Icaro, Irama

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Mentre ti guardo tu
Sei bella da confondere
Sei il sole visto da vicino
Un fuoco che mi brucia vivo

Deborah Pjaca
Sorrisi e mi sentii un po' arrossire.
Ricevevo pochi complimenti e quella volta era stato Federico a stupirmi.
Mi riscossi quando il ragazzo mi diede di gomito, ancora seduto accanto a me.
"Che ne dici di aprire il mio regalo, mentre gli sono mezzi ubriachi?" mi propose.
Annuii e presi il pacchettino, quindi mi alzai.
"Dove vai?" domandò ancora.
Io lo guardai rapidamente.
"Non pensavi davvero che l'avrei aperto qui dove ci sono gli altri... me l'hai detto tu che è meglio di no." dissi, quindi mi recai verso il bagno.
"Uh, cerchi un luogo più appartato?" ammiccò Federico.
Io lo fulminai con lo sguardo.
"Smettila di fare l'idiota." lo ammonii mentre entrai nell'atrio del bagno.
Ero sicura che, tra la musica e la confusione che stavano facendo i ragazzi, nessuno si era nemmeno accorto che ci eravamo allontanati.
Mi appoggiai al muro e feci per aprire il pacchetto. Mi dispiaceva, era carino, e poi il fiocco era fatto bene.
"Lo hai fatto tu questo fiocco?" chiesi a Federico, mentre lo stavo maneggiando per aprirlo.
Lui accennò un sorriso.
"Ti pare? Io sono impedito in queste cose." fece, passandosi una mano nei capelli per tirarli indietro.
"Immaginavo." commentai.
Quando disfai il fiocco, aprii il pacchetto e ne guardai attentamente il contenuto.
Era una collana d'argento, con un ciondolo di una farfalla.
Era bellissimo, e dovevo ammettere che si era disturbato fin troppo per quel regalo.
"È magnifico. - dissi, prendendo la collana e toccandola con le mani. Era argento molto fine e prezioso - Non dovevi disturbarti così tanto."
Lui fece spallucce.
"Sai che non è niente." disse.
Ad un certo punto sorrisi e una domanda mi sorse spontanea.
"Perchè una farfalla?" chiesi in un sussurro, ancora guardando il ciondolo d'argento.
Federico me lo sfilò dalle mani e mi fece cenno di spostarmi dal muro, quindi venne dietro di me e, dopo avermi spostato i capelli, mi mise il ciondolo al collo.
Mentre trafficava con il gancio della collana, sentii le sue mani a contatto con la mia pelle che mi procurarono un brivido per tutta la schiena.
Quando sentii le sue mani spostarsi, Federico mi rispose:
"Perchè ti rappresenta. Sei leggiadra come una farfalla, sei dolce e... e bella. Bella da confondere. Bella da confondermi."
Calcò la voce su quell'ultima sillaba e mi voltai verso di lui. Inevitabilmente gli sorrisi.
Si poteva pensare che fosse un po' brillo per aver pronunciato quelle parole, ma durante tutta la cena era stato forse l'unico ad aver bevuto solo Coca-Cola.
Quello che aveva detto era ciò che riteneva vero, non era il vino o la birra a parlare per lui. Era lui e basta.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso e allargò le braccia, richiudendole poi attorno alla mia vita mentre io mi ero fedelmente appoggiata al suo petto.
Solo dopo pochi istanti notammo entrambi di avere i visi molto vicini, seppur io fossi più bassa di lui di un pezzo.
Federico approfittò della situazione per stringermi di più a sè e avvicinare ancora il suo volto al mio.
Capii le sue intenzioni.
"Non credo sia il momento adatto." sussurrai posando il mento sul suo petto e guardandolo negli occhi.
"No, non lo è." rispose sovrappensiero, mentre incurante delle mie parole posò le sue labbra sulle mie, baciandomi dolcemente.
Non era un gesto inaspettato anzi, lo avevo capito che avrebbe voluto farlo da tempo, ma ciononostante non mi tirai indietro, mi lasciai andare.
Ormai avevo capito che chiudermi in me stessa non sarebbe servito a nulla.
Mi alzai in punta di piedi, senza staccare le mie labbra dalle sue, giusto per arrivarci meglio, mentre allacciai le mie mani dietro il suo collo.
Interruppi il bacio solo quando non riuscii più a respirare.
Mentre ripresi fiato Federico appoggiò la fronte sulla mia, chiudendo gli occhi.
"Ti avevo detto che non era il momento." replicai sorridendo, anche se l'unica cosa a cui riuscii a pensare dopo quel bacio era che sarebbe stato ancor più difficile raccontargli la verità su Bernardeschi.
Lui fece spallucce.
"Non me ne importa niente." ribattè.
Staccai la fronte dalla sua.
"Vuoi ricordarti il primo bacio con me dentro i bagni del locale?"
"Sì, se è con te non mi interessa dove ci troviamo. Basta che siamo io e te." sussurrò sorridendo.
"Andiamo di là, prima che inizino a pensare male. - dissi, mentre lui tolse le braccia dalla mia schiena - E grazie ancora per il ciondolo."
"Di nulla. Grazie a te... per questo fantastico bacio, cazzo." esclamò sorridendo sornione.
Sorrisi, mentre ritornammo al tavolo, come se nulla fosse accaduto.
I ragazzi non si erano accorti di niente e, come già immaginavo, si stavano ancora immergendo in performance tutte loro.
Mentre Federico si sedette, io mi avvicinai a Beatriz.
"Quanto sono ubriachi da uno a dieci?" le domandai un po' ad alta voce per sovrastare la musica.
"Non sono ubriachi, sono allegri!" mi corresse sorridendo. Capii che anche lei non era al massimo della sobrietà.
Mi avvicinai alla cassa collegata al cellulare di Kevin e la spensi.
Tutti si voltarono verso di me pronti ad insultarmi.
"Devo tagliare la torta, qualcuno la vuole?"
A quelle parole, si fiondarono ai loro posti.
"Ancora cibo!" esclamò felice Giovanni.
Mentre mi accinsi a tagliare in fette abbastanza proporzionali la torta, sentii alcuni intonare la canzoncina di 'tanti auguri'.
"Vi prego, no." dissi.
Ma loro mi ignorarono e partì il coro.
"Tanti auguri a te! Tanti auguri a te! Tanti auguri a Deborah, tanti auguri a te!"
Quanti casi persi.
Distribuii le fette di torta e la mangiammo ridendo per le battute che alcuni raccontavano.
"Allora raga è deciso, alla vigilia facciamo la festa della squadra, il solito ballo di Natale. - prese parola German - Ci state?"
Dopo svariati sì, si decise quindi che, come avevano spesso fatto, avrebbero prenotato un tavolo per la squadra in una discoteca di Firenze e la sera della vigilia si sarebbero presentati i giocatori.
"Rigorosamente con l'accompagnatrice, mi sembra ovvio. Tutti, nessuno escluso." raccomandò Kevin.
Quando finimmo tutti di mangiare la torta, guardai l'orologio. Era passata la mezzanotte da qualche minuto.
"Ragazzi, non voglio cacciarvi ma è già mezzanotte inoltrata, domani avete allenamento." li informai.
"Deb ha ragione. - affermò Jordan - Forse dovremmo andare."
Mentre Marko si recò a pagare, ringraziai ancora i ragazzi per il regalo e ricevetti gli ultimi auguri.
Uscimmo tutti insieme dal locale e ci salutammo fuori, sul marciapiede, e ognuno si recò verso la sua auto.
Gli ultimi ad andarsene furono Federico e i due Simeone.
"Auguri ancora Deb." mi disse Giovanni, mentre Beatriz mi baciò la guancia e mi sussurrò un altro 'buon compleanno'.
Federico mi abbracciò, ma nessuno dei due disse nulla inerente a quel che era successo nel ristorante.
"Ancora buon compleanno Deb.
Ci si vede domani Marko." salutò entrambi e anche lui si allontanò.
Marko mi mise un braccio attorno al collo mentre raggiungemmo la macchina.
"Be', buon compleanno alla mia piccola maggiorenne. - mi disse, baciandomi i capelli - Ehi, questa collana? Che bella, da dove arriva?"
"Me l'ha regalata Federico. Ma non dire niente ai ragazzi." lo raccomadai.
Lui sorrise.
"No. Certo che no."

Nuovo capitolo, tante sorprese e pochi giri di parole: ecco ciò che ha sfornato questa settimana la mia mente.
Come spesso dico, spero vi piaccia

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now