CAPITOLO 8

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Pov. Gioia

La lunga giornata è finita e siamo di ritorno verso l'hotel. Dopo un bagno caldo indosso i miei pantaloncini e una maglietta larga che ho rubato dalla valigia di Umberto e mi butto a peso morto sul letto. Sono le 18.00 ma sto per addormentarmi come se fosse mezzanotte, quando bussano alla porta. Ludovica è in doccia, Giordana sta parlando con sua sorella. 

"Avanti" urlo per permettere alla persona di entrare. 

E' Umberto che si presenta davanti ai miei occhi e scoppia a ridere quando riconosce la maglietta che indosso. 

"Ladra di magliette, mi presti il tuo caricabatterie? Il mio non sta funzionando". 

Mi scoccio ad alzarmi quindi gli dico di cercare nella mia valigia mentre io me ne sto comodamente sul letto a smanettare su Instagram. 

"Ti chiamo per nome, ma vorrei chiamarti AMORE MIO" 

Legge ad alta voce prendendo il diario segreto che custodivo in fondo alla mia valigia. 

Solo una cosa rimbomba nella mia testa. La parola PANICO. 

Improvvisamente il sonno se ne va, lasciando nel mio corpo una sensazione di paura. 

Umberto va su tutte le furie. 

"Quindi ami un ragazzo? E non me l'hai detto?"

"No, Umberto, posso spiegarti." 

"Non c'è niente che tu debba spiegare. Ho già capito tutto."

No, non hai capito niente.

"Brava! Grazie per la mancanza di fiducia. Fino a ieri, ti ho pregato di dirmi se tutto andasse bene. Me l'hai giurato e devo essere ripagato in questo modo." Dice. 

La sua voce non è più alta. E' rotta. Dalla rabbia, dalla delusione.

 Divento paonazza, la vista si offusca, le lacrime scendono sul mio viso. Se ne va sbattendo la porta e lasciandomi lì, con la testa tra le mani e mille pensieri che invadono la mia mente. Sono sola, anche se ancora in camera c'è Giordana e Ludovica.

Ma sono sola

Cerco di rincorrerlo e parlare con lui, ma quando sto per afferrare il suo braccio, vicino la porta della sua camera, con uno scatto velocissimo vi entra dentro chiudendosela alle spalle. Io rimango poggiata alla parete, scivolo in basso sedendomi con le gambe raccolte al petto, aspettando e sperando che apra la porta e mi stringa tra le sue braccia. 

Aspetto. Ma nulla. La porta non si apre. 

Quattro braccia mi sollevano da terra e mi portano in camera. "L'ho perso ragazze. Non ha capito nulla." Giordana mi rimbocca le coperte rassicurandomi. "Tesoro, tranquilla. Domani ci parlerai." Domani avrà scaricato la rabbia. Adesso dormi, non pensarci. Tanto non si scappa. Per forza ve dovete parlà." Dice la mia amica con il suo accento romano facendomi sorridere per un attimo.

'Umberto, stai bene?' 

Mi sveglio di soprassalto. Il mio pensiero è solo uno: LUI. 

Mi alzo dal letto e vado a vedere se sta bene. Arrivo alla sua camera, chiedo ai ragazzi, fortunatamente ancora svegli, ma rispondono dicendo che non c'è. Sono le 00.30, dove diavolo sei andato? Ispeziono tutto l'hotel. Vado nei magazzini, all'ingresso, nel garage. Ma non c'è. Non c'è traccia del ricciolino. 

Forse sarà scappato? Un brivido attraversa il mio corpo. Non può essere. 

Sto per tornare in camera, ormai arresa, quando vicino al bar una felpa grigia cattura la mia attenzione. 

La conosco, quella felpa. 

No, ti prego. No.

La prendo, la annuso e sento il suo profumo. Ispiro fortemente quando un pensiero attraversa la mia mente.

Il bar vuol dire solo una cosa.

BUIO.

***Tina_Tina

Cosa vorrà dire il bar? 

Lasciate molte stelline e scoprirete cosa succederà!


UN AMORE SEGRETOWhere stories live. Discover now