La principessa e il coniglietto

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Capitolo Cinque
"La principessa e il coniglietto"

<<Anja, mi fai male, mi fai male, mi fai male!>>

<<Oh!>> mi stacco velocemente dal piccolo corpicino di Jasmine che, con i suoi grandi occhioni, mi scruta fra la perplessità e lo stupore. <<Mi dispiace, piccola... ero solo, spaventata, tutto qua.>>

Lei scuote la testa e posa lo sguardo su Papillon, ancora rivolto alla casa dentro cui ho fatto scappare i bambini, con la coda rizzata e i denti sporgenti, pronto per attaccare in qualsiasi momento e mordere di nuovo la caviglia a quel piccoletto che, fino a due minuti fa, stava prendendo a calci la sorella di Valentine.

Credo di aver appena scoperto la vera natura del mio cane. Non è un animale da compagnia, ma una bestia per difendersi. Dovrò ricordarmene, per il futuro. 

<<Fammi vedere>> dico alla fine, con un sospiro. Torno a scrutare il volto sporco di fango di Jasmine, la cui dolce e candida pelle ora è piena di graffi e di lividi. Non mi piace, non mi piace per niente tutto questo. E' troppo nostalgico, è troppo... 

Anche Andrew aveva lividi simili. Lividi molto più grandi di quelli che coprono le braccia della bambina. Lividi che sembravano mele mature. Mi diceva sempre che se li procurava cadendo. Mi mentiva sempre. Mi sorrideva sempre. Mi ha sorriso anche quel giorno, quella mattina, quel sorriso dolce che tanto amavo, e che ora...

<<Anja?>> la voce di Jasmine mi strappa violentemente dal dolore del passato. Sbatto le palpebre più volte, mi mordo la lingua. Non devo pensare questo. Non devo pensare questo. Non devo pensare questo. Se me lo ripeto continuamente, se me lo dico ogni giorno, prima o poi ci riuscirò. Devo farcela, devo riuscirci. <<Grazie, Anja, sei stata una brava amica. Mi dispiace di averti rubato la pochette, ma sono felice di averlo fatto, così tu hai potuto salvarmi.>>

<<Oh>> ripeto ancora una volta, titubante. I miei occhi cadono sul terriccio sporco, sui suoi piedi nudi che sono completamente rivestiti dal fango. Le hanno preso le scarpe. Dio, non ci posso credere. Che diavolo insegnano i genitori ai loro figli? Ad odiare? A disprezzare? Perché tutto questo? 

<<Sto bene, Anja>> mi rassicura <<dico davvero, ci sono abituata visto che sono una rom.>>

Ma non dovrebbe essere così. Non dovrebbe essere abituata a simili situazioni. Lei dovrebbe ridere e scherzare e giocare con i suoi coetanei. Non dovrebbe provare un senso di amarezza e consapevolezza di fronte a tutto questo rancore. Eppure sorride, mentre io non ne sono in grado. E guarda Papillon divertita, lo osserva latrare contro altri nemici invisibili. <<Mi piace il tuo cane, Anja, è davvero bello. Ehi, ciao, bel cagnolino.>>

La bestia di Satana finalmente si ricorda della nostra presenza. Il suo sguardo è quasi divertente quando nota il sorrisetto di Jasmine a un centimetro dal suo. Sembra spaesato e titubante, e arretra di venti metri per ringhiarle contro. La bambina ride di nuovo e si alza in piedi.

<<Ferma!>> esclamo a questo punto, facendo altrettanto. <<Non puoi camminare scalza!>>

Gli occhioni azzurri di lei - così simili a quelli del fratello - mi scrutano con una perplessità infantile che la rende una deliziosa e puzzolente fatina dalle orecchie a sventola e il sorriso sdentato. <<Perché no, Anja? Sono i miei piedi, servono per camminare.>>

<<Ma così ti verranno le vesciche, ti farai male!>>

<<E allora?>> inclina la testa, sempre più interdetta. <<E' normale farsi male, Anja.>>

Mai più CenerentolaWhere stories live. Discover now