. Faccio un respiro profondo, inizio a camminare, vedo la speranza nei suoi occhi quando mi avvicino a lui e vedo quella speranza morire mentre lo oltrepasso senza degnarlo di risposta. Sulla soglia di casa mi volto.
"Caleb?", lo chiamo notando che è rimasto esattamente dove l'ho lasciato.
"Arrivo, piccola.", dice camminando verso di me. Jordan lo prende per un braccio.
"Non chiamarla così mai più.", lo minaccia. Nonostante la differenza di età, Jordan è alto quanto Caleb, leggermente meno muscoloso, ma altrettanto forte.
"Penso che tu non abbia più nessun diritto decisionale su quello che la riguarda.", ribatte Caleb senza staccare gli occhi dai suoi. Per la seconda volta vedo quello sguardo duro e minaccioso sul suo viso. Jordan stringe un pugno.
"Questo lo vedremo.", ribatte.
"Basta! Jordan, lascialo andare subito.", pronunciare il suo nome ad alta voce è un pugno nello stomaco. Jordan mi da retta, lascia andare Caleb e mi guarda dritto negli occhi. Abbasso lo sguardo entrando in casa e chiudendomi la porta alle spalle.
Vicky è sul divano avvinghiata a Nate piangendo disperata.
"Nate.", sussurro. Dovrei provare terrore nel vedere Nate, anche lui fa parte della famiglia di Jordan la quale ha distrutto la mia vita, ma non provo nei suoi confronti la rabbia che provo per Jordan, e non sono minimamente spaventata, in effetti devo ammettere che un po gli sono grata per aver chiesto a Vicky di starmi accanto e di non lasciarmi da sola. E poi, è sempre stato gentile con me, come una specie di fratello maggiore.
"Principessa!", esclama staccandosi da Vicky per corrermi incontro, mi stringe tra le braccia e mi da un bacio sulla fronte. Ricambio l'abbraccio e mi lascio andare ad un pianto che non capisco se sia di dolore o di gioia.
"Stiamo bene, non fare così.", mi consola. Si stacca dolcemente da me per stringere la mano a Caleb.
"Ciao, Caleb. Io sono Nate, è un vero piacere conoscerti."
"Ciao, Nate. Ho sentito tanto parlare di te.", nel dirlo i suoi occhi si posano sulla sorella, che a differenza mia, adesso ha un sorriso stampato sul volto. Non posso che essere felice per la mia migliore amica, finalmente ha il fratello ed il fidanzato al suo fianco, mentre io ho solo una grande confusione dentro.
"Scusate, io devo andare a casa.", sussurro. Vicky ha bisogno di passare del tempo con Nate ed io non sono in vena di stare con lui o Caleb. Ho bisogno di restare da sola.
"Hayden, resta qui.", prova a convincermi Vicky.
"No, devo restare un po da sola."
"Ti accompagno.", si offre Caleb.
"Non serve, ti chiamo domani, promesso.", prendo le chiavi della Mini ed esco fuori, grata che nessuno di loro provi a trattenermi. Jordan è seduto sui gradini della casa, gli passo davanti senza degnarlo di uno sguardo.
"Hayden.", sentire il mio nome uscire dalle sue labbra è un dolore lancinante, fisico, come perdere un braccio. Non rispondo, vado dritta verso la Mini ma prima raccolgo il peluche dal suolo e lo metto sottobraccio.
"Hayden, aspetta.", ordina. Sento i suoi passi alle mie spalle, la sua mano stringe il mio avambraccio costringendomi a voltarmi verso di lui. Un gesto che anche in passato faceva spesso, ma questa è la goccia che fa traboccare il vaso.
"No! Ti ho aspettato a lungo, Jordan! Ti ho aspettato così tanto che mi sono dimenticata come si fa a vivere nel frattempo! Non ti permetterò più di ridurmi nello stato in cui mi hai lasciata! Fai un favore ad entrambi, stammi alla larga! Oppure corri a dire alla tua famiglia chi sono, così magari nella morte troverò un po di pace! ", rispondo tirando via il braccio dalla sua stretta con rabbia. Jordan rabbrividisce e scuote il capo come a voler cancellare un pensiero orribile.
" Tu devi lasciarmi spiegare.", risponde a denti stretti.
" No! Io non ti devo assolutamente niente! Tu, invece, mi devi cinque mesi di vita! ", ribatto puntandogli un dito addosso.
" Dove stai andando? ", domanda. Ha ancora il vizio di cambiare argomento dal nulla.
" Non ti riguarda! "
" Non sei nelle condizioni di guidare! ", ribatte furioso.
" Non sei nelle condizioni di dirmi cosa devo fare!", ma io sono più infuriata di lui.
"Mi sei mancata.", dice guardandomi con intensità.
"Hai avuto quattro mesi per tornare da me e provare a chiarire, adesso è troppo tardi!"
"Stai con lui?", domanda stringendo i pugni lungo i fianchi.
"Con lui chi? Caleb? No, non sto con lui e comunque non ti riguarda, non più.", entro in macchina e metto in moto, mi costringo a non guardare lo specchietto retrovisore mentre svolto l'angolo per correre a casa a fare quello che ultimamente mi riesce meglio: piangere.

Despite the loveWhere stories live. Discover now