Capitolo 39: Partiamo per un viaggio lungo tutto una vita [R]

231 39 39
                                    

Francesca

La porta si apre e vedo tutti in piedi, ma non li osservo molto perché il mio sguardo ricade sul dio greco in fondo alla navata.

La musica d'entrata non è la solita marcia nuziale, ma è la canzone di Cristina Perri "A Thousand Years". Le panche della chiesa sono decorate con mazzi di girasole e nastri bianchi e neri. Ci sono tutti quelli che conosco e, non appena entrò in chiesa, tutti hanno un grande sorriso sulla faccia. In fondo alla navata, oltre al mio Mr. Cappotto, sono presenti delle decorazioni singolari per una chiesa: un telo bianco e un videoproiettore.

Davanti a me, Teresa e Concetta sfilano a testa alta e salutano tutti.

Stringo più forte il braccio di mio padre e lui mi sorride, come per dire: <<Va tutto bene, tesoro>>. Tengo gli occhi fissi in quelli di Aeron.

Arrivati davanti all'altare, mio padre mi prende la mano e se la porta alla bocca, poi la passa ad Aeron, che la prende con entusiasmo.

I suoi occhi neri luccicano.

<<Siamo qui riuniti per unire questa giovane coppia nel sacro vincolo del matrimonio. Se qualcuno ritiene questa unione illecita, parli ora o taccia per sempre>>, esordisce il prete alzando le mani al cielo.

Dopo aver letto alcuni passi della Bibbia e del Codice Civile, il prete annuncia il momento dello scambio delle promesse. Aeron e io ci mettiamo l'uno di fronte all'altra.

Entro nel panico. <<Io non ce l'ho>>, balbetto.

<<Non devi averla, infatti>>, dice Aeron sorridendo. Prende la fede e dice: <<Con questa mano, io dissiperò i tuoi affanni. Il tuo calice non sarà mai vuoto, perché io sarò il tuo vino. Con questa candela, illuminerò il tuo cammino nelle tenebre. Con quest'anello, io ti chiedo di essere mia. Con queste parole di Van Dort, ti chiedo di diventare mia moglie>>.

Non devo piangere.

Non devo piangere.

Lo schermo bianco davanti a noi si illumina, mentre qualcuno dietro di noi si alza.

<<Ti ho portato un girasole, non un mazzo di rose, perché tu e la banalità siete due rette parallele. A.>>. Vitale si alza e parla, mentre lo schermo prende vita: mostra una mia foto mentre leggo nel campo qui vicino.

<<Ci sono persone il cui destino è incrociarsi. Dovunque siano, ovunque vadano, un giornos'incontreranno>>. Concetta si alza e parla, mentre lo schermo cambia immagine: è la prima foto di me e Aeron.

<<Se ferisco non voglio, se sparisco l'orgoglio>>. Antonio si alza e parla, mentre nello schermo appare una mia foto in aereo mentre dormo. Tra le panchine si alza una risata collettiva.

<<Gli occhi parlano, è inutile che li nascondi>>. Teresa si alza e parla, mentre sullo schermo compare una mia fotografia in Norvegia, sulla montagna.

<<Ogni persona al mondo ha una parte speciale nascosta dentro di sé che mostra solo alle persone giuste. Sono giorni che cerco e mi guardo dentro, l'unica cosa di speciale che ho trovato sono gli attimi trascorsi con te>>. Gregory Le Blanc si alza e parla e viene proiettata una mia foto mentre parlo con Debbs.

<<È raro trovare qualcuno che vede lo stesso mondo che vedi tu >>. Salvatore si alza e parla, mentre sullo schermo appare una mia foto con la biblioteca del Trinity College sullo sfondo.

<<Vorrei darti i miei occhi per farti vedere come ti vedo io>>. Due signori anziani si alzano e parlano, mentre sullo schermo viene proiettata una mia foto a Nôtre Dame de Paris.

<<Tutta la mia normalità se ne è andata dal momento in cui ti ho visto>>. Stavolta è Aeron a parlare e lo schermo raffigura una foto speciale: lui in ginocchio davanti a me. Stamattina. <<Non mi hai risposto a questa citazione, o sbaglio?>> Sorride in modo sarcastico.

Scuoto la testa ridendo. <<No, infatti>>.

<<Tu, Aeron Le Blanc, vuoi prendere come tua sposa Francesca per amarla, onorarla e rispettarla finché morte non vi separi?>>

<<Ubi tu Gaie, ibi ego Gaia>>. Mi guarda dritto negli occhi e sorride.

<<E tu, Francesca Brooke...>>

<<No, mi scusi. Mi chiamo Francesca Evelyn Brooke Santoro>>, affermo. Lui mi guarda con vero amore.

<<Scusami...>>. Tossisce un paio di volte e riprende. <<Tu, Francesca Evelyn Brooke Santoro, vuoi prendere come tuo sposo Aeron per amarlo, onorarlo e rispettarlo finché morte non vi separi?>>

<<Ubi tu Gaie, ibi ego Gaia>>.

Dove tu sei, lì io sarò.

<<Con il potere conferitomi dalla Chiesa, io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa>>.

Aeron non perde tempo: mi prende per la vita, mi posa una mano sulla guancia e mi bacia. <<Ti ho baciata con gli occhi un milione di volte>>, mi sussurra.

Un applauso esagerato ci obbliga a separarci. Mi volto verso il pubblico estasiato. Teresa e Antonio si baciano. Vitale e Concetta si tengono per mano e mi sorridono, mentre Nonna Elena e Salvatore applaudono con tutte le loro forze. Dal lato della famiglia di Aeron vedo soprattutto Gregory asciugarsi la faccia con un fazzoletto di stoffa e i due signori anziani che si abbracciano sorridendo.

Tutta la chiesa è in festa.

Il prete ci indica il registro che dobbiamo firmare. Siglo con il mio nome completo: Francesca Evelyn Brooke Santoro.

È iniziato tutto con un viaggio alla ricerca di se stessi. Sono partita da Londra per andare alla Brown, e da lì sono venuta qui, a Treia. Ho passato la mia intera vita a dirmi di non essere Francesca o Santoro, quando in realtà io sono più di quello. Io sono Francesca Evelyn Brooke Santoro. Tutti nella nostra vita abbiamo un dubbio: ci conosciamo davvero? La risposta è no, perché siamo in continuo mutamento, perciò bisogna sempre continuare a scoprirlo. Nessuno capisce che il fatto è che dobbiamo conoscere chi siamo. È il nostro compito primario e, se si va a vedere, ogni esperienza tende a metterci davanti alla vera essenza di noi, che, sollecitata, emerge e dimostra quello che stiamo nascondendo. Così ci obbliga a rompere quella maschera che l'abitudine e il perbenismo complice hanno costruito per permetterci di far fronte alle difficoltà e alla contraddizione del vivere la comunità. In questo modo, liberiamo gradatamente quella parte repressa e spesso inconscia che deve venire alla luce per farci essere nella piena consapevolezza di quello che rappresentiamo. Così la vita allarga la sua forza e il senso dell'essere amplia la sua qualità. Pirandello diceva: "Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo".

Ho trovato me stessa per ora, ma so, per certo, che più in là non sarò la stessa. Il mio compito, perciò, sarà sempre di cercare me stessa vivendo.

Osservo il mio nome scritto per intero sul registro e sorrido.

<<Sei pronta?>>, mi chiede Aeron tendendomi una mano.

<<Sì. Partiamo per un viaggio lungo tutto una vita>>. Gli stringo la mano e usciamo.

<<Partiamo per un viaggio lungo tutto una vita>>, ripete Aeron con il sorriso sulle labbra.

Cercando di Trovare me stessaWhere stories live. Discover now