La principessa e il suo imbarazzante regalo

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La principessa e il suo imbarazzante regalo

Come avevo già sospettato, Sasha la stronza e Pamela se ne sono andate dal mio appartamento nonostante la mia richiesta di aspettarmi una volta che fossi potuta tornare a casa. Me ne accorgo sin da subito, dal momento in cui Jack mi riporta al parcheggio dell'edificio e io non riesco a scorgere il pick-up di quella che ben presto diventerà mia cognata.

La conferma ai miei sospetti, tuttavia, avviene una volta che raggiungiamo il pianerottolo di casa e apro la porta del mio locale. Ad accoglierci dentro è solo il latrato furibondo di Papillon, che si lancia contro di Jack come una furia, nel tentativo di amputargli un piede.

«Ciao anche a te, topo» mormora lui con fare sardonico, tentando di scollarsi di dosso i dentini aguzzi del mio barboncino. Entriamo nell'appartamento quasi senza far rumore, le luci sono state spente e non c'è alcuna traccia di altre presenze umane oltre alla mia e quella di Guar.

Questo è un problema.

Non ho la più pallida idea di come comportarmi, ora come ora. Non riesco a digerire quello che è appena successo - l'inganno di Sasha, il suo piano malefico, il complottismo con Gerard e, per finire, l'arrivo inaspettato di Jack - e trovare un modo per instaurare una conversazione mi sembra estremamente difficile, specie se in un momento così delicato.

Papillon salta di qualche metro non appena mi avvicino al sofà del salone per andare ad aggiustare le pieghe inesistenti dei cuscini, mi si scaglia addosso alla velocità della luce, la bava alla bocca e gli occhi spietati di un cane che vorrebbe metter fine al mondo intero. «Cosa diavolo c'è, ora?» gli domando esasperata. «Sasha e Pamela ti hanno portato fuori a passeggiare, non è così?»

Sento gli occhi di Jack addosso, incollati sulla mia pelle, tutto ciò mi fa sudare freddo. Incrociare il suo sguardo è fuori questione, non quando non appena lo vedo i miei pensieri tornano indietro nel tempo, a ciò che è successo l'altro giorno, a come il suo corpo si è mosso dentro il mio, a ciò che è successo stasera, a ciò che a cuore spento gli ho confessato.

Un altro passo avanti è stato fatto e devo accettarlo. Più tempo trascorro con questo ragazzo più mi allontano sempre di più dal fantasma del mio grande amore. Le mie dita che erano sempre state intrecciate a quelle di Andrew stanno man mano scivolando via, di respiro in respiro, e presto, lo so, dovrò dire addio anche alla loro semplice percezione nell'aria.

Stringo Papillon fra le braccia, sollevandolo da terra così che la sua testolina sia allo stesso livello della mia. I giganti occhioni del mio cane si spalancano non appena incontrano i miei, sporchi di trucco sbafato e di occhiaie oramai non più coperte da tonnellate di correttore. Per un istante lui sembra quasi volermi leccare il volto per consolarmi, si avvicina lentamente a una mia guancia, ne annusa l'odore, la sua lingua si sporge dalla bocca per-

«Ahia! Papillon! Mi hai appena assordata!» Lascio andare con dolore la bestia di Satana per andare a coprire l'orecchio dentro cui il bastardo ha appena abbaiato. Lui atterra con la grazia di una diva sul tappeto intarsiato sotto il sofà, solleva lo sguardo con orgoglio e mi dà le spalle sculettando. «Incredibile figlio di-»

«Credo sia il suo modo per dirti che gli sei mancata» suppone  Jack alla fine, allontanandosi quasi con rispetto per far spazio al Sommo Papillon, pronto per andare a sorseggiare con eleganza l'acqua della sua vaschetta. «Oppure ha solo tentanto di ucciderti per l'ennesima volta.»

Mai più CenerentolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora