Il giorno dei giorni

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  I giorni passavano e il copione si ripeteva sempre uguale.
Io facevo le fotocopie, rispondevo alle sue chiamate, correvo a prendergli il pranzo e certe volte anche le camicie in lavanderia mentre lui mi passava davanti ogni sera con una donna diversa.
Conoscevo a menadito come preferiva il caffè e che odiava il sushi ma di casi legali neanche l'ombra.
Mi ero illusa che venendo qui avrei iniziato a lavorare davvero... che stupida.
Stavo pensando seriamente di iniziare a cercare un altro lavoro quando arrivò il mio giorno.
Non si sa come oggi, anziché passare davanti a me ignorandomi come al solito, si ferma, mi squadra e con un grosso fascicolo in mano mi dice:
"Vuoi seguire il tuo primo caso, ragazzina?". Un brivido di eccitazione scuote tutto il mio corpo. Alzo gli occhi verso di lui e mordicchiandomi nervosa le labbra chino ripetutamente la testa.
Lui sbuffa e fissando i suoi occhi blu nei miei scandisce:
"Non ti ho sentito, ragazzina"
"Sì, avvocato" mi affretto a rispondergli.
"Bene" dice lui secco: "Allora seguimi"
Entriamo insieme in sala conferenze e lui mi passa un paio di documenti. Sono stropicciati e leggo alcune sue annotazioni a margine. Deve proprio averci studiato su parecchio penso, mentre lo vedo camminare nervoso per la stanza.
Non posso fare a meno di guardare come il pantalone attillato metta in mostra le sue gambe allenate e muscolose e quando lo vedo portarsi la bocca alla penna e mordicchiarla distratto quasi non riesco a respirare.
L'ho visto uscire da questo ufficio con troppe donne per non sapere cosa realmente voglia lui da una donna... ma che labbra che ha. Il labbro superiore è quasi nascosto da una leggera barba ma quello inferiore sembra così carnoso e morbido. Chissà che sapore ha e come sarebbe essere baciate da lui, mi chiedo, mentre cerco di prendere appunti.
Abbasso gli occhi e inizio a scrivere. A caratteri cubitali e calcando più volte sul foglio:
"Non ti illudere è solo uno playboy"
Poi soddisfatta del mio lavoro cambio pagina, alzo gli occhi su di lui e mi concentro sul caso.
"Come primo caso direi di iniziare da qualcosa di semplice" poi mi guarda e avvicinandosi a me così tanto da riuscire quasi a percepire il suo odore dice: "Poca responsabilità e molto guadagno. Una separazione consensuale. Devi soltanto firmare delle carte. Lo sai fare?" mi chiede con il sopracciglio alzato.
Quanto è insopportabilmente ironico penso mentre gli dico di sì e mi decido a prendere finalmente la parola.
"Se vuole potrei anche seguire dei casi più difficili" e cercando di racimolare tutto il mio coraggio: "Ho già esperienza con questi casi e nel mio corso ero la più brava"
China il volto verso di me mentre la sua mano destra mi accarezza piano la spalla. Attraverso il tessuto della giacca potrei quasi giurare di sentire tutto il calore che emana dal suo corpo.
"Limitiamoci prima ai casi facili, poi si vedrà"
Poi si sporge verso il quaderno degli appunti e con un sorriso mi chiede:
"E chi sarebbe questo playboy?"
L'ha visto... Che figuraccia!
Chiudo di scatto il quaderno e cercando di non arrossire per distogliere la sua attenzione gli chiedo:
"Quando sarebbe l'udienza?"

Dopo quel giorno sembra che io sia diventata finalmente una "persona" e non più una macchina per fare fotocopie.
L'avvocato chiede il mio parere per quasi tutti i casi e se deve andare in tribunale vuole sempre che lo accompagni.
E poi c'è la mia parte preferita... alcune volte mentre stiamo lavorando, si avvicina a me e mi svela dei piccoli trucchetti del mestiere: come mettere in difficoltà un teste, come cercare di affascinare un giudice e come cercare in tutti i modi di vincere il caso.
Nonostante sia un avvocato giovane, non ha neanche trentacinque anni, è anche uno dei migliori della città. E lo è perché non si ferma mai davanti a niente.
Quando è in aula è come se si accendesse dentro di lui una luce e si trasforma: non è più il donnaiolo indolente che si diverte a prendersi gioco di me ma un animale da caccia, pronto a fiutare il sangue a sbranare la preda senza ripensamenti.
Sa sempre quando affondare e come farlo in maniera elegante, così elegante da riuscire a nascondere ai più la sua spietatezza.
Sì, non ci sono altre parole per descriverlo: è spietato.
Spietato con un assassino, spietato con la giovane moglie che tradisce il ricco marito, spietato con gli avversari.
Gli stessi avversari a cui poi offre il caffè della pace e con cui parla dando loro amichevoli pacche sulle spalle.
Quest'uomo è nato per fare l'avvocato, penso mentre mi avvio al suo fianco per i corridoi del tribunale, con le nostre toghe nere tra le braccia. Ma la stessa spietatezza, che tanto ammiro nelle aule di giustizia, fuori mi mette paura.
Stando al suo fianco diventerò anche io come lui? Mi chiedo tra una fotocopia e l'altra.
E lui è nato con questa voglia atavica di giustizia o qualcosa durante la sua vita l'ha cambiato per sempre?
Sono le venti e non c'è nessuna bella di turno che bussa alla porta... è già un paio di sere che lo vedo uscire da solo.
Mentre mi passa accanto si volta a guardarmi.
Ha in mano la sua giacca blu e la sta stropicciando. Sembra quasi nervoso e ciò mi sorprende... l'avvocato Leonardo Ferraris nervoso? La cosa è così comica che mi metterei a ridere.
Poi mi fa un sorriso così luminoso che quasi traballo sulle mie scarpe con il tacco.
"Stasera ti va di uscire con me?" mi chiede con la sua voce profonda.
"I... io?" gli chiedo balbettante.
"Sì, tu."
"Avvocato... non credo."
"Chiamami solo Leonardo." mi interrompe subito lui.
"Per stasera?" gli chiedo.
"Per sempre." dice lui a voce così bassa che se non fossi così vicino a lui sono certa non l'avrei mai sentito.
Poi lui si schiarisce la voce e guardandomi negli occhi continua:
"Chiamami sempre Leonardo, anche in studio, e diamoci del tu, vuoi?"
Annuisco svelta e mentre mi sento arrossire anche io incrocio il suo sguardo.
"E allora per la cena?" mi chiede ancora.

*Angolo autrice*
Che ne pensate? Emma accetterà l'invito di Leo? 🤔 E voi, al suo posto, che fareste?

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