[23] ▪️Era scritto nelle stelle▪️

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«Naruto-niichan!» Una voce squillante e familiare interruppe il sonno di Naruto, che gemendo infastidito aprì un occhio celeste, per scrutare quel bambino con i capelli a spazzola e una lunghissima sciarpa blu correre verso di lui. Sorrideva, mettendo così in mostra il dente appena scheggiato, memore di una brutta caduta di appena qualche settimana prima.
«Che c'è, Konohamaru? Ho sonno, lasciami in pace dai.» Biascicò sbadigliando. Quel pomeriggio estivo gli aveva fatto venire una sonnolenza non da poco, che lo aveva costretto a ritagliarsi un angolo di pace in cui sonnecchiare... Sì, be', era durato venti minuti.
«Naruto-niichan, giochi con me a nascondino?» Esclamò, fermandosi davanti al ragazzino.
Naruto si mise seduto, stiracchiandosi appena. «Sono troppo grande per questo, ho dieci anni ormai! Se vuoi posso giocare con te a calcio, o a campana, ma nascondino?» Gonfiò il petto facendo il difficile. In realtà amava quel gioco, ma era divertente prendere per i fondelli Konohamaru.
Il bambino tuttavia, non si dimostrò dispiaciuto come al solito, anzi le sue labbra si tirarono in un sorrisino poco rassicurante. «Come vuoi allora, dirò a Shion-neechan che eri occupato a dorm
«Sono pronto, andiamo.»
Il ghigno del bambino poté solo ampliarsi, era davvero facile convincere il fratellone quando ci andava di mezzo la sorellona.
C

i misero poco a raggiungere il pratone dietro la scuola, e il piccolo gruppo era già radunato lì per giocare.

«Finalmente siete arrivati!» Disse la piccola Moegi, scattando in piedi e pulendosi la polvere sui pantaloncini.
Era una bambina con la bocca insolitamente larga e buffi codini; insieme a Udon, un bambino con gli occhiali e il moccio al naso, se ne stava sempre con Konohamaru, probabilmente aveva una cotta per lui.
«Scusate il ritardo, ci ho messo un po' a trovare Naruto-niichanKonohamaru si grattò la nuca, a disagio sotto lo sguardo della coetanea. «Giochiamo!»
«Dovremmo fare il gioco dei bastoncini per chi conta.» Suggerì Shion, con un largo sorriso.
Naruto si perse come al solito a fissarla, lottando per non arrossire: era così carina, accidenti... I capelli rossi erano ancora più lunghi e legati nella solita treccia, gli occhi erano grandi e pieni di vita; le piccole efelidi che le adornavano il viso si cospargevano anche lungo parte delle braccia, scoperte dal vestito verde che aveva addosso. Nonostante l'aria quasi regale, quella bambina era una forza della natura: un esempio? I pantaloncini che teneva rigorosamente sotto la gonna e i numerosi cerotti e piccole cicatrici un po' dappertutto.
«Ah, ma io perdo sempre.» Si lagnò Naruto in un borbottio.
«Ti offri allora, Nacchan?» Chiese la ragazzina, divertita.
«NO!» Esclamò subito, troppo orgoglioso. «Facciamo a sorte!»
Toccò a Udon contare, e mentre si copriva gli occhi nascondendo il viso in una quercia lì vicino disse a gran voce che avrebbe contato fino a cinquanta.
Naruto e Shion si lanciarono uno sguardo d'intesa, annuendo, e già dal primo secondo corsero via in direzioni diverse, imitati da Konohamaru e Moegi.
Io e Shion ci nasconderemo nel ripostiglio sul retro, vedi di non copiarci Nacchan, lo avvisò Kaya, sogghignando.
"Non ti preoccupare, mi arrampicherò su un albero che ho visto prima: miope com'è Udon non mi vedrà mai!"
E tutto soddisfatto di sé corse via, accusando una certa fatica.

...

Naruto corse più veloce che poteva, i polmoni che bruciavano e le lacrime che minacciavano di scendere copiose lungo le guance segnate dai lividi.
Doveva raggiungere la scuola, il punto di raccolta in caso di emergenza era lì, ma... Sapeva che Konohamaru e i suoi amici non ci sarebbero mai arrivati in tempo, doveva avvertirli o per loro sarebbe stata la fine.
Da questa parte, i superstiti sono rintanati nella scuola! Abbaiò una voce roca e profonda, e Naruto trattenne il respiro terrorizzato. Per una pura casualità cadde rovinosamente a terra fra l'alta erba del pratone, così il piccolo plotone di lupi non lo notò quando passò a pochi metri da lui, correndo come il vento.
Pietrificato dalla paura, il ragazzino si tappò la bocca con le mani e tirò sul col naso, costringendosi al silenzio più totale: se avessero anche avuto l'impressione che in quella piccola distesa verde ci fosse qualcuno di vivo, sarebbe stato spacciato.
Senza trasformazione e da solo, la preda perfetta. Naruto strinse i denti per la rabbia, e dopo interi minuti si alzò nuovamente, con un gemito: aveva le ginocchia piene di tagli e lividi, uno era particolarmente brutto da vedere e di un preoccupante violaceo, ma cosa importava? C'erano persone che non respiravano nemmeno.
A quel pensiero gli scappò un singhiozzo, scosse la testa per tornare concentrato: doveva trovare i bambini e portarli sulla montagna dell'inchiostro, la scuola non era più un posto sicuro e questo lo sapevano tutti.

[Sasunaru] ᎪNᏆᎷᎪ ᏩᏌᎬᎡᎡᏆᎬᎡᎪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora