8. I postumi di una sbronza.

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Apro gli occhi di scatto.  La prima cosa che vedo è il soffitto nero, chi cavolo vorrebbe un soffitto nero? Cambio visuale e noto che le altre quattro pareti hanno lo stesso colore. Questa stanza è cupa, inquietate, disordinata e grande. Al muro sono attaccati poster di Nirvana, Queen, Rancid, Yankees, squadre di basket o di baseball. L'unica cosa che muovo sono gli occhi, è come se il mio corpo si rifiutasse di muoversi.
Anche le lenzuola sono nere e solo adesso noto che quello che ho addosso non è quello che avevo ieri, ho una maglietta grigia e dei pantaloncini da basket rigirati al meno sette volte. Questa stanza rappresenta proprio il carattere di Tyler. Mi sforzo di ricordare come diamine sia finita qui, so benissimo dove mi trovo, visto che ho passato la notte a vomitare nel bagno di casa di Tyler, quello è un po' difficile da dimenticare, ma ho un vuoto di memoria e più sforzo di ricordare più mi fa male la testa, quindi prendo una decisione saggia e smetterò di sforzarmi, anche perché se nessuno mi ricorda che cosa ho fatto ieri sera non me lo ricorderò mai.
Mi alzo dal letto e il pavimento gelato viene a contatto con i miei piedi scalzi.
La stanza vista da questa prospettiva è molto più grande, ci sono CD, libri e fogli nelle mensole, una scrivania con i libri tutti in disordine, nell'angolo della stanza c'è una poltrona di pelle, una di quelle poltrone dove la voglia di sprofondarci dentro è più alta della tua ragione. Cammino per la stanza in cerca di un paio di calzini, ma quando la porta si spalanca sobbalzo dalla spavento. Mi tranquillizzo un po' vedendo quegli occhi verdi che non so come molte volte mi danno un senso di pace. <<Merda ti senti ancora male?>> chiede varcando la soglia di camera sua. Scuoto la testa in risposta. Indossa solo dei semplicissimi pantaloni da basket. Senza maglia si intravedono di più i muscoli e capisco come molte ragazze gli vadano dietro. Onestamente non mi ero mai soffermata sul suo fisico, anzi se dobbiamo dirla tutta non mi ero mai soffermata su di lui in generale. <<Infondo a destra c'è il bagno, puoi andare a darti una lavata, puzzi ancora di alcool.>> Borbotta.
Poi esce da quella che presumo sia camera sua e dopo un paio di minuti ritorna con un jeans da donna e dal suo armadio tira fuori una felpa. <<Metti questi.>> Ordina. Esce di nuovo, ma questa volta lo seguo in una stanza tutta il contrario della sua. Questa stanza è luminosa, il colore principale è il bianco e sicuramente è più ordinata della sua. Dal cassetto del comò tira fuori un paio di slip e un paio di calzini. <<Puoi anche tenerteli.>> Afferma e sorrido per la sua espressione disgustata. Prendo i vestiti e vado verso il bagno. <<Nel secondo cassetto c'è uno spazzolino nuovo, puoi usarlo.>> mi urla dietro. Non rispondo e mi chiudo in bagno per farmi una bella doccia.
Lascio che l'acqua scorra sul mio corpo e le preoccupazioni si fanno largo verso di me. Tyler non avrebbe mai fatto in modo che mi accadesse qualcosa, Alexander per lo meno l'avrebbe ucciso e su questo sono molto tranquilla, ma se invece avessi detto cose che dovevano rimanere solo mie?
Passo la mano sulla cicatrice che ieri ho lasciato scoperta ed è sempre il solito ricordo che molto probabilmente non mi lascerà mai.
Dopo venti minuti buoni esco dalla doccia, mi infilo i jeans e la felpa, mi asciugo i capelli e li lascio sciolti. La felpa mi arriva a metà coscia e le maniche sono molto più lunghe delle mie braccia. Esco dal bagno e mi stropiccio gli occhi. Sento dei rumori in cucina, così vado verso la cucina intuendo che Tyler stia cucinando qualcosa.

<<Sta mattina ti ha chiamato Emy, ho risposto io e le ho detto di incontrarci per darmi il tuo zaino. Poi ho mandato un messaggio a tuo fratello dicendogli che dormivi a casa di Emy.>> Spiega girandosi verso di me. Si è cambiato: adesso indossa uno dei suoi soliti jeans, una maglia bianca e una felpa grigia con la zip aperta. Sta cucinando delle uova strappazzate con del bacon.
Afferro il mio zaino e controllo se ci sono tutti i miei libri di oggi. Fortunatamente Emily, non so come, è riuscita a prenderli tutti. <<Alexander non sa niente per la mia incolumità, quindi ti pregherei di non dirglielo.>> Aggiunge. Mette le uova strapazzate in due piatti e me ne porge uno, mi allunga una forchetta e il sale, poi si siede difronte a me. Non parla, rimane zitto. <<Per cas->>, non mi fa neanche finire la frase che mi interrompe. <<Non abbiamo fatto nulla, non sei il mio tipo, Cooper. Senza offesa.>> Dice, rimango un attimo confusa, anche perché non era la domanda che stavo per fare ma la rabbia inizia a scorrere sul mio corpo. Cosa voleva di dire con quell'affermazione? Che non sto nei suoi standard di bellezza? Ma chi si crede di essere?
Afferro il mio zaino con violenza e me lo metto su una spalla. <<Non so da dove ti sia uscita questa risposta, non mi interessa neanche. Ma se nessuno ti ha ancora detto che non sei nessuno per giudicare gli altri, te lo dico io adesso.>> Sbotto. Rimane con occhi spalancati per la mia reazione. Forse ho esagerato, ma non era nessuno per giudicarmi. Mi giro e cammino verso la porta di ingresso che sbatto appena esco fuori da quell'appartamento.
Scendo le scale di fretta e vado verso la fermata del pullman. Dopo pochi minuti, per fortuna, il pullman arriva e salgo di fretta.
Quando scendo dal pullman vedo la sua audi nera parcheggiata nel parcheggio della scuola.
MPrendo un bel respiro ed entro dentro questo edificio maledetto. Vado verso il mio compagno di avventure e con violenza butto tutti i libri dentro. <<Qualcuno qua è arrabbiato...>> cantilena Alexander affiancandomi. <<Non è vero.>> Borbotto sbattendo l'anta dell'armadietto. Ci incamminiamo insieme verso le nostre aule, ho l'ora di storia e lui quella di psicologia, fortunatamente la strada è la stessa, Emily dovrebbe arrivare da un momento all'altro.
Mi massaggio la testa dolorante a causa del mio post sbronza. <<Ieri hai bevuto parecchio.>> Afferma Emily, affiancando Alexander. <<Anche tu.>> Ribatto. Mi lancia un'aspirina che prendo al volo e mi infilo in tasca, la prenderò a mensa. <<Grazie a Dio.>> Esulto ed Emily sorride divertita. <<Ma quella felpa è di Tyler?>> Chiede Alexander guardandomi meglio.
Di bene in meglio.
<<No è di Dan.>> Mento. Annuisce poco convinto e poi si ferma davanti alla mia aula. <<Ci vediamo dopo.>> Dico prima  di rifugiarmi dentro l'aula di storia.
L'unico posto libero è vicino ad Ashton, l'amico di Tayler, mi avvicino ai due banchi e mi siedo senza nemmeno chiedere.

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SPAZIO AUTRICE

Hello!! Ho aggiornato prestissimo e non so come io ci sia riuscita.
Grazie a tutti i miei lettori.
Alla prossima!
-M

Il Ragazzo Dagli Occhi Verdi [Wattys2017]Where stories live. Discover now