Faccia A Faccia

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Leo's pov

Sento Francesca parlare della festa di fidanzamento e, nel frattempo, la mia mente e il mio cuore sono lontani mille miglia da lei.
Dalla gioia che pervade le sue parole.
La sento ridere di qualcosa al telefono e tra me e me lancio una maledizione.
Dio come farò a vivere così?
Odio tutto di lei.
Odio persino la sua risata.
Una risata alta e gracchiante, sguaiata e quasi forzata.
Falsa.
Alzo la mano ad accarezzarmi nervoso le tempie e penso a un'altra risata.
La risata di Emma. 
L'ultima volta che l'ho sentita ridere era ancora nel mio letto, con i capelli tutti arruffati e un fascio di luce a illuminare il suo volto.
Non mi ricordo neanche per che cosa stessimo ridendo ma mi ricordo di lei.
Mi ricordo della sua risata coinvolgente, delle fossette nate sulle sue guance e i suoi occhi che brillavano di felicità.
La certezza che non mi guarderà mai più così ferisce le mie carni più di quello che credevo possibile.
“Va bene per te, Leonardo?” mi chiede Francesca e io mi volto verso di lei con lo sguardo confuso.
“Scusami” le dico aggiustandomi gli occhiali sul naso: “Potresti ripetere quello che hai detto?”
“Ho detto che sarebbe carino invitare i tuoi colleghi dello studio”
“Non penso che sia una buona idea” la interrompo cercando una scusa plausibile: “Non vorrei costringerli a venire”
Mi guarda attenta e con un broncio da bambina viziata.
Non credo che suo padre le abbia mai detto di no e lei, forte della sua protezione, non sembra disposta a rinunciare ai suoi progetti.
“E' la nostra festa di fidanzamento” una breve pausa per ammirare la sua immagine nello specchietto: “E io inviterò tutti quelli che voglio”
No, vorrei dirle, è la tua festa fidanzamento.
Non c'è un noi e non ci sarà mai ma mi mordo le labbra.
Devo recitare la mia parte.
Devo fingere di essere il fidanzato perfetto.
“Invita chi vuoi” rispondo alzando le spalle e fingendo di interessarmi alle carte di un caso.
Farei di tutto per farla smettere di parlare di fidanzamento, di matrimonio, del nostro futuro.
La seguo invitando ogni dannatissimo membro dello studio... anche quelli con cui non parlo nemmeno.
Persino quel damerino senza spina dorsale di Roberto.
L'ho visto fin troppe volte ronzare attorno a Emma e, proprio ieri, mentre Emma scappava da me, stava parlando proprio con lui.
Se solo si azzarda a toccarla, non mi dispiacerà rovinargli questo bel faccino che si ritrova.
Come se i miei pensieri l'avessero evocata, vedo Emma attraversare lo studio con un grosso cartone tra le mani.
Non faccio in tempo ad allontanare da lei Francesca che quest'ultima l'ha già puntata.
“Scusa... lavori anche tu nello studio?” le chiede affiancandola e io non posso fare a meno di fare un confronto tra le due.
Francesca fasciata nel suo vestito all'ultima moda e attillato per mettere in mostra il suo fisico minuto e scolpito, il trucco senza una sbavatura e i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle nude.
La classica donna da esibire con gli amici.
Emma con il volto acqua e sapone, struccata e con gli occhi gonfi di pianto, i capelli legati stretti in una coda struccata e un semplice jeans strappato a fasciare le sue lunghe gambe.
Un sospiro allarga il mio petto al solo vederla.
La mia ragazzina, penso mentre una smorfia di tristezza si allarga sul mio viso.
“No, Francesca” dico catturandole un braccio: “Non c'è nessun bisogno di invitare anche Emma”
Mentre Francesca cerca di liberarsi dalla mia stretta imperiosa, Emma ci guarda confusa:
“Invitarmi, dove?” insiste lei evitando il mio sguardo.
Tutte le parole si fermano sulle mie labbra quando sento Francesca invitare anche Emma.
“Diamo un party per il nostro fidanzamento.Vieni anche tu... Sarà una festa divertente” poi si volta verso di me con un sorriso complice e continua: “Scommetto che Leonardo non vi lascia molto tempo per divertirvi da queste parti”
Vedo il volto di Emma diventare bianco come un lenzuolo e il luccichio di una lacrima illumina il suo sguardo.
“No” concorda sorridendo triste: “Non c'è molto tempo per divertirsi”.
I suoi occhi azzurri, chiari come il cielo d'estate, si fissano nei miei e un fiume di parole non dette scorre tra di noi.
“Quindi verrai?” continua a insistere Francesca.
“Non credo che verrò” è la sua risposta, gentile e lapidaria: “sto per andare via da Milano”
Le sue parole mi colpiscono fin nel profondo della mia anima.
“Come?” quasi urlo e quando mi rendo conto di essere in mezzo al corridoio, dove tutti possono vederci e con gli occhi attenti di Francesca su di me, cerco di calmarmi e abbassare il tono: “Che significa che stai per andartene? Non puoi!”
“Davvero?” mi domanda, alzando le sopracciglia e con tono ironico: “E perché non potrei andarmene?”
Un sudore freddo inizia a scendere lungo la mia fronte.
Non puoi andare via da me, è la risposta che urla il mio cuore.
“Non puoi andare via dallo studio così all'improvviso” è l'unica scusa che affiora alle mie labbra.
L'unico modo che ho per tenerla ancora qui con me.
Sarò egoista, forse anche un po' masochista, ma non sono ancora pronto a lasciarla andare.
Forse non lo sarò mai.

Emma's pov

La mia ultima notte a Milano.
Mi giro nel mio letto, stringo forte il mio cuscino tra le mani e fisso l'invito alla festa di fidanzamento di Leonardo che giace abbandonato sulla mia scrivania.
Un invito sobrio ed elegante, tutto bianco con ricercati tocchi d'oro.
Se la sua fidanzata fosse un invito è così che sarebbe, penso sospirando: sobria, elegante, con dei gioielli e piatta.
Senza dimensioni, senza carattere.
Vuota.
La donna perfetta per Leonardo.
Qualcuno che non lo metterà mai in imbarazzo, che si vestirà sempre elegante, che lo affiancherà nei suoi ritrovi da Milano bene e che non si ritroverà mai, sudata e stanca, in un'aula di tribunale a cercare di fronteggiare la propria controparte.
Un dolce fiorellino di campo indifeso e bisognoso di protezione.
Tutto l'opposto di me, ovviamente.
Dovevo ascoltare Irene e capire che le donne che sanno difendersi da sole agli uomini, in fondo, non piacciono.
Agli uomini piacciono quelle come Francesca.
Che nome stupido, poi.
Il nome più brutto che abbia mai sentito.
E quei capelli, così dritti e senza un filo di crespo, piastrati fino all'ultimo centimetro.
Neri come la notte e luminosi.
Niente a che vedere con il spento e comunissimo castano.
Al solo pensiero di loro due insieme, felici e soddisfatti, una lacrima solitaria solca il mio viso.
La mia ultima notte a Milano e non la passerò a piangere per Leonardo, penso alzandomi dal letto.
La mia ultima notte a Milano.
Voglio divertirmi anch'io.

Law of SexWhere stories live. Discover now