21 maggio

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Yoongi accompagnò Hoseok a scuola, prima di andare in stazione a prendere il treno. Non avevano fatto granché, la sera prima, avevano parlato, e il maggiore di era finalmente tolto dal petto tante, tantissime cose, da Kai, argomento principale della loro conversazione, alle parole di suo padre, tralasciando però il discorso su Bam. Se il suo migliore amico gli aveva chiesto di non dire niente, lui lo avrebbe fatto.

Tuttavia, non si sentiva ancora tranquillo.
Certo, Hoseok aveva dormito stringendolo come un pupazzo, ed era stato lui a volere che si mettessero gli anelli, nonostante ciò che era appena successo, eppure aveva paura. Aveva avuto davanti agli occhi, per secondi che erano parsi dilatarsi infinitamente nel tempo, il suo peggior incubo, la sua peggiore paura e, purtroppo, un futuro che credeva più che possibile, data la competizione con Jongin che era sicuro avrebbe perso.

Scosse la testa. Sulle labbra sentiva ancora il sapore del bacio che si erano scambiati prima che il minore entrasse dalla cancellata azzurra, un bacio che sapeva di caffè e dentifricio alla menta, ed era su quello che decise di concentrarsi per gran parte del viaggio di ritorno.

Arrivò a casa a metà mattina, strisciando i piedi sul marciapiede per rallentare l'inevitabile, e, preso un respiro profondo, aprì la porta.

«Bam, sono a casa!»

Non ottenne risposta. Strano, ma magari il suo migliore amico era semplicemente addormentato.

Si diresse verso la sua camera, deciso comunque a salutarlo, a lasciargli un bacio sui capelli ed accertarsi se fosse ancora bollente o meno.

Peccato che il letto fosse vuoto. Disordinato, un ammasso di coperte e lenzuola, ma vuoto.

«Bam? Bam che succede?» anche il bagno era deserto, e non c'erano tanti altri posti il cui il ragazzo avrebbe potuto nascondersi.

Lo chiamò, incapace di respirare normalmente, e, come ogni volta, il ragazzo rispose al primo squillo. «Bam, Bam dove diavolo sei?!»

«Yoon, lo avrai capito... sono in ospedale.»

«Perché non me lo hai detto?!» si passò una mano tra i capelli, tirandoli dalla disperazione, mentre quella che teneva il telefono tremava come il resto del corpo, gli occhi offuscati dalle lacrime.

«Eri a Busan.»

«Al diavolo, dimmi dove sei ricoverato.
Arrivo.»

Ci mise poco ad arrivare all'ospedale indicatogli dal ragazzo, e quando chiese di lui all'accettazione sentì le gambe deboli. Entrare in quella stanza, poi, fu uno strazio, con il corpo che si rifiutava di rispondere ai suoi comandi, gli occhi che non riuscivano a trattenere le lacrime e le mani che tremavano.

«Bammie...» mormorò a voce rotta.

«Yoon Yoon, ehi, non fare così.»

Il ragazzo dai capelli azzurri gli corse incontro, rifugiandosi nel suo abbraccio alla ricerca di certezze. Era ancora il suo Bam a stringerlo, riconosceva la presa che lo aveva accompagnato per anni, il profumo familiare del migliore amico.

Era ancora lui, ma non lo era più.

«Cos'è successo? Tra quanto... tra quanto torni a casa?»

L'altro sospirò. Sapeva benissimo che Yoongi avesse capito, ma come i bambini si rifiutasse di accettare quella verità troppo brutta. Gli passò una mano tra i capelli e gli fece spazio nel letto.

«Voglio restare in ospedale, Yoon. Sei il mio migliore amico, non il mio badante, ed io non sono più in grado di reggermi in piedi. Non posso chiederti tutto questo.»

«Sì che puoi! Io posso... i-io...»

«Non puoi, Yoon, lo sai.»

Seguì un silenzio straziante, prima che il ragazzo riuscisse a parlare. «N-non puoi morire... n-non p-puoi morire p-per davvero...»

«Shh Yoonie, basta... basta...» lo strinse a sé, soffocando quei singhiozzi contro il suo petto.

Non dissero altro. E rimasero in quella posizione tutto il pomeriggio, circondati da un dolore così profondo che nessuno in quell'ospedale, dottore o infermiere che fosse, osò intromettersi.

I like your hair - {Yoonseok}Where stories live. Discover now