27 giugno

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Non appena calò il sipario, Hoseok ed i suoi compagni di concessero un abbraccio di gruppo, grida di entusiasmo e risate in quell'ambiente pieno di felicità, ma anche un po' di malinconia: il saggio, ciò per cui avevano lavorato tanto duramente nell'ultimo periodo, ciò per cui avevano sacrificato pomeriggi, serate, ore ed ore, era finito.

«A che ora veniamo da te, Jackson?» domandò Jongin, attirando l'interesse di tutti.

Il ragazzo, come ogni anno, dava una delle sue mitiche feste per la fine di quell'anno passato insieme a ballare, alla quale poteva partecipare chiunque, però, perché maggiore era il numero, maggiore il divertimento.

«Il tempo di farvi una doccia e lasciarla fare anche a me. Vi fermate a dormire come al solito? Hope, tu che fai?» replicò con un sorriso malizioso.

«Porto il mio ragazzo alla festa. Ci vediamo dopo!» Hoseok aveva ritirato in fretta la propria roba e, con il borsone in spalla, si affrettò ad uscire, alla ricerca dei suoi amici e di Yoongi.

«L'importante è che non scopiate in una delle stanze!»

Non controbattè, già uscito dal camerino, diretto verso il suo micetto.

Peccato che i ragazzi di Busan non fossero in compagnia del loro hyung preferito.

«Chim, tuo cugino?» glielo avrebbe detto. Se si fosse perso il suo saggio, se fosse successo qualcosa, glielo avrebbe detto.

Ma allora perché il biondo scosse la testa con sguardo tanto triste? «Non si è presentato, Hobi, non risponde neanche al telefono.»

Se fosse successo qualcosa di grave, se Bam fosse stato male, l'avrebbero già saputo. Era certo che Taehyung o Jin li avrebbero avvisati, ed in quel momento la delusione più profonda prese il posto della preoccupazione.

Ne avevano parlato tanto, Hoseok non aspettava altro che il giorno del saggio per mostrare agli occhi di Yoongi quanto duramente avesse lavorato, come un bambino alla ricerca di conferme, di approvazione per quello che ritiene il suo disegno preferito.

Il suo cuore aveva tremato, in quegli ultimi giorni, ogni volta che ripensava al tocco delicato del maggiore sulla sua pelle, alle sue labbra, a quel corpo che amava, fremendo di desiderio, un desiderio che si rivelò irrealizzabile, gli sembrò stupido ed infantile.

«È il mio saggio... era il mio saggio... e lui non c'è.» mormorò come un bambino, incredulo. E come un bambino agì gli istanti successivi, per niente interessato a chiamare il ragazzo al telefono, troppo impegnato a tenergli il broncio.

Jungkook gli mise un braccio attorno alle spalle, dispiaciuto che il maggiore avesse perso la sua solita allegria. «Hyung...»

«Andiamo a casa. Ho bisogno di farmi una doccia, prima di andare alla festa di Jackson.»

Sarebbe stato Yoongi, concluse alla fine, a doversi fare vivo, pure con delle spiegazioni decenti per quell'assenza diventata ormai imperdonabile.
















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I like your hair - {Yoonseok}Where stories live. Discover now