42. Parlare

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Allison pov's
Se n'è andato. Mi ha lasciata qui, davanti all'ospedale da sola. Abbiamo avuto una discussione fin troppo animata in macchina, ho dovuto dirgli di non agitarsi tanto se non voleva farci morire per un incidente stradale. Tyler e l'incoerenza sono una cosa unica: <<Non ti giudicherò>>, e tre secondi dopo fa il bambino arrabbiato. Non credo di averlo mai visto così arrabbiato, ma sono fatti suoi, è mio padre, e si mi ha fatto soffrire molto, ma non posso ignorare una chiamata del genere.
Entro al Grey Hospital e vado spedita verso la segreteria. Le pareti sono di un giallo simile alla pappa per i bambini e c'è un via vai di gente che si sposta da una stanza all'altra, quelli che corrono o quelli che camminano.
<<Salve.>>, dico per attirare l'attenzione della giovane infermiera che mi accoglie con un caloroso sorriso. Mi sporgo leggermente in modo da poterla guardare. <<Salve ha per caso bisogno?>>, chiede. Mi mordo il labbro prima di parlare. <<Sono Allison Cooper. Figlia di Frank Cooper.>>, balbetto. <<Mi hanno chiamato d'urgenza.>>, aggiungo.
L'infermiera digita qualcosa sul pc per poi sorprendersi. <<Si. Suo padre è in terapia intensiva, posso avere dei documenti?>>, chiede poi. Le allungo la mia carta di identità sul bancone e aspetto che controlli tutto il necessario. <<È minorenne. Sua madre è disposta a venire?>>, dice ridandomi la carta. Annuisco e le passo il numero di mia madre.
<<Bene. Sta arrivando. Può accomodarsi in sala d'attesa o andare direttamente in camera di suo padre: secondo piano stanza 6.>>, dice dopo cinque minuti. Riprende a fare quello che stava facendo prima sul computer e sorseggia dalla sua tazza una bevanda che suppongo sia caffè.
Decido di stare in sala d'attesa ad aspettare mia madre.
Trovo un posto libero e mi trascino tutte le mie cose dietro, mi siedo affianco ad una signora con in braccio una bambina di si e no 7 anni che piange senza sosta.
Davanti a me ci sono due ragazzi, una ha il polso mezzo rotto mentre l'altro ha un occhio nero. Mi squadrano da capo a piedi e dopo due minuti tornano a parlare.
Guardo il telefono nella speranza di vedere un messaggio di scuse da parte di Tyler, ma come sempre il suo orgoglio glielo impedisce.
Leggo un messaggio di mia madre;
Sto arrivando, sono con Christian.
Oh no. Digito qualcosa riguardante Christian. Non si sa trattenere.
Ma ovviamente non ricevo risposta e solo Dio sa che cosa accadrà. Dieci minuti dopo mio fratello minore entra accompagnato da nostra madre, si guarda in torno per cercarmi, alzo leggermente la mano per farmi riconoscere e vengono verso di me con uno sguardo serio. <<Tesoro tutto bene?>>, chiede mia madre dandomi un bacio sulla fronte. Annuisco e guardo Christian. <<E' al primo piano stanza sei.>>, dico prendendo le mie cose e alzandomi dalla sedia.
<<Vedi di contenerti.>>, sussuro a Christian a denti stretti senza farmi sentire da nostra madre.
Mi lancia un'occhiataccia e schiaccia il bottone per chiamare l'ascensore. <<Dobbiamo decidere insieme.>>, dice mia madre entrando per prima in ascensore. <<Non dobbiamo decidere un bel niente. Non lo fa punto.>>, interviene Christian. Alzo gli occhi al cielo. <<Non sappiamo neanche se sono compatibile.>>, ribatto. Mi indica e con uno sguardo ironico risponde: <<Non c'è bisogno di saperlo.>>. Guardo mia madre ma non mi aiuta per niente.
Vogliono davvero ignorare una chiamata d'aiuto?
Esco dall'ascensore con Christian affianco e mia madre davanti. Prima di entrare nella stanza mia madre si ferma. <<Entro prima io.>>, dice. Apro la bocca e la blocco afferrandole il braccio. <<Non sei obbligata ad entrare.>>, sussurro. Christian mi poggia una mano dietro la schiena. <<Ci entro io.>>, dice quest'ultimo. Nego con la testa ma mia madre si scosta ed entra per prima. Sbuffo e mi appoggio contro al muro.
<<Vuoi farlo?>>, chiede mio fratello guardandomi. <<Non posso non farlo Chri.>>, commento. <<Cosa devo fare? Ignorare tutto?>>, chiedo aprendo le braccia. <<Tu sai che cosa ti ha fatto. Perché vuoi aiutarlo?>>, ribatte.
Scrollo le spalle, forse sono troppo buona o forse c'è ancora una speranza che torni normale, che torni a fare il padre.
<<No Allison. Non ci pensare neanche, ti stai illudendo da sola. Non tornerà come prima, non è che se gli doni un pezzo di fegato ti amerà come una figlia, anzi, tornerà in casa nostra e ripeterà quello che per dieci anni ha fatto.>>, interviene mio fratello. Mi scosto da mio fratello ed entro in stanza. Mia madre è in piedi, con uno sguardo sconvolto.
<<Che succede?>>, chiedo guardando entrambi. <<Nulla, ce ne stavamo proprio per andare.>>, dice mia madre, mi prende per il polso ma sciolgo la sua presa delicatamente. <<Dammi cinque minuti.>>, dico. Christian fa per entrare ma mia madre lo blocca.

Frank è collegato a diversi macchinari, i ricordi mi affiorano. <<Tu e tuo fratello siete molto legati, eh?>>, commenta, come se avessi il diritto di farlo. Lo ignoro e mi guardo intorno.
<<Ti ricordi quando sono finita in ospedale? Quando mi hai fatto cadere giù dalle scale?>>, chiedo insediando i miei occhi nei suoi. Sta zitto. <<Il motivo erano le mie scarpe rosa non allineante alla perfezione.>>, aggiungo e un ghigno cattura il mio viso.
<<Te lo ricordo quel livido sull'addome? In estate? Quando mi hai tirato un cazzotto così forte da farmi finire per terra? Avevo solo sei anni. Lo sai?>>, continuo. Distoglie lo sguardo. Non gliela avrei lasciata vinta. Non oggi.
<<E quella volta che ho dovuto tenere un cappello in testa per due settimane, perché mi avevi fatto un taglio in fronte e ti sei rifiutato di portarmi al pronto soccorso?>>, aggiungo. <<Quello era per non aver mangiato tutti i fagioli, avevo sette anni.>>.Alzo gli occhi al cielo cercando di non far scendere le lacrime. <<Poi hai delirato una notte. Non ti bastava trovare un pretesto per picchiarmi ogni giorno. Quella sera volevi di più e non l'hai ottenuto.>>, dico a denti stretti. Abbasso la manica della mia maglia e mostro la cicatrice, una delle tante, che però ha lasciato un ricordo più brutto delle altre. <<Te ne sei andato. Per otto anni e hai continuato a perseguitarmi negli incubi. Nelle notti temporalesche. Il tuo ricordo è inciso sulla mia pelle e tu ne vai fiero.>>, sbotto. <<Ho la schiena segnata dal tuo ricordo.>>. Prendo un respiro profondo e cerco di controllarmi. Se solo Tyler fosse accanto a me sarebbe tutto più leggero, tutto molto più facile.
<<Non ho dimenticato cosa mi hai fatto, cosa ci hai fatto. Non ti ho dimenticato. Sei un incubo e per una parte di quegli otto anni ho sperato che tu tornassi e mi chiedessi scusa. Poi ho realizzato che in realtà eri solo un mostro e io una ragazzina ingenua che voleva un padre che la difendesse dai ragazzi cattivi e minacciasse di picchiare qualsiasi ragazzo provasse solo ad avvicinarsi.>>. Mi fermo. <<Ti volevo alle feste del papà, ed è stato straziante, peggio di tutte le notti che andavo a letto di strutta per colpa tua.>>. Sfogo tutta la mia rabbia, tutto il mio dolore su di lui.
<<Ora che sono riuscita a scordarmi di te sei tornato, non ti è bastato prenderti un pezzo della mia vita, tutta la mia infanzia. Vuoi pure che mi sottoponga ad un intervento per salvarti la vita.>>. Come se se lo meritasse.
<<Ma nonostante tutto farò quegli esami, e se sarò compatibile farò l'intervento. Ma ad una sola condizione: io non ti voglio più vedere. Devi stare lontano da me, da Christian, dalla mamma, da Daniel. Non voglio vederti, neanche sentirti. Devi sparire dalla mia vita.>>, finisco. Ho parlato per tutti gli anni che sono rimasta zitta, ho parlato per tutte quelle volte che soffocavo i singhiozzi nel cuscino. Ho parlato perché io dovevo dare voce a me e alla mia famiglia, ho parlato perché stare zitti non va bene.
Mi alzo dalla sedia e mi fermo davanti alla porta. Lo farò a costo di non vederlo mai più. È la cosa giusta, per tutti.
<<Grazie.>>, sussurra.

Il Ragazzo Dagli Occhi Verdi [Wattys2017]Where stories live. Discover now