Capitolo Quarantaquattro. Running Out Of Time.

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Tom stava perfezionando alcuni dettagli insieme al suo manager in merito all'organizzazione del suo mini tour, quindi io andai in laboratorio e fornii alcune provette di sangue e urine come da richiesta del dottore prima dell'appuntamento di venerdì. Ge aveva acconsentito a badare a Günther e Lena, sapevo che mio figlio avrebbe portato con sé la chitarra, esistevano veramente pochi luoghi in cui non gli permettevamo di portarla. A Lena non piaceva molto Georg, ma sapeva benissimo come attirare l'attenzione di Zio Ge, nonostante Tom non odiasse il fatto che la piccola iniziasse a legare con chiunque non fosse lui.

Non andai da sola, Bill era impegnato a lavorare sulla propria linea d'abbigliamento, ma io ed Angie saremmo dovute andare in ufficio quel giorno, per cui mi accompagnò lei.

"Oh, ma quello è..." Angie quasi svenne quando la dottoressa fissò il piccolo tubo di plastica in cima all'ago per estrarre la provetta di sangue.

"Prenda un respiro profondo e guardi altrove, Signora" disse l'infermiera

Ridacchiai, non mi aveva fatto per niente male; vidi però Angie sbiancare. Prima di avere avuto Günther avevo avuto molta paura degli aghi, ma dopo di che non potei più esserlo.

Una volta terminati i test, io ed Angie ritornammo in ufficio dove trovammo diversi rappresentanti di alcuni marchi che desideravano venderci i loro vestiti, borse e scarpe in modo che li distribuissimo nei nostro negozi; i meeting andarono bene. Parlai di una marca di alta qualità di borsette con una signora entusiasta; fu molto chiara quando disse che le borsette non erano economiche, ma rispettavano le aspettative, era una grande donna d'affari la quale non esitò a fornirci dei numeri di cui non compresi molto, eppure il direttore delle vendite ne rimase impressionato.

A mezzogiorno mi aggiornai con il telefono fra la spalla e l'orecchio, e ricevetti la visita a sorpresa di Tom.

"...Lily, te l'ho già detto, il fatto che tu abbia baciato un ragazzo non significa niente!" ridacchiai, era diventata particolarmente entusiasta da quando Tom le aveva parlato della tecnica per fare i bambini. "Dimmi, chi è questo bimbo fortunato di dieci anni?"

"Non l'ho baciato!" ribatté. "...è stato...un bacio sulla guancia..." spiegò a bassa voce.

"Okay, okay...ma come si chiama?" le domandai.

Riprese a parlare con la sua solita gioia, la stessa che non avevamo percepito nemmeno una volta quando era stata con noi mentre Fernando intraprendeva il suo trattamento e mamma aveva deciso che sarebbe dovuta restare con noi.

"Esteban" disse. "Ha undici anni" aggiunse, come se fosse qualcosa di incredibile.

Finsi di essere sorpresa, in modo che mi credesse nonostante fossimo al telefono. Risi e guardai verso il piccolo corridoio accanto alle nostre scrivanie, pensando di aver udito qualcosa di a me famigliare. In quel frangente udii la vocina che non riuscii ad ignorare.

"Mami!" strillò la piccola in modo improvviso. Allungai il collo verso l'ingresso.

Tom teneva Lena in braccio mentre Günther si avventurava nella meeting room dal lato opposto dell'ufficio.

"Lascialo entrare!" dissi alla ragazza alla reception, i cui capelli marroni sobbalzarono quando questa annuì. "Ehi, come mai questa sorpresa?" domandai a Tom quando si avvicinò.

"Ehi" sorrise e si abbassò per darmi un dolce bacio a stampo, mentre Lena si divincolava fra le sue braccia. "Pensavo che avremmo potuto uscire, a vedere un film o...non so...trascorrere del tempo insieme!"

Sorrisi quando udii la voce di Lily. Alzai la mano ed abbassai lo sguardo per cercare Günther, ma lui se ne accorse e scappò. Lena si lamentò.

"Papino!" esclamò quando Tom non le prestò attenzione, ma poi l'uomo si voltò verso di lei.

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora