Capitolo 7: La città di Treia [R]

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Arrivo in aeroporto con tre ore e mezza in anticipo. Questo mi tranquillizza particolarmente. Posso fare tutto con calma.

Mi sento terribilmente in ansia. Non ho mai fatto una cosa per me e ciò mi turba molto. Perché non ho mai fatto qualcosa che mi piace? Mi sento in ansia ma molto eccitata. Superato il check-in e la duty free, arrivo al mio gate. Come sospettavo sono la prima, così mi siedo e tento di rilassare tutti i muscoli.

Più il tempo passa, più il senso di colpa entra dentro di me. E se avessi sbagliato? Ho fatto male? Perché l'ho fatto?

Oddio!

Oddio!

Oddio!

Sono sola, in un aeroporto e quasi senza soldi. MI alzo e inizio a camminare avanti e indietro cercando di respirare profondamente. Respira. Respira, Ev... Francesca. Respira. Guardo per terra e cerco di pensare in modo lucido. Pensa. Andando via ho definitivamente chiuso con la vita di Evelyn, è ora di iniziare la vita di Francesca. Basta ripensamenti. E se andasse male anche questa volta? Cosa faccio? Oddio!

Qualcuno mi dà una spallata e finisco per terra con tutte le mie borse. Alzo lo sguardo e vedo passarmi accanto una coppia di ragazzi. Non avranno più di 22 anni. Li osservo da dietro mentre se ne vanno, noncuranti di ciò che hanno appena fatto. Lui indossa un cappotto nero aperto e ha i capelli lunghi corvini legati a coda di cavallo bassa. La ragazza che gli sta accanto è alta, come lui indossa un cappotto nero e ha i capelli biondo platino. Continuano a camminare come se nulla fosse ed entrano in uno dei negozi davanti al gate. Le hostess di terra comunicano l'apertura del gate e in un attimo vengo travolta, mentre faccio un tentativo per rialzarmi, da un fiume di gente che accorre al gate. Mentre riesco finalmente ad alzarmi noto passare davanti a me i giovani col cappotto. Oltrepassano il gate ed entrano nel tunnel per salire sull'aereo.

Merda. Avrò Mr. e Mrs. Simpatia a bordo. Uno "scusa" potevano dirlo, no?

Oltrepasso il gate e salgo a bordo.

Il volo mi pare interminabile. Sto guardando la piccola televisione sul sedile davanti a me e dopo un po' penso di essermi addormentata.

Dopo una serie di scali e una litigata con un italiano per un taxi, arrivo a Treia. Il taxi mi lascia in piazza. Osservo la piazza ed è praticamente deserta: il sole batte sulla roccia del pavimento. L'orologio della cattedrale segna le 15:00. Osservo la piazza deserta e mi assale il panico. Siamo a marzo. Inizio il semestre a settembre. Non ho un alloggio e un lavoro. Non ho soldi. Non ho più un cellulare. Non conosco nessuno.

Cosa farò? Respira. Respira.

<<Posso aiutarla?>>

Mi volto e vedo un'anziana. È più bassa di me, ha i capelli corti grigi ed è china su se stessa. Indossa un foulard sul capo legato sotto il mento color porpora, una gonna lunga bianca con un grembiule viola e una camicetta bianca.

<<Io parlo poco... italiano>>.

Merda! Cosa mi è mi è venuto in mente? Non so parlare italiano. Le uniche parole che conosco sono le parolacce sentite in qualche serie tv.

Mi prende per il gomito e mi trascina in una macelleria. Mi ritrovo davanti una ragazza giovane. Discutono di qualcosa e lo capisco dal tono della signora e delle sbuffate della ragazza e infine la ragazza mi rivolge uno sguardo di sfuggita.

<<Chi sei?>>, mi chiede in inglese.

<<Mi chiamo Francesca. Vengo dagli Stati Uniti. Sono qui in cerca di un lavoro e di un alloggio finché non inizio il semestre alla Le Blanc>>.

Appena nomino la scuola, lei sgrana gli occhi e dice qualcosa alla signora anziana, che a sua volta mi guarda intensamente. Discutono per qualche minuto e poi la ragazza si rivolge a me: << Hai dei soldi?>>

<<Ne ho pochi, ma mi accontento di poco, davvero. Posso trovarmi un lavoro. Se vi serve una mano in questo negozio...>> Parlo troppo e troppo in fretta.

<<Mia nonna chiede se hai un curriculum>>, chiede in modo scocciato.

Curriculum? Dovrei averne una copia nello zaino. Tolgo lo zaino dalla spalla e vi frugo dentro finché non lo trovo.

<<È un po' spiegazzato, ma...>> La ragazza me lo strappa dalle mani e lo guarda.

<<Grazie>>, dico.

La signora anziana prende il curriculum e si dirige nel retro del negozio. <<Vuole che tu la segua>>, sbuffa la ragazza.

Prendo tutte le mie borse e la seguo. Entro nel retro e percorro una scala a chiocciola rossa. Seguo il suono delle voci ed entro in una cucina. La signora anziana sta parlando con un uomo sulla cinquantina più alto di lei. Ha i capelli corti di un colore tendente al grigio, con un cerchio sulla nuca. Indossa un completo nero con una cravatta blu.

La signora sventola il mio curriculum per aria e lui maneggia il suo cellulare. Dopo un'accesa conversazione, lui prende il mio documento in mano e lo legge così attentamente che gli si forma sulla fronte una ruga a forma di gabbiano. Finito di sfogliarlo, mi osserva per qualche minuto e urla: <<Concetta!>>

La ragazza di prima appare in cucina e, dopo un veloce colloquio con l'uomo, si rivolge a me.

<<Ora mio padre parla e io traduco, okay?>> Dopo alcuni momenti di silenzio, lei comincia a parlare in inglese: <<Salve, Francesca! Mi chiamo Salvatore Bettoli. Sono il sindaco di questa piccola città. Ho guardato il tuo curriculum, ma volevo chiederti il motivo per cui sei venuta qua. Ho visto che hai lasciato l'università negli Stati Uniti e volevo chiederti il perché>>.

<<Mi serviva un cambiamento>>, rispondo mentre Concetta traduce.

<<Ti serviva un cambiamento... studiavi letteratura, vero? E mia madre mi ha detto che sei interessata a un lavoro con alloggio temporaneo. Vorresti aiutarmi ad aprire al pubblico la biblioteca del paese? Fu chiusa molti anni fa perché non c'erano fondi per sostenere i costi del locale. Ora io e il comune abbiamo deciso di riaprirla, ma devo sistemarla e trovare una bibliotecaria. Sei interessata?>>

<<SÌ>>. Dopo essermi accorta di aver risposto con troppo entusiasmo, mi riprendo e continuo: <<In cosa consiste il lavoro?>>

<<La struttura è completamente da pulire, c'è molta polvere. Ci sono alcuni manufatti antichi e alcuni libri più recenti... della mia generazione, intendo. Se sarai interessata a questa mia proposta, per stanotte potrai dormire qui e domani ti farò vedere la stanza della biblioteca. Verrai pagata 800 euro al mese, vitto e alloggio compresi. Il vitto lo consumerai qui con mia mamma Elena e mia figlia Concetta>>. 

I miei occhi diventano sempre più grandi e, dopo un tempo che sembra infinito, il cuore ricomincia a battere. <<Sei interessata?>>

<<Sì>>, rispondo in italiano.

Non posso credere di aver trovato persone così gentili con me. Di solito sono tutti rozzi e maleducati, mentre altri mi ignorano semplicemente. Perché dicono che gli italiani sono persone orribili? A parte quel maleducato che voleva rubarmi il taxi, finora ho trovato gentilezza e ospitalità. Perché non ho pensato prima di lasciare tutto e partire?

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