[1] ▪️Incontri ravvicinati▪️

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Kiba odiava andare in perlustrazione. Era noioso, controproducente e molto spesso inutile: dopotutto, chi avrebbe avuto il coraggio di avvicinarsi al territorio del branco della Bestia Nera?
Quel sabato in particolare poi, avrebbe di gran lunga preferito rimanere a dormire al calduccio nella sua trapunta, invece di camminare per il bosco...
«Che palle.» Borbottò a un tratto, per manifestare il suo disappunto anche alla squadra: tuttavia, Hinata e Shino non parvero essere particolarmente toccati dalla cosa.
«È passata solo mezz'ora, Kiba.» Gli fece notare l'altro ragazzo. Aveva il volto quasi totalmente coperto da due lenti rotonde, e indossava un pastrano beige. «Hai intenzione di lamentarti per tutto il tempo?»
Il castano gemette. «Solo mezz'ora?»
«Ventisette minuti.» Li corresse Hinata, timidamente. «Coraggio, in qualche ora saremo di nuovo a casa.»
«Qualche ora in cui avrei potuto dormire.» Bofonchiò, scocciato. Un freddo venticello iniziò a soffiare, facendolo rabbrividire. «Insomma, non succede mai niente! La foresta è il nostro territorio e questo lo sanno tutti, volete dirmi chi sarebbe così stupido da...» La voce gli morì in gola.
Kiba si fermò, annusando l'aria; il suo sguardo si era fatto così serio che i compagni lo imitarono, attenti.
«Cosa...» Iniziò Hinata.
L'amico le mise una mano davanti per interromperla, e continuò a fiutare ciò che il vento aveva portato con sé: il suo fiuto era il migliore del branco, era per questo che veniva sempre chiamato per le perlustrazioni, e alla fine Kiba stesso sapeva che nessuno avrebbe potuto sostituirlo, in questo. Anche l'Alpha lo sapeva, era per questo che mandava sempre lui.
«C'è stato un combattimento vicino alla collina, ai confini della Sorgente. Sento molto sangue, ci sono dei morti e un ferito.» Disse alla fine, quasi in un mormorio.
La squadra si attivò in un attimo: bastò uno sguardo d'intesa, e poco dopo tre lupi stavano correndo come il vento, dritti verso la meta.
Due esemplari maschi dal pelo castano e una femmina dalla colorazione sul violetto, a causa dei riflessi del sole; gli occhi di quest'ultima erano davvero particolari, in quanto non del giallo tipico dei Beta, ma di un perlaceo rosa. Con quegli occhi, Hinata riusciva a captare l'energia vitale intorno a lei, era un potere che da secoli le era stato tramandato dal suo ramo della famiglia, un altro molto utile per la ricerca. Quella squadra non era stata fatta a caso.
Sfrecciarono a tutta velocità fra gli alberi per qualche minuto, Kiba era in testa al gruppo, anche se ormai il suo vantaggio non c'era più: erano vicini, molto vicini, l'odore di sangue e morte impregnava l'aria intorno loro come miele su un alveare. Era disgustoso, ma ci erano abituati.
Finalmente giunsero in vista della Sorgente, un corso d'acqua limpida che tagliava il bosco in due: poco dopo la sua sponda opposta, infatti, il territorio del branco finiva, e iniziavano i villaggi confinanti. Ciò che gli si parò davanti agli occhi, tuttavia, fu tremendo.
I corpi di tre lupi, o ciò che rimaneva di loro, giacevano senza vita sul terreno umido di pioggia: erano fatti a pezzi, cosparsi di sangue ormai secco, e nei loro occhi spenti c'era ancora terrore puro.
È terribile, pensò Hinata, attivando così il collegamento mentale con i suoi compagni. Un altro trucchetto utile di cui erano capaci i guerrieri lupo. Chi può aver fatto questo?
Chiunque sia è ancora nei paraggi, oppure ha risparmiato un membro che adesso è ferito, ribattè Kiba, fiutando il terreno con il suo umido naso nero.
È vicino? Chiese Shino.
Più che vicino... Il filo dei pensieri del ragazzo divenne angosciato. È qui, a qualche metro da noi!
Raccomandandosi di restare in guardia, i tre si avvicinarono lentamente a una grande roccia, cosparsa anch'essa di macabri schizzi di sangue secco, alla quale Kiba aveva subito puntato, senza esitazioni.
Un debole gemito interruppe il loro silenzio carico di ansia crescente, si bloccarono.
Fu proprio Kiba, quasi restio, a farsi avanti dopo qualche secondo, e a scoprire che dietro il masso vi era un ragazzo.
È in forma umana! Merda, è anche più morto che vivo... Il giovane, infatti, era ricoperto di sangue e ferite, praticamente in ogni punto del suo corpo c'erano morsi, graffi o lividi violacei: aveva gli occhi chiusi e il viso corrugato in una smorfia di dolore puro.
È probabile che abbia passato l'intera notte qui, come fa a essere vivo? Si chiese il castano, sconcertato.
Cosa ne facciamo di lui? Non puzza come un Omega, ma non porta nemmeno l'odore di qualche branco in particolare. Disse Shino, grattando la terra con le zampe anteriori.
Non possiamo lasciarlo qui! Si oppose subito Hinata, scuotendo il capo. Morirà!
E allora cosa ne facciamo? Sasuke non sarà contento se lo porteremo con noi.
La lupa si avvicinò al ragazzo, annusando il suo odore. Sotto l'olezzo di sangue, percepiva un delicato profumo di foresta, e fiori. Me ne assumerò la responsabilità, se necessario. Questo ragazzo ha bisogno di cure immediate, mi rifiuto di lasciarlo qui.
I due si arresero. D'accordo, lo porto io, Si offrì Kiba alla fine. Non che fosse chissà quale montagna di muscoli, ma sicuramente rispetto ai suoi compagni era il più prestante e resistente. Le corse nei campi con il suo cane lo avevano abituato bene, da piccolo.
Forza, torniamo a casa.


«Naruto, sai cos'è quello?» Gli chiese, indicandogli il cielo azzurro sopra di loro. Stare distesi così, in mezzo a un prato e in stretto contatto con l'erba fresca, lo faceva sentire libero.
«È il cielo, mamma.» Rispose il piccolo, guardando con fare interrogativo la donna sdraiata accanto a lui.
Lei gli sorrise, mentre il vento le accarezzò i capelli rosso fuoco. «Giusto, ma ti sei mai chiesto a che cosa serve?»
Naruto alzò un sopracciglio dorato. «Non serve a niente. C'è e basta.»
«Tutto e tutti hanno uno scopo, Naruto. Il cielo, ad esempio, serve per ricordarci quanto siamo piccoli rispetto al mondo, ma non per questo che siamo poco importanti. Il sole ci scalda, e ci dona la vita, senza pretendere nulla in cambio: e poi c'è la luna, che ci fa sempre compagnia e illumina anche le notti più buie.»
Il bambino ascoltò meravigliato il racconto della madre, gli occhi cerulei che brillavano di genuina meraviglia. «A scuola non dicono così!»
La donna rise. «La scuola ti insegna le cose come stanno, ma alla tua mamma piace sempre uscire dagli schemi.»
Poi, rimasero in silenzio, a contemplare quella distesa celestina. Naruto pensò e pensò, per interi minuti, e quando si arrese domandò:
«A cosa servo io, mamma?»
Il sorriso di lei si fece dolce; con fare materno, accarezzò la zazzera bionda del figlio. «Per ora, sei il sole di mamma e papà. Quando sarai più grande, capirai da solo che cosa dovrai fare, piccolo mio.»
Lui si imbronciò. «Ma io volevo saperlo subito!» E così la fece ridere nuovamente.
«Siamo impazienti, eh? Vedrai che il tempo passerà in fretta...» I suoi si tinsero di malinconia. «E ben presto, sarai grande, Naruto.» Terminò flebile.







Zona Autrice:

Ohayo, minna-san!
So che questo capitolo è più corto dell'altro, e so che non succede granché, ma tenete duro: Già dal prossimo, avrete un assaggio del trash XD

Ribadisco, per il gruppo Telegram non esitate a scrivere a me o a Vanessa_Butterfly_, tranquilli che non mordiamo eh! Siamo già in tre, sarebbe bello aumentare di numero u.u

Ah, comunque il fatto che io aggiorni a quest'ora è un evento più unico che raro, probabilmente accadrà pochissime volte: finalmente, la scuola ha allentato la pres-Ah no, è che domani ho due verifiche e un'interrogazione. Okay, niente.

Sayonara!

P.s. ho provato a lasciare spazio tra una frase e l'altra, per permettervi di commentare di più, ma non è venuto fuori nulla di decente, quindi sono tornata a com'era prima, mi dispiace XD

- C_Andy

[Sasunaru] ᎪNᏆᎷᎪ ᏩᏌᎬᎡᎡᏆᎬᎡᎪDove le storie prendono vita. Scoprilo ora