1. Damon Lewis

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Volare è sempre stata una delle cose che mi piacciono di più.

Sfrecciare nel cielo e tagliare l'aria con le mie ali è davvero fantastico, una sensazione unica.

Quando volo, sono me stesso. Nessuno mi giudica, mi osserva o si spaventa: siamo soltanto io, il sole e il vento.

Mentre volo, penso, rifletto sulle mie azioni...

Mi piacciono i piccoli furti, l'adrenalina e il caos, ma credo che neanche il divertimento nel vedere un bambino che piange sia come volare.

Anche quella mattina ero uscito presto per volare in solitudine.

Quando atterrai nel giardino fuori casa, raggiunsi il porticato e lì trovai Al, uno dei miei compagni insieme a Caleb e Melissa. Anche loro degli angeli caduti e schierati dalla mia stessa parte: Lucifero.

Abitavamo tutti insieme in una casa vecchia e malandata, in periferia.
Stavamo bene tra di noi, non c'erano regole, ognuno faceva ciò che voleva...

Ovviamente eravamo a conoscenza della presenza nella zona degli altri angeli "bianchi"; sì, insomma gli angeli con le ali argentee e schierati dalla parte di Dio.

Erano un gruppetto: Louis, Amanda, William e Samantha. Noi eravamo abbastanza ostili con loro, abbiamo avuto un sacco di battibecchi (e ancora adesso a dir la verità), ma siamo stati pur sempre tutti fratelli in passato, prima... della Caduta.

Quei nove giorni furono tremendi, non ricordavo più chi ero, da dove venivo, dove mi trovavo... sapevo solo di stare cadendo nel vuoto, perdendo tutte le forze.

«Bentornato, Spirito Libero» Al mi fece un cenno con la sinistra mentre nell'altra teneva una lattina di birra.

«Che ci fai qui fuori?» dissi appoggiandomi al pilastro in legno.

«Avevo bisogno di aria fresca, un po' come te...» sorseggiò la bevanda.

Gli feci un mezzo sorriso e misi le mani nelle tasche.

«Allora, ci sei stasera?»

«Per andare dove?»

«Al NightClub, no? Ci sarà il doppio della gente, ragazze a go go, alcol... portafogli, tanti portafogli»

«Non mi va molto, ma vengo lo stesso... non ho nulla da fare»

«E bravo il mio Dam, vedrai non te ne pentirai» mi lanciò la lattina ormai vuota, la presi al volo.

Al si alzò dalla sedia e si stiracchiò, il suo orecchino brillò alla luce del sole ed io dovetti chiudere un occhio per quanto era vicino.
Uscì Melissa.

«Dov'è che andate?»

Al le fischiò per la minigonna, e allungò la mano per avvicinarla a sé.

«Non ci pensare nemmeno, bello. Oggi sono di un altro, sai ho bisogno di cambiare ogni tanto» disse maliziosamente.

Al si scurò in volto, sapevo benissimo che aveva una cotta per Melissa, ma entrambi cercavano di nasconderlo provocandosi a vicenda.

«E chi sarebbe quest'altro?" Disse incrociando le braccia.

«Alto, muscoloso, rosso e occhi verdi. Mi pare si chiami Samuel, ma non ne sono sicura... mi sono focalizzata principalmente sul suo...»

«Oook. Stop. Non ci interessa, vai a divertirti con il tuo amichetto e lasciaci alla nostre cose, grazie» la interruppe Al alzando le mani.

Melissa rise per la sua vittoria e attraversò il porticato altezzosamente, anche se tutto sembrava tranne che una donna di alta classe: capelli neri cortissimi, un top di pelle nero che le lasciava le spalle e la pancia scoperte, una minigonna di jeans che non arrivava neanche a metà coscia e un paio di stivali neri alti fino al ginocchio; per non parlare delle unghie più lunghe della limetta stessa.

DANNATOWhere stories live. Discover now