La principessa e il truffatore

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Capitolo Tre

La principessa e il truffatore


Il maledettissimo Jack Valentine.

Il maledettissimo, stronzissimo Jack Valentine.

Cosa diavolo ci fa qui a Beystick Locks? Perché è qui? Da quel che ne sapevo era rimasto a Williamstone dopo esser stato bocciato per l'ennesima volta al liceo, quindi perché diavolo ora si trova nella città dove mi sono trasferita per sfuggire dal passato e da me stessa?

<<Che diavolo ci fai tu qui, King?>>

Il disgusto che leggo nella sua voce è talmente palese che non riesco a trattenermi. Il rammarico e l'irritazione dovute all'incontro tutt'altro che produttivo con Avery vengono spazzate via dall'acredine profonda che si forma nel mio stomaco e risale, risale, risale, fino a uscire dalla mia gola. <<Che diavolo ci faccio io qui? Che diavolo ci fai tu qui! E che diavolo hanno fatto quelle due pesti? Ridatemi la mia pochette!>> esclamo, puntando il dito contro i due nanerottoli che si sono nascosti divertiti dietro le gambe chilometriche di Valentine. Stanno ancora sorridendo come se avessero vinto la lotteria, totalmente incuranti della mia indignazione.

Valentine inarca un sopracciglio e incrocia le braccia al petto. Non è cambiato poi molto dall'ultima volta che ci siamo visti. E' cresciuto in altezza, vero, ma ha mantenuto lo stesso fisico da uomo delle caverne e – anche – lo stesso modo di vestire da strafottente assoluto. Maglietta bianca sporca a maniche corte, jeans slavati pieni di strappi non voluti da chiunque li abbia progettati, e scarpe da ginnastica grigie così usurate da sembrare dei calzini. <<E' arrabbiata!>> esclama la bambina dietro la gamba sinistra di Valentine.

<<E' arrabbiata, Guar!>> conferma il bambino dietro la gamba destra.

<<Ovvio che sono adirata, piccoli infanti truffatori che non siete altro!>> strillo furibonda. <<Mi avete rubato la mia pochette!>>

L'altro sopracciglio di Valentine si inarca. <<E tu, non fare lo sbruffone! Ti ricordo che l'ultima volta che ci siamo visti il mio piede era sopra le tue gonadi! Non mi farò troppi problemi a ripetere una simile esperienza!>>

<<Peccato che ora tu sia da sola, principessa, e che non ci sia più la tua amica sociopatica o i tuoi fratelli ultraricconi a proteggerti.>> L'angolo sinistro delle sue labbra si solleva in una smorfia di pura malvagità. <<Vedo che ti piace ancora atteggiarti da superiore usando un linguaggio che solo tu puoi conoscere, principessa.>>

<<Non. Chiamarmi. Principessa>> ringhio, sempre più fuori di me. <<E voi, ridatemi la mia pochette!>> aggiungo, rivolta ai due bambini che continuano a sghignazzarsela.

<<La tua cosa?>> ripete Valentine con la faccia di un cretino. Quanto vorrei, in questo momento, avere il carattere di Sasha, lei sì che avrebbe potuto rispondergli a tono (o a violenza).

<<La mia pochette>> rispondo a denti stretti. <<Quella che tua figlia sta stringendo come se fosse un frisbee!>>

Jack Valentine scoppia in una fragorosa e grassa risata che rimbalza fra i muri delle due case di legno e risuona nelle mie orecchie solo come un'altra forma di insulto. <<Jasmine>> la chiama a quel punto con un sorriso, allunga una mano <<fammi un po' vedere che cosa hai trovato di bello.>>

La bambina, Jasmine, gli mostra il suo sorriso sdentato e gli passa la mia bellissima pochette che lui afferra come se fosse una qualsiasi borsa da quattro soldi. Provo a muovermi, ma la mano di lui mi blocca per la spalla mentre osserva i ricami minuziosi del tessuto, le sue labbra si stendono sempre di più verso l'alto. <<Chissà perché non sono affatto sorpreso di scoprire che vai in giro con oggetti simili, principessa>> il suo sguardo si posa sul mio corpo, sul mio cappotto in pelliccia di visone, le mie gambe nude e i miei stivali. E una luce di conferma attraversa i suoi occhi. <<Vedo che non sei minimamente cambiata.>>

Mai più CenerentolaWhere stories live. Discover now