Capitolo 16: La verità, soltanto la verità [R]

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Francesca

<<Non penso di andarmene da quando ti ho visto la prima volta. Mi sembra di conoscerti da tutta la vita: eri, anzi sei la persona che stavo aspettando. È vero, come dici tu non conosciamo i gusti dell'altro, ma cosa ci importa se già conosciamo la sua anima?>>.

Si avvicina e mi posa entrambe sulle mani. <<Non cambiare mai. Conserva l'ingenuità, le insicurezze, la timidezza e la fiducia nei sogni. Sono le parti migliori di te. Non smettere di rincorrere la felicità, nemmeno quando tutto ti sembrerà inutile, nemmeno quando saranno mesi, anni che non la trovi da nessuna parte. Credi nell'amore anche se ti avranno deluso, calpestato, usato, tradito. Ama la pioggia, le nuvole e il sole sempre allo stesso modo e non smettere di commuoverti. Imbarazzati, arrossisci, continua a cantare a squarciagola le canzoni che ami, continua a sottolineare le frasi più significative nei tuoi libri. Mi piace pensare che se ti rincontrerò quando ormai avrò i capelli bianchi, tu sarai ancora così: dolce, vera, sensibile, immersa in ogni cosa che fai e dici. Mi piace pensare che il mondo non ti rovinerà, che il dolore non ti rovinerà. Mi piace pensarti un po' più saggia, ma sempre sconsiderata. Non cambiare mai, nemmeno quando ti diranno che è assurdo essere come te, che ti troverai male, che ti divoreranno. Non ascoltarli. Fa' la differenza. Resta come sei: tutto cuore. E smettila di pensare che tu sia sempre troppo poco. Forse sei troppo, invece. Forse sai offrire ciò che tutti dicono di volere, ma poi ne hanno paura. Sai prenderti davvero cura di un'altra persona, anziché essere chi ti sbatte in faccia il solito "tu meriti di meglio", quando il meglio poi a te non è disposto a offrirlo. Io sono una persona egoista: ho sempre preferito stare da solo e lo amavo. Poi sei arrivata tu, con la tua goffaggine, i tuoi capelli, gli occhi, i pantaloni, i libri, le lacrime e le emozioni. Hai sconvolto il mio mondo e anche per questo sono stato egoista, non ti ho resa parte di ciò. Mentre dormivi quella sera, ti ho sussurrato all'orecchio: "Solo con te mi sento vivo", anche se tu mi hai ucciso ogni giorno con il tuo sorriso, le tue citazioni e le tue frecciatine>>.

Le sue spalle si alzano e si abbassano velocemente, come se avesse buttato tutto fuori di getto. Le sue mani mi accarezzano il viso dolcemente, il suo naso è a meno di un centimetro dal mio. È così vicino che sento il suo odore: sa di menta, limone e di Aeron. Quello che ha detto è la cosa più bella che io abbia mai visto e sentito: nessuno mi ha mai dedicato nulla, tutti si piegavano dinnanzi a Madison. Ma questo supera di gran lunga i cioccolatini, i palloncini, gli orsacchiotti e i fiori di Madison. Questo è Mr. Darcy in carne e ossa. Sono le 4:45.

Lo fisso direttamente negli occhi: solo ora mi rendo conto che sono neri come la pece. Il suo respiro è pesante.

<<Io...>>, bisbiglio.

Cosa dovrei rispondere? Sono agitata! Non sono venuta qui per trovarmi un ragazzo e fare comunella. Sono venuta per me: per capire chi sono e cosa voglio fare della mia vita. Se lui fosse parte di questa mia ricerca? Se fosse la mia persona? L'unico modo di dire ciò che provo in questo momento è usare una citazione: dopo aver ragionato a fondo su quale fosse più adatta per la situazione, opto per Italo Calvino.

Prendo il coraggio, lo guardo negli occhi e dico: <<Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s'era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così>>.

Aspetta. Mi stacco bruscamente.

Perché allontano qualsiasi persona che potrebbe farmi stare bene? Perché non riesco ad accettare di meritarmi qualcosa?

Non posso iniziare una relazione sulla base di una menzogna. A dire il vero, non lo è. Ma non mi conosce. Non conosce il mio passato e i miei problemi. <<Prima di dire qualsiasi cosa, devo dirti una cosa importante su di me>>.

Aeron

Ci sediamo sul suo letto. È pallida in volto. Niente di quello che potrà dirmi mi allontanerà.

<<Il mio nome completo è Evelyn Francesca Brooke. Sono nata a Londra e, finite le superiori, ho deciso di fare uno scambio culturale con Madison come ragazza alla pari negli Stati Uniti. Madison era la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando siamo nate e mi sembrava che fossimo migliori amiche. Invece no. Ora mi spiego>>. Pare così confusa. Tiene gli occhi bassi e continua a sfregarsi le mani contro i pantaloni. <<Mia madre ha pagato Madison per essere mia amica per tutto questo tempo, per averla con sé. Lei la adorava e avrebbe preferito avere lei come figlia. Sai, sarebbe piaciuta anche a te. Lei piace a tutti. È perfetta, mentre io sono un casino>>. Le scende una lacrima. Nei suoi occhi leggo sofferenza nel raccontarmi queste cose, nonostante volesse farmi credere che nel raccontarle era forte. <<Quando la verità venne a galla, mi rinchiusi in una stanza di albergo, dove rimasi qualche mese. Per tutto quel tempo, sono stata derisa e umiliata da un ragazzo e ho capito che tipo di persona è mia madre. Sono qui grazie a un'inserzione della scuola. Subito dopo aver passato il test d'ingresso, ho venduto tutto e sono partita. Ho incontrato la nonna Concetta in piazza e le devo tutto quanto>>.

Dirmi tutto questo la terrorizzava?

Mi metto a ridere e lei mi guarda male. <<Pensavo avessi ucciso qualcuno e che fossi un'evasa>>, dico sorridendo. <<C'è una storia dietro a ogni persona. C'è una ragione per cui loro sono quel che sono. Non si può cambiare il passato, ma dal passato si può imparare sempre. Forse non mi hai capito prima quando ti ho detto che voglio tutto di te. Tutto>>.

Ed è vero: amo le sue insicurezze, le sue paure, le sue paranoie, le sue curve, i suoi occhi e il suo modo essere. Ha il cuore infranto e sono cosciente di doverlo salvare da quel disastro di mondo che c'è fuori.

Forse la amo.

No, niente forse.

La amo.

Cercando di Trovare me stessaWhere stories live. Discover now