Capitolo Otto. Kick Your Shoes Off, Let Your Hair Down All Night Long.

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"Grazie mille per questa possibilità!" mi disse Alex mentre Tom stava facendo fatica a lasciare Lena. Era sul girello e non le importava minimamente del fatto che noi ce ne stessimo andando poiché stava inseguendo Rize in salotto.

"Nessun problema, ti chiedo solo di farmi un favore: non dire a tua mamma che sto incoraggiando il discorso del concerto..." il ragazzo annuì.

"Non Si preoccupi" mi disse. "Li metto a letto alla stessa ora in cui mio fratello va a dormire?" questa volta fui io ad annuire. "D'accordo" Tom raggiunse il ragazzino e lo fissò per qualche secondo.

Ne avevo parlato con Tom alla festa di Gunther, a lui non andava di lasciare i bambini con un quattordicenne, ma sapevo che Alex era stato in diverse occasioni a casa da solo con Jimmy e sapevo che non avrebbe faticato a tenere d'occhio i nostri figli. Inoltre a noi non avrebbe fatto male uscire un po' e ridere e fare gli scemi come prima della nascita di Gunther.

"In caso di emergenza...chiariamoci, ragazzino: tu non puoi farci nulla, chiamaci". Ridacchiai nei miei tacchi leggermente alti e diedi un buffetto a Tom con la mia borsetta rosa. "Fa il bravo, Alex".

"Sono sempre bravo, Signore!" ribatté Alex, e Tom chiuse gli occhi prima di guardarmi con un'espressione in viso che mi implorava di non fargli questo. "Divertitevi al vostro appuntamento!"

"Grazie!" risposi mentre spinsi praticamente Tom fuori di casa.

Tom mi aprì la portiera come al solito prima di salire. Non dicemmo nulla fino al cinema. Trovavo divertente quando si fosse rammollito, si preoccupava dei propri bambini ed era protettivo nei loro confronti, mentre nelle interviste non gli importava di nulla.

"Sai che ne abbiamo bisogno!" gli dissi, mancavano qualche minuti a destinazione. Sospirai quando non disse nulla. Sapevo bene che era arrabbiato dal fatto che non ci eravamo rivolti a Bill – cosa che avevamo fatto sempre – ma non volevo ancora parlare a suo fratello, sapevo di essere infantile, ma se avessi conferito con lui gli avrei detto cose spiacevoli, e non volevo rischiare.

"Allontanarti dai tuoi figli?" mi domando in tono freddo. "O sembrare fica agli occhi di un adolescente?"

"Tom..." grugnii, ovvio che avrebbe reagito in questo modo. "Sai che c'è? Forse ho bisogno di entrambe le cose, e forse ho anche bisogno di uscire con te...ed ho anche bisogno che tu ti comporti come se ti importasse di qualcosa" dissi con fare calmo.

"Cosa?" si fermò ad un semaforo rosso. "No, no, sai che mi importa, cazzo! Mi importa un fottio di te!"

"Oh, ti prego, non essere così romantico!" sbottai sarcastica.

"Sai che non sono capace di dire merdate carine! Cosa vuoi da me? Ho già lasciato i miei bambini a casa da soli con un dannato quindicenne! Sai che stronzate facevo alla sua età?"

"Meglio per te se non lo so. E ha quattordici anni". Tom fece ripartire l'auto scuotendo il capo senza guardarmi per un secondo. "Sai cosa? Hai appena—abbiamo...è tutto andato a puttane. Vuoi andare a casa, andiamo a casa!"

"No, lo userai contro di me le prossime volte in cui mi dimenticherò di mettere qualcosa nel cesto dei vestiti sporchi" mi accusò, ma questa volta il suo tono era molto più tranquillo.

"Che hai stasera?" a Tom non sembrava andasse di litigare, il che lo trovai strano. "Non riguarda il fatto che Alex è il nostro babysitter, vero?" serrai le labbra.

L'interno del veicolo si fece tranquillo per alcuni secondi, l'unico suono era prodotto dalla radio che spensi prima di voltare il busto verso Tom.

"Che hai, Tom?" inclinai la testa di lato.

"Ho ricevuto una chiamata dalla Universal". Rispose dopo aver spento il motore dell'auto. Allontanai la cintura di sicurezza dal petto in modo da farmi il più avanti possibile. Le mani di Tom erano ancora sul volante e tamburellava le dita guardando dritto avanti a sé. "Ho mandato loro una demo e la mia roba sembra essergli piaciuta...potrei fare un disco". Si interruppe prima di guardare altrove leccandosi e mordendosi il piercing al labbro. "Jo, potrei produrre un disco".

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Where stories live. Discover now