26 BATES MOTEL

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BATES MOTEL
L'insegna del Motel si dovrebbe illuminare di blu, ma le lettere B, A, T, S e M, T, E, lampeggiano dando l'impressione di spegnersi tra pochi secondi. Il Motel che abbiamo di fronte sembra più un carcere che un motel, le piante rampicati arrivano fino in cima dando l'impressione di essere ben poco curato. L'erba e ci cespugli non vengono tosati da anni, se non da secoli, rami di alberi sono per terra, nella stradina per arrivare all'ingresso del Motel. Tutto ciò rende tutto molto più inquietante e misterioso, come nei gialli di Agatha Christie.
La pioggia picchietta sui nostri ombrelli. Io e Tyler siamo sotto lo stesso ombrello, non ho spiccicato parola per tutto il tragitto con la paura di dire qualcosa di sbagliato. Ma l'unica cosa che mi passa per la mente è mio padre; il ricordo di quella notte, di tutte le altre notti, di me, del sangue, i miei lividi, le scuse e tutto quello che mi ha fatto diventare così insicura, a tutto quello che ha creato il mio caratteraccio che nemmeno io sopporto, che mi ha insegnato a stare attenta ai piccoli particolari, ai dettagli, che quelli contano più di ogni altra cosa. Crescendo ho imparato che i particolari, che i piccoli dettagli, non vengono mai notati. Io ero un dettaglio, ero un particolare, ero quella piccola piega all'angolo del quaderno che nessuno prova mai a mettere a posto o che non veniva notata perchè superflua.
Do' un'ultima occhiata all'insegna e aspetto Tyler prima di entrare.
Entriamo nella hall e aspettiamo che qualcuno ci accolga.
Il pavimento è ricoperto di moquette e pois gialli. Due poltrone in pelle sono affianco alla porta di ingresso, con un tavolino al centro, sommerso di riviste del 2015. Guardo i quadri macabri appesi alle pareti a bocca aperta. Ma dove diamine ci hanno mandati.
<<Buonasera!>>, un uomo compare dal nulla e si avvicina a noi. Sussulto dallo spavento e mi metto una mano sul petto. Sento Tyler ridacchiare ma lo ammonisco con una gomitata. La divisa dell'uomo è impeccabile, la sua testa è ovale e pelaticcia, è alto quanto me, forse qualche centimetro in più, avrà una sesantina d'anni e dalla targhetta che ha all'angolo della divisa intuisco sia il proprietario. Dopo averci consegnato le chiavi, l'uomo misterioso ed inquietante, come il suo Motel, ci garantisce la sua disponibilità per questa notte. Io ed Emily siamo nella stessa stanza, N. 222.
<<Ultima porta infondo a destra primo piano.>>. Ci hanno detto prima di indicarci le scale in cui dovevamo salire. Il corridoio con i quadri è lunghissimo e la nostra stanza è l'ultima. Una mia grande fobia sono i quadri nei Motel, ogni tipo di quadro, è qualcosa che mi mette più ansia del solito. Finalmente arriviamo di fronte alla nostra stanza, infilo la chiave nella serratura e giro, senza aprire la porta. <<Aprila che aspetti?>>, cantilena Emily impaziente. <<Non si apre.>>, sbotto spingendo verso l'interno con tutta la forza che ho. Emily prende il mio posto con l'intento di aprila, ma come previsto, non si apre. <<Fantastico!>>, esclamo battendo la mani sulle cosce. Bloccate in un corridoio pieno di quadri, di fronte all'ultima stanza, mentre fuori c'è un uragano. La porta di fronte alla nostra si apre. Indietreggio di colpo e sbatto la testa sul muro. <<Aia.>>, brontolo toccandomi il punto dolorante. Sento la risata di Alexander ma basta un'occhiataccia per farlo smettere. Dopo pochi minuti, i capelli ricciolini di Tyler spuntano fuori dalla loro porta, lo guardo mentre esce dalla stanza e si appoggia al muro. Emily spiega la situazione ad Alexander, che si dirige verso la nostra porta e gli tira una spallata per aprila, senza ottenere nessun risultato, così gliela tira il doppio più forte facendo un tonfo infernale, ma aprendola. <<Motel di merda.>>, sbotta massaggiandosi la spalla. Entriamo tutti e quattro e ci sediamo sul divano un po' troppo piccolo per tutti. Emily e Alexander si prendono metà divano per mangiarsi senza nessun pudore e io e Tyler schiacciati nell'angolino.
Afferro il telecomando e accendo la televisione, ma quello che vedo è il nero e dopo pochi secondi un suono acuto entra nelle mie orecchie. <<Ma che cazzo.>>, urla Tyler per sovrastare il rumore. Si lancia sopra di me per prendere il telecomando. Spegne la televisione e si rimette al suo posto. Mando un messaggio a Daniel: Nel weekend vieni a casa che ti devo parlare.
Non fare casini, ti voglio bene.

Spengo il telefono e vado in bagno per sistemarmi il fondotinta che fra poco si rovinerà. Prendo il fondotinta che fortunatamente mi sono portata dietro, lo appoggio sul lavandino e mi sciacquo la faccia togliendomi del tutto il trucco. Guardo il livido sul mio volto, lo tocco col dito provocandomi brividi in tutto il corpo. Applico delicatamente il fondotinta e nascondo la verità, fingendo che tutto non sia mai successo. Mi lavo le mani dopo aver finito e me le asciugo con l'asciugamano marrone. Rimetto tutto apposto e mi faccio due trecce francesi per sistemarmi per la notte.
Esco dal bagno e vedo Tyler seduto sul divano a gambe incrociate che scrive un messaggio. Apro bocca per chiedere dove sono finiti i miei due migliori amici, siccome in questa stanza c'è solo il bagno e il salotto. <<Volevano stare soli.>>. Scimmiotta le loro voci lanciando il telefonino sul comò affianco al divano.
Ah.

Il Ragazzo Dagli Occhi Verdi [Wattys2017]Where stories live. Discover now