La principessa e la festa di compleanno

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La principessa e la festa di compleanno

«Stai andando troppo veloce.»

«Come, prego?»

«Mi ripeto: stai andando troppo veloce.»

«Stai scherzando, vero?»

«Non sto affatto scherzando. Il cartello dell'autostrada mostrava chiaramente che il limite massimo di velocità era centodieci, e tu stai sforando i centotrenta. Principessa, rallenta. Immediatamente.»

«Non ho capito bene, mi hai appena ordinato di rallentare nonostante la macchina non sia la tua e la patente appartenga a me?»

«Sì, lo sto facendo. Perché se non te ne sei accorta io sono in macchina con te, e ci tengo alla mia vita più di quanto tu creda. Maledizione!» Jack impreca quando nota che il numero sul display della macchina che monitora la velocità non si è minimamente abbassato. «Pensavo che fossi una principessa, non che guidassi come se fossi uscita dalle riprese di Fast and Furious.»

Lo fulmino con un'occhiataccia, Papillon, seduto comodamente sui sedili posteriori, latra qualcosa con il musetto irritato rivolto ancora verso Jack che, in risposta ai suoi guaiti, gli mostra il medio, per poi accarezzarsi con sofferenza il braccio sinistro, sul punto in cui è stato morso. «Ti dovrei denunciare» mormora sottovoce, facendomi scoppiare in una fragorosa risata.

«Denunciarmi? E per cosa?»

«Istigazione all'omicidio.»

La risata che esce dalla mia gola è così sincera da spaventarmi. Stringo fra le dita il manubrio del volante e tamburello il mio indice sopra di esso, osservando attentamente il paesaggio desertico che stiamo attraversando. E' da più di mezz'ora che siamo in viaggio, la destinazione mi è ancora del tutto sconosciuta, ma avere a che fare con Jack Valentine in simili momenti è sicuramente un ottimo pretesto per dimenticarsi del dolore e dei rimpianti. «Sarebbe difficile provarlo, visto e considerato che questa è stata e sarà, molto probabilmente anche per il futuro, l'unica volta dove Papillon mi ha dato ascolto» ammetto con un certo divertimento. Dallo specchietto riesco a scorgere il mio cane sbadigliare e allungare le sue zampette lungo i sedili per stare più comodo. 

Al mio fianco, Jack sospira. Sembra davvero preoccupato, il che è piuttosto sorprendente. «Tranquillo, Doberman» lo rassicuro, utilizzando l'appellativo di Sasha che, odio ammetterlo, gli calza a pennello «sono brava a guidare, non ho mai fatto un incidente stradale.»

Lui solleva un sopracciglio. «Lo ammetto, principessa, non mi aspettavo fossi una di quelle che adora guidare. Ti immaginavo più una ragazzina con l'ansia da prestazione quando si tratta di mettere in moto un veicolo.»

«L'unico con l'ansia da prestazione qua dentro sei tu.»

«Non ho problemi a immolarmi per la causa di dimostrarti il contrario. Perché non accosti? Così ti farò vedere la mia totale mancanza di tale triste problematica che affligge noi poveri uomini costretti ad obbedire a voi donne.»

«Continua a parlare e butterò giù tutto il mio piede regale sull'acceleratore.»

«Ti ricordo che se muoio io, muori anche tu.» 

«E chi ti dice che io non abbia una vena masochistica in me?» Riflettendoci su, è altamente probabile che non solo abbia una vena masochistica, ma che sia proprio caratterialmente nata per farmi del male da sola. Varie esperienze vanno a riprova di tutto ciò, la prima fra tutte il mio desiderio di voler continuare a parlare con Avery nonostante sia pienamente cosciente che tutto ciò non giova minimamente al mio stato mentale già di per sé piuttosto fragile. «Non ti preoccupare, Doberman, sono brava a guidare, dico davvero. Me lo ha insegnato Aaron, e non c'è nessun uomo al mondo più serio e severo di lui.»

Mai più CenerentolaWhere stories live. Discover now