La principessa e la scommessa che la pazza perse

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La principessa e la scommessa che la pazza perse

Un treno veloce attraversa i binari spostando con il suo arrivo i miei capelli. Ciocche bionde finiscono davanti ai miei occhi per colpa dello sferzare del vento, mentre il suono delle ruote che rallentano pian piano stride dentro le mie orecchie. Nelle prime oscurità della notte si ode dell'interfono una voce metallica che avvisa i passeggeri dell'arrivo del treno proveniente da Williamstone.

«Sbaglio o tua cognata sta delirando?» La voce di Jack è a malapena udibile nell'aria a causa dei forti rumori provocati dall'arrivo del treno. Se ne sta accanto a me, dietro le linee gialle, a fissare le figure di Aaron e Sasha che si stagliano accanto a noi. Quest'ultima, in particolar modo, sta facendo avanti e indietro più e più volte in attesa che le porte del treno si aprano.

«Sembra il tuo cane dopo che si è fatto una dose di LSD» è il commento divertito di Jack, che la fissa quasi stesse cercando di analizzarla come un topo da laboratorio. Non lo posso davvero biasimare per questo: Sasha è così su di giri che pare piroettare tanto è felice.

«E tuo fratello mi sta uccidendo con lo sguardo» aggiunge poi, così da far portare la mia attenzione su Aaron che, vicino a Sasha, continua a fulminare con occhiatacce fredde la figura di Jack al mio fianco. Credo abbia bisogno di tempo per digerire la consapevolezza della nostra relazione, ma, d'altro canto, sospetto che il suo sia più che altro irritazione per non esser riuscito per la seconda volta a fare la programmata proposta di matrimonio.

Effettivamente, sotto molti aspetti, Aaron è quello che ci ha rimesso di più. Tutto per colpa della pazzia della sua fidanzata. C'è da chiedersi come ancora sia disposto a volersela sposare.

«Hai una bella famiglia, sai, Anja.» La voce di Jack mi ridesta dalla visione del treno che si ferma e inizia a far spalancare le sue porte. Lui mi sorride lentamente, una mano sulla mia spalla mentre con gli occhi scruta ciò che ha di fronte a sé. «Odio ammetterlo, ma da ragazzino mi sono sbagliato su di voi. Non siete i classici ricconi con la puzza sotto il naso. Ne avete passate tante, eh?»

L'emozione serra la mia gola. Una parte di me, in questo momento, sta gioendo di felicità per la sua ammissione. Ha appena affermato di non odiare più il mio mondo, la mia famiglia, ciò che mi è più caro e ciò che mi è rimasto. Del ragazzino che ci insultava per i nostri soldi, ora, non vi è più quasi traccia. Forse è stato lo scorrere degli anni o, più probabilmente, la relazione che si è creata fra noi due, a dar vita a tutto questo. «Se quattro anni fa avessi saputo che sarei finito per andare a cena a casa della tizia che mi aveva quasi castrato sarei scoppiato a ridere.»

«Se quattro anni fa avessi saputo che ti avrei presentato alla mia famiglia come interesse amoroso sarei scoppiata a ridere a mia volta.» 

Non è solo lui ad esser cambiata, sono stata anche io. In questi pochi mesi ho riscoperto svolte incredibili della mia stessa natura. Ho scoperto di esser più arrabbiata di quello che credevo, più sofferente di quanto volessi ammettere, ho scoperto di poter distruggere una moto e di poter stare al fianco di un uomo che non è Andrew. Tutte cose che, una volta, avrei rifiutato fino alla morte.

Se non posso avere Andrew, allora non avrò nessuno.

Da quando ho smesso di avere simili pensieri? Da quanto tempo ho bloccato il meccanismo di autodifesa e masochismo che mi ha sempre portata a rimpiangere il passato? Lo sto lasciando andare, ed è terribilmente doloroso a farlo, ma anche terribilmente sollevante.

La mano di Jack sulla mia spalla aumenta la presa, il calore del suo corpo mi riscalda dentro, amalgamandosi alla freddezza della mia nuova consapevolezza. «Sai» mi dice ad un certo punto. «La prossima settimana andrò a far visita a Roy.»

Mai più CenerentolaWhere stories live. Discover now