notte tra il 27 e il 28 giugno

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Yoongi non si era mosso. Erano ore che stava accanto al letto del proprio migliore amico, incapace di fare qualsiasi cosa tranne urlare contro chi cercava di allontanarlo dal suo Bam.

In coma.

Quello era stato ciò che il dottore aveva detto al suo arrivo, premurandosi di chiamare successivamente i genitori per avvisarli di quanto in fretta fosse degenerata la situazione di loro figlio.

Genitori che erano ormai andati via, distrutti da un dolore indicibile, mentre il ragazzo dai capelli azzurri non voleva separarsi dalla persona che, più di ogni altra, l'aveva cresciuto. Alla fine i medici avevano permesso che rimanesse, inteneriti dalla sua vista.

«Yoongi...»

L'interpellato scosse la testa, non provando neanche a trattenere nuove lacrime, e strinse con più forza la mano di Bam, una presa disperata che non sarebbe più stata ricambiata.

«Yoongi, sono le due passate. Non puoi trascorrere la notte su una sedia di plastica. Sei qui da quasi dodici ore, vieni a casa, prova a mangiare qualcosa e riposare.»

«Non lo lascio, hyung. Non lascio Bammie.»

Jin sospirò affranto, avvicinandosi lentamente all'amico. «Dobbiamo, devi riposare un po'. Giusto qualche ora, e domani mattina ti riporto qui.»

«Promesso?»

«Promesso, Yoongi.» il moro gli toccò una spalla, lo prese per mano per aiutarlo ad alzarsi, lo strinse contro il suo petto, regalandogli un abbraccio caldo in cui provare a nascondersi, in cui piangere senza ritegno come un bambino, singhiozzando frasi sconnesse che il maggiore non capiva, ma alle quali rispondeva con baci sui capelli e carezze.

Jin non lo lasciò, nel lento e doloroso percorso fino alla macchina: sapeva che, se si fosse allontanato, se avesse mollato la presa, il ragazzo sarebbe caduto, abbandonandosi completamente sull'asfalto della strada, sfogando il suo dolore in un luogo tanto ostile quanto il parcheggio dell'ospedale.

«Hyung... hyung devo vomitare.» non fece in tempo a finire la frase che si piegò su se stesso, lasciando che quell'acido che lo corrodeva trovasse una strada per uscire dal suo corpo, corpo che lasciò accasciato a terra, tremante, vittima di un freddo inimmaginabile in quella notte d'estate, vittima di un attacco di panico che lo rese incapace di respirare, a causa del quale credette di morire.

«Yoongi, Yoongi concentrati sulla mia voce... mi senti, Yoongi?» Jin ne aveva fronteggiati ben pochi, di attacchi di panico del suo amico.

Ci aveva sempre pensato Bam, anche quando erano tutti e tre insieme, ma da quel momento, realizzò con dolore il moro, era una sua responsabilità far star meglio il ragazzo dai capelli azzurri, che si riprese dopo un lasso di tempo che parve interminabile, alzando gli occhi colmi di lacrime in quelli del maggiore.

«Te la senti di andare a casa? Te la senti di alzarti?»

Per fortuna la macchina non era distante, e trasportare quel corpo scosso da brividi incontrollabili non fu affatto una fatica. Lo appoggiò con cura al posto del passeggero e gli allacciò la cintura, scostandogli con un gesto amorevole i capelli dalla fronte sudata.

«Se non ti senti bene non esitare a dirmelo, okay? Ti va di chiamare Hoseok?»

Sperava che la voce del fidanzato potesse tranquillizzare almeno un po' Yoongi, che aveva ricominciato a respirare rumorosamente, una mano portata all'altezza del cuore e l'altra alla gola.

«Dai, componi il suo numero. Vuoi che lo faccia io?»

Il più piccolo scosse la testa, facendo patire la chiamata in vivavoce. Hoseok non rispose subito, del resto erano quasi le tre del mattino e, essendosi dimenticato del saggio, pensò stesse dormendo.

«P-Pronto...?» la voce affannata non apparteneva al ragazzo, ma a qualcun altro che ormai conosceva bene.

«Y-Yoonie... ah... il t-tuo ragazzo è... ah... al-alquanto impe-ah!... fa... fa d-dei pompini che-»

Jin gli strappò il telefono dalle mani, chiudendo la chiamata con rabbia. Non se lo sarebbe mai aspettato, mai avrebbe immaginato che Hoseok fosse capace di una cosa del genere.

«Yoongi...» sussurrò per rompere quel silenzio troppo doloroso ed opprimente.

«Accosta, hyung.»

Il moro fece quanto richiesto. Quella notte, pensò, sarebbe stata l'inferno.

I like your hair - {Yoonseok}Where stories live. Discover now