Capitolo Trentanove. Never Gonna Get Enough.

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Quando tornammo in Germania i ragazzi si chiusero nello Studio, mentre io mi ritrovai con Angie in ufficio per lavorare.

Dovevamo riempire nuovamente i negozi, ed eravamo state così efficienti che l'avremmo fatto in un paio di settimane, almeno era ciò che avevamo in mente. I designer erano emozionati, non vedevano l'ora di apprendere se avremmo incluso alcune delle loro creazioni nelle prossime collezioni.

Non potevo lasciare i bambini a casa da soli, quindi li portai come me in ufficio. Günther era abbastanza obbediente, mentre Lena voleva esplorare tutto ciò che la circondava.

Fu un cambiamento difficile, ma quando rimisi i bambini in auto ricevetti una telefonata da parte di Tom.

"Ehi, che c'è? Avete finito?" gli domandi nel rispondere.

L'aspetto negativo dell'aver avuto un incidente stradale e dell'essere sposata con Tom era che non pensavo avrei mai più guidato, infatti avevo assunto un autista.

"In realtà..." Tom sembrava stressato, grugnì, "Adesso ricominciamo".

Rimasi a bocca aperta e sospirai, era già successo che i ragazzi avessero riscritto l'album, ma non era ciò che non vedevano l'ora di rifare...si aspettavano di dover riscrivere alcune canzoni, non un disco intero. All'inizio era stato stressante ed avevano dovuto ritrovare la loro pace, avevano dovuto ricercare la creatività per capire che cosa volessero da questo nuovo disco.

"Se non vi sembra giusto, non vi sembra giusto" dissi, e lui si trovò d'accordo con me. "Dove sei adesso?"

"Siamo ancora in Studio, tu?"

"Sto andando dai tuoi genitori" gli dissi, e mi voltai per ammonire Günther poiché mi stava prendendo a calci il sedile. "Gün!"

"Che cos'ha fatto?" Tom ridacchiò.

"Lo conosci, mi prende a calci il sedile..." alzai gli occhi al cielo.

"Che cosa devi fare dai miei?" domandò Tom.

"Beh, dato che sarai impegnato in Studio, e sappiamo tutti che cosa implica, tuo padre si è offerto di dare lezioni di chitarra a Gün" sorrisi e guarda nello specchietto retrovisore. "Gli ho detto che non doveva, ma..."

"No, no, è fantastico!" l'emozione di Tom si percepiva dal suo tono. "È fantastico, mi piace che trascorrano del tempo insieme, e sarebbe ottimo se Günther imparasse qualcosa da papà".

Sorrisi; certo che voleva che Gün conoscesse Gordon e lo rispettasse quanto faceva lui. Se mio padre fosse stato in vita mi sarebbe piaciuto tantissimo vederlo tentare di far ridere Günther con le sue battutacce. Lo avrebbe portato alle partite di calcio e forse mi avrebbe fatto arrabbiare morto quando l'avrebbe riportato a casa in ritardo o non avrebbe risposto al telefono mentre sarebbe stato fuori con lui.

"Terra a Jo!" ridacchiai alla voce di Tom. "Ci sei?"

"Sì!" mi spostai i capelli dal viso. "E, ehi—ho un'idea!"

"Oh, davvero?" in sottofondo si sentivano delle voci, e Tom parlò con qualcuno prima di ritornare al telefono. "Gustav e Georg vi salutano".

"Oh, Gustav è in città?" venni distratta da tale informazione dato che era sempre via con la sua famiglia quando la Band non stava lavorando, era così stanco dall'andare in tour con gli altri tre diavoli, e dato che Gustav e Linda stavano aspettando il loro primo figlio, ero sorpresa che lui fosse in zona.

"Sì, hai detto di avere un'idea..." mi ricordò Tom, quindi chiusi gli occhi per un istante ed aprii la bocca quando mi ricordai di ciò a cui avevo pensato.

"Oh, già!" scoppiammo entrambi a ridere, lui forse doveva agganciare, ma non si lamentò, il che mi rese molto felice. "Stavo pensando di portarvi il pranzo, a Lena piacerebbe molto vedervi in azione!"

3. Can You Hear Me Calling? |ITA|Where stories live. Discover now