22. Realtà

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Si passa una mano tra i capelli e mi guarda con quelle pozze verdi. La pioggia cade incessante sull'asfalto, i nostri capelli ormai sono zuppi, come i nostri vestiti. Mi mordo il labbro e abbasso lo sguardo sui miei anfibi neri. La tensione tra di noi è alta, la sento io come la sente lui. Nessuno dei due avrebbe mai immaginato questa scena, anzi precisamente nessuno dei due avrebbe mai voluto che succedesse.
Le mie gambe tremanti dalla paura, dal nervoso o da non so che altro contraddicono le mie idee.
Quando le mie labbra hanno toccato quelle di Tyler, come se volessero altro, il temporale si è come ovattato, non lo sentivo, sentivo solo gli schiocchi dei nostri baci, la sua lingua che danzava e la mia che la rincorreva inesperta.
Quando lui è con me i ricordi di mio padre non li vedo, non li sento. Tyler ha una certa somiglianza con mio padre ma con lui mi sento al sicuro. Quella sensazione di sicurezza che ho solo con lui, sentirsi così bene quando la tua vita è caduta a pezzi, è come se mi stesse aiutando a rimettere insieme tutti i pezzi.
<<Che hai fatto al ginocchio?>>, chiede di punto in bianco. <<Eh?>>, ribatto confusa svegliandomi dai miei pensieri. <<Ah, nulla, son caduta.>>, rispondo realizzando la domanda.
Mi sento molto spaesata, ma soprattuto molto imbarazzata e a disagio.
Scoppia a ridere e il suo sorriso riflette sulle mie iridi marroni, le sue fossette compaiono sul suo viso come una cornice di un quadro.
Si tira giù la maglia come se volesse farla diventare più lunga di così.
Incrocio le braccia al petto e aspetto che finisca di ridere. <<Devo andare a casa.>>, borbotto iniziando ad incamminarmi, ma la sua mano mi afferra il polso. <<Ti accompagno io.>>, afferma e mi trascina affianco a lui.
<<Pioggia di merda.>>, borbotta scuotendo la testa. Gli schizzi dei suoi capelli mi arrivano in faccia e lo spintono leggermente.
Arriviamo a casa mia, finalmente. Mi accompagna fino alla porta di casa. Ci ripariamo sotto la tettoia e mi tolgo la felpa per dargliela, abita poco più lontano da me e di certo non voglio che si prenda un raffreddore, per una volta ha deciso di fare il gentile con me.
<<Tienila pure.>>, afferma con un cenno di mano, mi mordo il labbro e scuoto la testa. Alza gli occhi al cielo. <<Tienitela, me la porti un altro giorno.>>, ordina. Me la infilo di nuovo e guardo la pioggia cadere sulle pozzanghere. <<Grazie, per avermi accompagnato.>>. Sorrido timidamente e alzo lo sguardo verso di lui. Mi prende il viso tra le mani e mi lascia un rapido bacio a stampo per poi correre via sotto​ la pioggia. Resto pietrificata e lo guardo andarsene. Faccio un passo indietro sorridendo come un ebete e mi giro verso la porta.
Cerco le chiavi di casa dentro lo zaino e le infilo nella serratura, ma la porta è già aperta. Christian sarà entrato da poco e si è dimenticato di chiudere la porta, come suo solito.
Apro la porta e lancio il mio zaino per terra, la chiudo a chiave e noto la luce della cucina accesa. Vado verso la cucina e quando entro resto impietrita nel vedere la persona seduta sul tavolo della mia cucina.
I miei occhi sono sbarrati dalla paura. Il suo sorrisetto bastardo mi fa ancora più paura. Non ora, è solo un incubo.
La sua voce roca pronuncia quelle due parole che mi fanno rabbrividire e mi fanno capire che è la realtà.

"Bambina mia."

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SPAZIO AUTRICE

Hello people!!!!

Oggi è il mio compleanno!!! Finalmente!!

Voi? Come state? Come procede la scuola? Sommersi dallo studio?

Cosa ne pensate nel capitolo? (non insultatemi per come è andato a finire)

Vi amo cari lettori.
Scusate per gli errori.
Alla prossima.
-M.

Il Ragazzo Dagli Occhi Verdi [Wattys2017]Where stories live. Discover now