Il ballo delle incertezze, Ultimo

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Ho perso tempo per guardarti dentro e
Ti ho dedicato il cuore tra le pagine

Deborah Pjaca
Erano passati un po' di giorni dal pranzo di squadra ed era arrivato il campionato. La mia amicizia con i ragazzi si era rafforzata, soprattutto con Giovanni, che era diventato il mio migliore amico con il quale scherzavo sempre, German, Jordan, e Federico, che era un po' più serio di Gio, e che mi diceva sempre di essere disponibile per qualunque cosa volessi raccontargli. Aveva capito che avevo qualche preoccupazione, ma non sembrava interessato, o meglio, non voleva sembrare impiccione e quindi non indagava, e per questo gli ero davvero grata.
La prima giornata di campionato sarebbe stata a Genova contro la Sampdoria, ma a causa del crollo del ponte nel capoluogo ligure le due squadre della città saltarono il primo turno di campionato, e di conseguenza le squadre che avrebbero dovuto giocarci contro.
La seconda giornata di campionato, ma prima per la Viola, fu a Firenze, con il Chievo.
Assistii alla partita in un posto riservato all'Artemio Franchi, dietro alle panchine, nella cosiddetta tribuna VIP, insieme ai parenti dei giocatori.
Miglior inizio non poteva esserci per la squadra, che si scatenò e segnò sei gol.
Il primo di Nikola Milenkovic, il secondo lo segnò Gerson, poi ci fu la doppietta di Marco. I piccoli Benassi esultarono ai gol di papà e sembravano fuori di loro stessi dalla felicità, tanto che mi saltarono in braccio entrambi continuando a ridere.
Segnò anche Federico, che dopo il gol venne abbracciato da tutti. Subito dopo venne sostituito e sarebbe entrato Marko.
Quando ci fu il fischio del cambio, lo stadio applaudì Federico e poi entrò mio fratello.
"Vai Marko!" urlai con tutto il fiato che avevo in corpo alzandomi in piedi, poi mi sedetti.
Federico si sedette in panchina e si voltò a guardarmi. Ammiccò e mi sorrise.
"Complimenti." mimai con la bocca, sperando che lui capisse il labiale.
Nel recupero, al 93', fu Giovanni a mettere la ciliegina sulla torta, segnando il sesto gol.
Venne davanti alla panchina e fece il numero tredici con le dita, come al solito, in onore a Davide.
Finita la partita, guardai al telefono quanto avesse fatto la Juventus: 2-0 con la Lazio.
Magari ha segnato Fede.
Invece no. Pretendi troppo, Deb.
Presi in braccio il piccolo Andrea Benassi che insisteva per salutare papà, che sarebbe sicuro venuto a salutare i tifosi da questa parte, diceva lui.
Alessandro, invece, stava affacciato osservando i movimenti dei giocatori senza però fiatare. Fu quando Marco si voltò verso di noi che i due bambini iniziarono a sbracciarsi, facendomi ridere come una matta, per farsi vedere dal papà, che iniziò anche lui a ridere e ricambiò il saluto ai figlioletti.
"Dai, ora andiamo, che dite?" chiese Giusy, la moglie di Marco, prendendo in braccio Andrea e per mano Alessandro.
"Fai i complimenti a Marco da parte mia, per la doppietta." dissi alla ragazza.
"E tu fanne a tuo fratello. - sorrise - Ha fatto un buon esordio."
Uscì dal settore e io la seguii. Restammo a parlare fuori dallo stadio in attesa dei ragazzi. Arrivò Marco prima di mio fratello, ma insistì per restare a farmi compagnia.
"Non voglio lasciarti sola qui. - spiegò con fare paterno - È buio e magari Marko tarda ad arrivare"
"I piccoli hanno sonno. - osservai - Non importa per me. Guarda, sta arrivando Federico, chiedo a lui se non gli dispiace stare con me. Voi andate."
"Va bene, grazie. Buonanotte."
Ci salutammo e i quattro salirono in macchina.
"Fede?"
Il ragazzo si fermò e mi studiò.
"Che ci fai qua?"
"Aspetto Marko. - risposi - Ti fa niente stare con me? Non voglio stare sola..."
Lui sorrise.
"Figurati."
Si sedette con me sul muretto di cinta.
"Stava finendo di mettere la divisa nello zaino. - mi informò il ragazzo - Ora arriverà."
Infatti vidimo uscire dallo stadio Marko, al fianco di Giovanni e Jordan, e tutti ridevano divertiti.
Mi alzai e sorrisi a mio fratello.
"Sei stato bravo."
"Io ho segnato." mi fece notare Giovanni.
"Lo so. - lo interruppi - E sei stato bravo pure tu."
Jordan mi sorrise angelico.
"Okay, sei stato bravo anche tu." dissi alzando gli occhi al cielo, senza smettere di sorridere.
"Io sono stato applaudito dallo stadio. - osservò Federico - E ho segnato."
"Che pignoli che siete. - borbottai, poi presi la mano a mio fratello - Andiamo?"
Lui annuì. Ci salutammo tutti e io e Marko andammo a casa.
Quando mi sdraiai nel letto, chiusi gli occhi per addormentarmi, ma ciò non avvenne. Mi misi sul fianco destro e osservai incerta il cellulare sul comodino.
Pensai a Torino, alla bella vita alla Juventus, ai sorrisi che ogni giorno avevo sul viso, alle battute che facevo insieme ai ragazzi e a quelle pessime che ascoltavo, alle quali però non potevo fare a meno di ridere, a Edin, che trattavo come un fratellino, e che a tutte le partite in casa ce ne stavamo sugli spalti a guardare 'papà Miralem', e anche ai figli e alla moglie di Claudio, che sempre mi facevano compagnia allo stadio, a Gigi e al mister, che sono state le mie guide nei momenti critici, gli unici che nei tunnel bui riuscivano a trovare la luce, gli unici che anche in un fatto apparentemente brutto riuscivano a trovare la parte più bella. E poi immancabilmente pensai a lui, che con il suo arrivo mi aveva stravolto la vita e mi aveva insegnato cosa fosse l'amore, al nostro amore sbocciato a Natale, ai pranzi e alle cene insieme, le notti insonni passate a messaggiarci ognuno da casa propria solo perchè il mister non voleva che ci incontrassimo la sera prima della partita perché 'altrimenti me lo deconcentri', diceva lui, e ai momenti in cui solo guardandomi mi faceva venire il sorriso.
Sospirai e afferrai il telefono.
Che pessima idea, Deborah.
Cercai il numero di Federico Chiesa e gli scrissi.

A: Fede Church 🙈
"Fede sei sveglio?"

Un messaggio semplice, a notte inoltrata, al quale speravo rispondesse, anche se non sapevo con quel coraggio ero riuscita a scrivergli.
Strinsi il telefono sperando mi vibrasse tra le mani. Questo avvenne un minuto dopo l'invio del messaggio.

Da: Fede Church 🙈
"Sì... Anche tu non riesci a dormire, vero?"

A: Fede Church 🙈
"No... Ho troppi pensieri per la testa..."

Da: Fede Church 🙈
"Stessa cosa io... Vuoi parlare di qualcosa?"

A: Fede Church 🙈
"Non sono sicura di volerne parlare. Tu?"

Da: Fede Church 🙈
"Nemmeno io voglio parlare... Ti spiace?"

A: Fede Church 🙈
"Certo che no, a me basta sapere che mi stai ascoltando... Mi basta sapere che sto parlando proprio con te, Fede"

Da: Fede Church 🙈
"Te l'ho già detto... io ci sono sempre"

A: Fede Church 🙈
"Non so perché ma mi sembra che tu sia in grado di ascoltare... sei la persona giusta a cui sto scrivendo"

Da: Fede Church 🙈
"Non sono proprio un grande ascoltatore..."

A: Fede Church 🙈
"Ti sottovaluti... Buonanotte. 💕"

Da: Fede Church 🙈
"Buonanotte piccola Pjaca 😜"

Sorrisi alla sua buonanotte e lasciai il telefono sul comodino, poi chiusi gli occhi e il sonno prese il sopravvento.

Ecco il nuovo capitolo! Non so voi ma io lo adoro 😍

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now