21. La collana

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Al

Damon può pensare quello che vuole su William, ma non credo che sia abbastanza lucido da giudicare Amanda e Catherine.

Non si può cambiare idea su una persona quando si è offuscati dalla rabbia e dal dolore.

Lui conosce Amanda e sa benissimo che la malizia non la caratterizza affatto.

In quel momento stavo volando verso la mia ragazza, per capirne qualcosa di più.
Quando saprò la verità, racconterò tutto al mio amico e capirà di essersi sbagliato.

Feci il mio atterraggio sbandato sulla spiaggia e, una volta nascoste le ali, corsi verso la casa di Louis.

«Al!» Amanda mi accolse con uno dei suoi soliti e splendidi sorrisi.
«Hey biondina» le sorrisi anch'io e l'attirai verso di me, tenendola per la vita. Lei mi diede un lieve bacio a stampo e io chiusi gli occhi.
«Mi sei mancata» canticchiai.
Lei mostrò le sue magiche fossette e dopo avermi toccato il naso con un dito, si staccò da me.
«Entra» mi ordinò.
Chiusi la porta alle mie spalle e la seguii in camera.

Ogni volta che entravo nella sua stanza, il suo splendido odore era intensificato e mi inebriava.
Tutto lì dentro, sapeva di lei.
Anche il colore viola delle pareti e io suo armadio bianco con delle  simpatiche foto attaccate con lo scotch, rispecchiavano il suo stile.
I peluche di Star Wars, Il signore degli Anelli e Guerra della Galassia che si trovavano sul letto dalle coperte bianche e rosa, non facevano pendant con il resto, ma erano adorabili lo stesso perché davano altri indizi sulla sua personalità.

Si girò verso di me indicandomi di chiudere la porta.
Feci come mi aveva chiesto.
Aveva una fascia bianca a pois neri e una maglietta nera con la foto del film ET che la rendevano meravigliosamente meravigliosa.

Si sedette sul letto e i suoi morbidi e chiari capelli ricaddero delicatamente sulla sua schiena.
Era decisamente attraente... perfetta, volevo dire perfetta!

«Allora? Come mai qui?» tamburellò la mano sul letto di fianco a lei.
Non ci pensai due volte e con una  mossa fluida lanciai la giacca a vento per aria, che andò a finire sul pavimento, e mi buttai sul letto stringendo la mia ragazza per i fianchi.
Lei urlò dalle risate.
Dopo alcuni minuti di lotta sulle coperte, ci calmammo e ci ritrovammo stesi uno davanti all'altro.
Avevo il suo volto candido a pochi centimetri dal mio e le sue iridi color indaco puntate nelle mie.
«Sei bellissima»
Lei arrossì lievemente per poi avvicinarsi e baciarmi appassionatamente.

L'avevamo già fatto... e non una volta sola.
Saranno state una decina, e tutte le volte è stato davvero magico.

Ma questo non era il momento. Dovevo sapere bene ciò che era capitato al mio migliore amico.

Quando Amanda si staccò da me, le accarezzai una guancia e insieme ci mettemmo a sedere.
La invitai a sedersi sulle mie gambe e lei capì al volo.
Poggiai la schiena al muro, per rimanere dritto.

«Amanda, devo chiederti una cosa» le presi le mani e lei mi guardò incuriosita.
Incominciai a disegnare dei cerchi invisibili con il pollice sul dorso delle sue mani.
«Si tratta di Damon e... Catherine» sospirai.
«Cosa è successo?» mi chiese.
«Una cosa strana e... brutta, ma voglio esserne sicuro al cento per cento per crederci davvero. Sono abbastanza sicuro che si tratti di un malinteso»
Lei annuì invitandomi a proseguire.
Sospirai e alzai lo sguardo, pronto a parlare.
«Ieri, Damon ha visto Cate... baciare qualcun'altro»
Amanda alzò un lato della bocca, assumendo una smorfia incredula.
«Cosa?» chiese.
«Lo so sembra abbastanza strano, ma la cosa che mi ha scioccato ancora di più è che... il tizio, quello che la stava baciando era... beh ecco...» la guardai negli occhi per cercare di comprendere se avesse capito a chi mi stessi riferendo, ma come fui felice di constatare, lei non ne aveva la minima idea.
«Will»
Amanda rimase impietrita.
Rimasi in silenzio, lasciandole spazio.
«Ma... n-non... cioè» balbettò «Non è possibile, è irragionevole... p-perché?»
Le sorrisi.
«È la stessa cosa che dico anch'io. Non ha senso, perché Catherine dovrebbe baciare Will? Cos'hanno in comune? E poi, prendere in giro Damon? Dopo che stavi quasi diventando anoressica per la sua sparizione dalla tua vita...» mi grattai la fronte «È una cosa davvero strana. Impossibile»
Amanda aveva lo sguardo perso nel vuoto, probabilmente stava cercando di trovare un nesso, qualcosa che spiegasse questo simile comportamento, ma invano.
Le presi le mani e lei uscì dai suoi pensieri, concentrandosi su di me.
«Dobbiamo scoprire la verità. Non voglio vedere Damon soffrire, ieri non è tornato a casa per quello che aveva visto. Ho paura che possa fare qualcosa di estremamente stupido»
Amanda annuì e aggrottò la fronte.
«Indagheremo e porteremo la verità a galla»
Le sorrisi.
«Amo quando fai così» le presi il volto tra le mani e mi avvicinai a lei, mordendole il labbro inferiore.
La sentii sorridere sulla pelle e mi avvolse il collo con le braccia.
Portai le mani sulla sua vita e l'avvicinai ancora di più a me, sentendo la sua intimità premere sulla mia.
Decisi di tornare a casa sul tardi.

Damon

Al era da Amanda. Ne ero sicuro.
Una voglia di andarlo a prendere per le orecchie mi persuase, ma mi ricordai della presenza di William in quella casa; così abbandonai all'istante quell'idea.

Avevo bisogno di schiarirmi le idee così uscii di casa e andai in spiaggia.
Con una mossa fulminea mi tolsi la maglia di dosso e altrettanto feci con le scarpe. Corsi sulla riva e mi buttai a mare.
L'acqua fredda mi fece rabbrividire, ma mi sentivo bene. Stavo cercando proprio quel contatto glaciale. Non avendo bisogno di aria, nuotai sul fondale senza risalire in superficie.
Il mondo sottomarino era davvero incantevole.

Pensai a quanto fosse bello essere un pesce.
Di sicuro non avrei problemi di nessun tipo, a parte la preoccupazione di essere mangiato da un simile più grande.

Lo squalo.
Perfetto. Lui sì che era un animale felice.
Avrei voluto essere uno squalo.

Mi schiaffeggiai mentalmente per quello che avevo appena pensato. Stavo delirando, decisamente.

Ritornai indietro e una volta vicino alla spiaggia, cacciai la testa fuori dall'acqua.

Risalii sulla riva e mi sedetti sulla sabbia. Avevo i pantaloni neri completamente zuppi, come quando avevo fatto il bagno con Cat... NO!
"Damon non devi pensarla." dissi tra me e me.

Presi in mano il ciondolo che avevo al collo.
Era una collana che avevo guadagnato in Italia, circa due secoli fa o forse anche di più.

Era morto il mio vicino di casa e il paese aveva preparato i funerali.
Quell'uomo, Salvatore, era stato un grande UOMO.
Aveva partecipato alla guerra, perdendo entrambe le gambe, ma era tornato a casa per stare con la sua amata.
Due anni dopo morì la moglie, per un attacco di cuore e lui rimase solo; non aveva né figli, e né nipoti e, purtroppo, neache fratelli.

Mi faceva una gran pena, così ogni giorno pranzavo con lui.
Fu lui a darmi la collana. Era del padre. Mi disse che se avesse avuto un figlio, la collana sarebbe passata a lui, ma non avendolo, la diede a me. Disse che per lui, ero stato il figlio che non aveva mai avuto.

Non andai al suo funerale, perché? Beh gli angeli caduti non possono entrare in chiesa, è come una specie di penitenza.
Se fossi entrato, quella sarebbe crollata.
Così, quando Salvatore morì, l'unica cosa che poteva riportarmi a lui era proprio la collana.

Mi mancava Salvatore.
Questo era uno di quei momenti in cui le sue storie avrebbero potuto salvarmi ancora una volta.

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