Capitolo Ventisette. Tausend Sterne Ziehen Vorbei.

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Sorrisi a Tom, a volte riusciva ad essere così scemo...

"Perché sei così geloso?" gli domandai, gli avevo appena raccontato della conversazione che avevo avuto con Georg.

"Puoi fare quello che vuoi" disse. "Ma è palese".

"Andiamo, voleva solamente sapere quando tornerò in Germania..." dissi. "Non è anche usciremo insieme".

Ci trovavamo in salotto, Bill era uscito con l'ultima aggiunta alla famiglia, un Bulldog Inglese di nome Pumba che adoravamo tutti. Mi voltai verso il mio telefono coricandomi di lato, il suo braccio si trovava sullo schienale del divano e stava controllando qualcosa sul suo telefono.

"Onestamente" dichiarò, ed appoggiai il telefono sul divano.

"Vai" dissi guardando dritto verso di me.

"Se ti chiedesse ancora di uscire..." sapevo dove voleva andare a parare. "Usciresti? Diresti di sì?"

Mi morsi il labbro, era una domanda difficile. Fra me e Georg non ci era mai stato niente di romantico, ma mamma mi aveva sempre detto come sarebbe stato facile stare con un ragazzo come lui. Avrei voluto trovare un ragazzo come lui, ma ora che Tom me lo chiedeva...Georg era un ragazzo come Georg!

Provavo qualcosa per Tom...mi era sempre piaciuto ed ero certa che fosse il motivo per il quale non avevo trovato qualcuno con cui stare. Perché nessuno era crudo, divertente ed onesto come lui; neanche Georg.

"Beh...farei un tentativo" dissi.

Tom si mosse dietro di me ed io mi sedetti in modo composto, quindi ci guardammo negli occhi.

"Che c'è?" ridacchiai.

"Sai che rovinerebbe la vostra amicizia, vero?" annuii e feci spallucce.

"Beh, non sai se proverebbe a chiedermi di uscire. Quindi non si rovina niente. Tra l'altro" alzai lo sguardo al soffitto, "è così dolce, so che funzionerebbe".

Tom afferrò il suo telefono ed inarcò un sopracciglio.

"Allora va a fare quel tentativo" emise.

Alzai gli occhi al cielo e presi il mio telefono per guardare l'orario, ignorando il mio orologio da polso.

"Okay, brontolone, devo andare a casa" dissi. "Domani sera ho un appuntamento, non dimenticartene, nel caso mi serva una mano!" dissi dandogli un bacio sulla guancia e lui fece finta che non gli piacesse. "Per favore!" mi alzai ed approcciai l'ingresso, appropriandomi della mia giacca e delle mia borsetta.

Tom mi seguì ed annuì.

"E fatti la barba!" scherzai quando lui mi aprì la porta.

"Ti accompagno alla macchina, è buio" disse ignorandomi ed alzando o sguardo al cielo.

Uscimmo ed io lo salutai con la mano dall'auto prima di accendere il motore. Lui ricambiò il gesto, quindi me ne andai.

Il mio appartamento non era lontano da casa dei ragazzi, per la tranquillità di mio papà. Quando arrivai, gettai le chiavi sul tavolino accanto all'ingresso ed andai in camera da letto coricandomi sul letto e coprendomi il viso con le mani. Quel giorno avevo lavorato fino a quasi le sei di sera, e tutto ciò che volevo fare era andare a dormire, ma dovevo togliermi l'incredibile quantità di trucco che avevo applicato quella mattina, e togliermi i vestiti.

Fu esattamente ciò che feci, mi assicurai che il mio viso fosse pulito, poi indossai il mio pigiama di Hello Kitty, quello che Jazz mi invidiava.

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Where stories live. Discover now