Everytime, The Kolors

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You're only trying to live the way you want
Uooho oh oh
I'll try to find the reason for goin' on

Federico Chiesa
Dopo la partita, mentre c'erano gli abbracci e lo scambio delle maglie, notai subito che qualcosa non andava.
Vidi alcuni della Juventus avvicinarsi al loro ex compagno di squadra Marko, e parlargli sorridendo.
Mi avvicinai anche io per scambiare la maglia con quella di Bonucci, mio compagno in nazionale, anche lui nel gruppetto.
"Ehi fenomeno, come va?" mi domandò Leo sfilandosi la maia e porgendomela.
Feci lo stesso con la mia mentre gli risposi che tutto andava molto bene.
Mandzukic e Pjanic, il quale aveva fatto panchina tutta la partita, seguirono il vago gesto di Marko verso le tribune.
Alzarono gli occhi e salutarono una ragazza. La riconobbi subito: Deborah. Se ne stava lì, bella come il sole, insieme a Beatriz, osservando in basso, e ricambiò il saluto dei due sorridendo.
Anche io salutai giusto per fare l'idiota, sapevo che le piaceva quando scherzavo e la facevo ridere, e poi mi spostai dal gruppo dei bianconeri per raggiungere la mia squadra ed andare ad abbracciare qualche mio compagno un po' sconsolato per aver giocato male quella partita così sentita per tutti noi.
Scoccai un ultimo sguardo alla tribuna, dove Deborah continuava a fissare il campo, forse in cerca di qualcuno che non riusciva a trovare.
Nello stesso momento, vidi Federico Bernardeschi entrare spedito in spogliatoio senza venire nè da noi della Viola nè dai suoi compagni di squadra.
Strano, pensai, era stato per un sacco di tempo a Firenze, lo conoscevo tanto e gli volevo molto bene, non capivo quel suo comportamento.
Non vi badai, magari aveva qualche problema in famiglia e non si sentiva di festeggiare nemmeno un po'.
Eppure la cosa mi suonava troppo inusuale.
Lo conoscevo, sapevo quanto fosse felice dopo una partita vinta, figurarsi vinta contro di noi, che ormai eravamo la sua ex squadra!
Senza nemmeno riflettere, mi trovai a pensare che Marko potesse conoscere il motivo di quel suo gesto un po' strano.

Deborah Pjaca
"Marko, che dici di prenotare in pizzeria per il mio compleanno?" domandai a mio fratello mentre stavamo in casa, io a leggere, lui a giocare alla Play.
Era il giorno dopo la partita e avevo deciso di organizzare la festa del mio compleanno, che sarebbe stato la domenica seguente, per rendere un po' più allegri i ragazzi, ancora delusi dai tre gol rifilati dai bianconeri.
"Non è una brutta idea. - disse mettendo in pausa - Dove vuoi prenotare?"
"Non mi interessa dove. - risposi riflettendo - L'importante che possa invitare la squadra senza tifosi tra i piedi."
"Prenoto il ristorante direttamente? Gli pago la perdita di clienti, non è un problema." replicò.
Non era per niente un problema per i giocatori pagare ciò che i ristoranti perdevano, dopotutto mio fratello aveva un buon stipedio per quella stagione...
"Ok. Fai tu?"
"Sì, mi informo io... Facciamo un ristorante in una zona piuttosto tranquilla e che sia abbastanza accogliente. - disse, iniziando a citare qualche nome che avrebbe fatto al caso nostro - E chi inviti?"
"Tutta la squadra. E Bea. Le mogli e le compagne sarebbe meglio di no, ci sarebbe troppa gente. E non voglio un compleanno caotico." decisi.
"Perfetto. Domani dopo allenamento chiamo. Ehi, sono 18 quest'anno! Sarà il compleanno più bello che tu abbia mai avuto!" esclamò sorridendo.
La testa mi diceva che, siccome era Marko ad organizzare il tutto, sarebbe stato senza dubbio tutto bellissimo.
Il cuore mi diceva invece che, come lo scorso compleanno, imprevedibile e da favola per quel bacio, non ce ne sarebbero stati.

"Deborah, davvero, è urgente, non ho idea di cosa mettermi! E poi il trucco, non so..."
"Bea. - la interruppi - Tra un quarto d'ora comincia la festa. Non sarò tollerante al tuo ritardo. Non mi vorrai lasciare sola con i ragazzi!"
"Okay okay, ci metterò poco."
Riattaccai. La settimana era passata rapidamente, non ero stata agli allenamenti perché ero occupata insieme a Beatriz a preparare le cose e organizzare la festa.
Ero stata ad allenamento solo martedì, quando avevo chiamato a raccolta i ragazzi prima di allenamento per informarli dell'invito al mio compleanno.
In quel momento stavo finendo di fissare al pavimento una base per i palloncini che formavano un 18, il numero degli anni che avrei compiuto.
Gli auguri di mio fratello erano arrivati di primo mattino, appena sveglia. Ero scesa di in cucina per prepararmi un cappuccino, pensando che fosse ancora a letto visto che erano solo le sette e mezza, quando sentii mio fratello abbracciarmi da dietro e sussurrarmi all'orecchio un dolce 'buon compleanno', mentre mi baciava la guancia.
Marko era sempre stato un tenerone, mi piaceva tantissimo stare con lui.
Il suo regalo, che mi diede subito dopo la colazione, era un vestito bellissimo che avevo visto in una vetrina del centro un paio di giorni prima.
"Questo lo metti stasera." mi disse sorridendo, e non potei non abbracciarlo e ringraziarlo per quel suo gesto così carino. Non avrei mai immaginato di possedere quel vestito, e ora ecco qui, quella sera lo avrei indossato alla mia festa dei diciotto anni.
Finii di mettere lo scotch alla base dei palloncini proprio quando squillò il telefono.

Chiamata in arrivo da: Bea 🥀

"Sì?"
"Deb siamo fuori dal ristorante, ma c'è chiuso... Ci aprite?" domandò.
Scoppiai a ridere.
"Scusatemi ragazzi, arrivo." dissi, chiudendo la chiamata e andando alla porta.
La aprii e mi trovai davanti i primi arrivati alla festa, Gio e Bea, entrambi parecchio eleganti; la ragazza reggeva in mano una borsa in carta che mi porse subito.
Erano in anticipo di qualche minuto, nonostante Bea fosse indecisa su cosa mettere.
"Auguri, ciccia." esclamò lei sorridendo, mentre mi baciò la guancia.
Anche Giovanni mi abbracciò e mi baciò la guancia.
"Ehi maggiorenne! Buon compleanno!"
"Grazie, ragazzi. Soprattutto per essere venuti." ringraziai, prendendo la borsa.
"Il mio regalo non è ancora arrivato. - mi riferì Gio sorridendo - Quando arriva Jordan arriva anche il regalo."
"Non preoccuparti, non dovevate disturbarvi."
Quando scoccarono le otto in punto, arrivarono tutti i ragazzi della squadra.
Un coro di 'auguri!' partì e occupò l'intera pizzeria, mentre venni sommersa dai ragazzi che volevano abbracciarmi di persona.
"Grazie, grazie!" continuavo a ripetere.
Jordan mi porse un pacchetto regalo.
"È da parte di tutta la squadra." mi informò.
"Vi ringrazio tutti."
Da ultimo ci fu Federico, che mi si avvicinò e mi guardò da capo a piedi con sguardo malizioso.
"Che schianto di ragazza che abbiamo qui, - disse sorridendo - per caso sai chi è la festeggiata?"
Sapevo il gioco a cui stava giocando.
"L'unica ragazza mora che c'è in questo locale." risposi sorridendo.
Considerato che eravamo in due ragazze in tutta la pizzeria e che io ero mora e Bea era bionda, era chiaro quale fosse la risposta.
Il ragazzo mi abbracciò di slancio, mentre io gli diedi un bacio sulla guancia per ringraziarlo.
"Auguri, bellezza."
"Grazie Fe'." risposi stando appiccicata a lui, che ancora mi stringeva a sè.
Mi lasciò e mi mostrò un piccolo pacchettino.
"Questo aprilo dopo. È un piccolo pensiero, oltre quello della squadra." mi sussurrò, forse per non farsi sentire dagli altri.
"Non dovevi." feci sinceramente guardandolo negli occhi.
Lui fece un gesto vago con la mano.
"Zitta, non importa. - sorrise a sua volta - Su, andiamo a festeggiare. Mica si diventa maggiorenne tutti i giorni."

Ed ecco qui, la nostra protagonista è maggiorenne!
Comunque non riesco a calcolare ancora quanti capitoli possano uscirmi, ma credo che una decina siano sufficienti per concludere la storia.
Vi devo sempre ringraziare per il supporto, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento ❤🥰

𝐒𝐄𝐍𝐙𝐀 𝐒𝐎𝐅𝐅𝐑𝐈𝐑𝐄 || Federico ChiesaWhere stories live. Discover now