17. Amici come prima

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Amanda mi aveva fatto venire molti dubbi: e se avesse ragione? Se davvero Caleb fosse geloso?

Cosa di cui non sono affatto sicuro, visto che non ce n'è motivo, ma tutto è possibile.

Tra l'altro, è l'unica spiegazione valida per il comportamento di Caleb, altrimenti dovrei dare la colpa alle barrette energetiche di Melissa: magari Caleb ne ha mangiate troppe fino a far scoppiare i pochi neuroni che ha in testa, peggio della caffeina!

Scesi le scale dopo essermi vestito e beccai il mio "amico-nemico" fare colazione.

In teoria noi angeli mangiamo solo per non far sospettare gli umani, non abbiamo davvero bisogno di cibo... eppure in questa casa, oltre alle sigarette, non fa altro che circolare, peggio di un supermercato.

«Buongiorno» salutai il caduto con la chioma castana.

«Hey» disse in un sospiro.

Aprii il frigo per prendere il latte e mi sedetti a tavola.

«Tutto ok stamattina?» chiesi mentre inzuppavo un biscotto nella tazza.

«Abbastanza» sospirò di nuovo.

Lo guardavo un po' preoccupato, non si sa mai quando avrebbe potuto impazzire da un momento all'altro e procurarmi un altro livido gigantesco sul volto.

Caleb alzò lo sguardo, affranto.

«Mi dispiace per ieri sera. Non avrei dovuto spaccarti il labbro... non so davvero cosa mi sia preso. È che vederti con Catherine mi fa impazzire. State così bene insieme, per mesi non hai avuto una ragazza e, all'improvviso ecco che te la ritrovi in discoteca e da quel momento diventa la tua fidanzata perfetta mentre io ne cambio due o forse tre a settimana...»

Lo fissavo sconvolto.

Amanda aveva centrato in pieno.

«Non ti manca nulla, hai tutto ciò che vuoi... ma non te ne rendi conto. Volevo solo che ti mancasse qualcosa, Catherine sembrava perfetta.
Avevo bisogno di qualcuno da amare, qualcuno che stesse al mio fianco.
Pensavo che portando via da te Catherine, io sarei riuscito a colmare il vuoto che avevo dentro, e che tu provassi ciò che avevo provato io»

Eccome se aveva centrato in pieno.

Come avevo fatto a non capire? La bionda non lo aveva neanche mai visto!

Lo osservavo ancora pietrificato, nel frattempo il biscotto che stavo ancora inzuppando si era sbriciolato nella tazza.

«Sono stato uno stupido ok. Ma ti prego non odiarmi! Sei il mio migliore amico...» continuò.

Dopo alcuni secondi schiusi la bocca per parlare, ma non uscii alcun suono. Ero troppo perplesso.

Caleb mi guardò stranito e alzò le mani.

«Ho capito che non te lo aspettavi, ma ti prego... non guardarmi come un alieno!»

Mi sfuggì una risata, ma mi controllai subito... non volevo che fraintendesse.

«Tranquillo Caleb» finalmente riuscii a parlare. «È tutto apposto. Nessun rimorso» gli feci l'occhiolino.

Lui mi sorrise e sospirò, liberandosi di un peso.

«Senti, se vuoi questa sera usciamo io e te, e vediamo di trovare qualche ragazza che ti faccia esplodere i pantaloni. Ok?»

Lui rise «Ci sto».

Ci stringemmo entrambi la mano.

                                ~·~

Avevo sentito Cate per telefono e avevamo chiacchierato per un bel po'... fin quando Al non mi era venuto incontro staccandomi il telefono da mano e chiudendo la telefonata al posto mio, ficcandosi successivamente due dita in gola per simulare un conato di vomito.

Erano le 09:30pm ed io dovevo uscire con il mio caro amico Caleb, mantenendo la promessa.

Quando lo vidi scendere dalle scale tutto in tiro, gli feci un fischio e gli diedi una pacca sul sedere. Lui mi mostrò il dito medio.

«Ficcatelo da un'altra parte» gli dissi malizioso.

«Solo se lo fai tu» alzò un sopracciglio e mostrò il suo solito sorriso sghembo.

Arrivò Al che poggiò le braccia sulle nostre spalle.

«Beene, se i due fidanzatini hanno finito di molestarsi a vicenda a parole, direi di andare»

Lo spintonammo per terra e lui si piegò dalle risate.

Era bello ritornare ai vecchi tempi.

Entrammo in macchina ed io mi misi alla guida, Al non era neanche entrato in discoteca che era già brillo, meglio non rischiare.

«Allora dov'è che si va?» chiese tutto euforico il biondo che si appoggiò con le mani ai nostri sediolini.

«Prima di tutto, chi ti ha invitato?» dissi io.

«Ma dove andate voi, ci sono anch'io... soprattutto se si tratta di sbronze serali»

Caleb si girò verso il bimbo cresciuto che si stava scatenando sui sediolini posteriori.

«Va bene nano, ma la tua ragazza? Non è gelosa?» chiese stuzzicandolo.

Al alzò le sopracciglia compiaciuto.

«No, è d'accordo alla poligamia»

Gli misi una mano sulla fronte e lo spinsi fino a fargli toccare lo schienale.

«Stai calmo crodino. Non credo che Amanda sia d'accordo» ritornai a sedermi con le mani sullo sterzo.

«Solito Night Club?» chiesi.

«Nah, lì ci sono le solite puttanelle. Andiamo in quella disco sulla spiaggia, ci sono anche alcuni tipetti raffinati.
Mi pare si chiami "Doblò"» ammiccò Caleb.

«E Doblò sia» poggiai la mano sull'acceleratore e partimmo.

Al si stava scatenando in pista mentre io e Caleb eravamo seduti al bancone.
«Come hai capito che Cate fosse quella giusta?» mi chiese quest'ultimo.

Io ci pensai su.

«L'ho capito da come mi guardava e da come la guardavo io, da cosa provavo quando era al mio fianco, dal bene che le volevo e dalla continua voglia di abbracciarla quando la sentivo lontana»

Caleb annuì, sorseggiando quello che aveva nel bicchiere.

«E la prima volta che l'hai vista? Dico, la scintilla... come l'hai avuta?» mi rivolse uno sguardo speranzoso.

Il mio amico aveva bisogno di sentirsi amato, dovevo trovare qualcuno che lo facesse sentire importante.

«Beh, la prima volta è stato l'alcool» risi e gli diedi una gomitata.

Caleb mi sorrise divertito e diede un ultimo sorso al liquido trasparente.

Una ragazza dai capelli rossi e ricci si avvicinò a lui, mettendo in mostra la sua super scollatura.
«Eih... sei solo?» gli chiese mettendo un dito unghiato tra i denti.
Caleb le sorrise mostrando le sue magiche fossette.
«Sì, vuoi farmi compagnia?» le disse.
La rossa si sciolse completamente e si buttò letteralmente su di lui.

Risi a quella scena, ma sapevo benissimo che non era nulla di duraturo.

Erano passate circa due ore e non avevo più rivisto Al e Caleb da quando mi ero allontanato dal bancone.

Poiché i due non si facevano vivi, decisi di fare un giro sulla spiaggia, visto che questa discoteca era anche un lido per i turisti.

Mi tolsi le scarpe e camminai a piedi scalzi sulla riva, bagnandoli ogni tanto con l'acqua del mare. Il volume della musica si era attutito e a mano a mano che mi allontanavo, riuscivo a sentire il rumore delle onde infrangersi sulla sabbia.
Ero nella pace dei sensi.

Ma ecco che all'improvviso suonò il telefono.

Mi chiesi chi fosse a quest'ora e allungai le mani nelle tasche per afferrare il cellulare, dopo alcuni tentavi ecco che lo trovai.

Era una chiamata da parte di Al.
Roteai gli occhi e risposi.

DANNATOTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang