Sei certa di sapere tutto, Emma?

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Mi volto a guardare la sconosciuta.
È una signora alta con lunghi capelli bianchi intervallati da ciocche scure. "Sì, sono io Emma"
"Finalmente ti ho trovata" sospira con gli occhi che le brillano e mi stringe le mani tra le sue.
Mani fredde e forti.
Mani che non sembrano disposte a lasciarmi.
Cosa vuole da me questa donna?
E perché mi ha cercata?
Questi dubbi affollano la mia mente mentre la osservo e cerco di individuare delle somiglianze o degli indizi che mi aiutino a capire la sua identità.
Certo che è tutto molto strano e trovarmi in un parcheggio buio con una sconosciuta che sembra conoscermi un po' troppo bene non era tra i miei piani per stasera.
E non mi piace proprio per niente. "Lei chi è?" chiedo liberandomi dalla sua presa salda.
"Sono Marta" un secondo di esitazione: "Marta Ferraris".
La guardo con gli occhi spalancati e improvvisamente mi ritrovo a corto di saliva.
Davanti a me c'è la madre di Leo e, ora che la guardo bene, posso quasi riconoscere il taglio dei suoi occhi e il sorriso incerto che mi rivolge assomiglia così tanto al suo.
"Senta signora" la interrompo subito: "non ho tempo da perdere. Non faccio più parte dello studio Ferraris da mesi"
"Aspetta non voglio parlarti dall'avvocato Ferraris" e quando pronuncia queste parole il suo torno sembra quasi di scherno: "Io voglio parlarti di Leo".
Leo... quanto tempo non sentivo pronunciare il suo nome.
Fatti forza, Emma, penso tra me e me.
Leo non deve rientrare nella tua vita e distruggerti un'altra volta.
Richiudi quella porta e vai avanti.
Dimenticati di lui.
Mi schiarisco la voce ed evito il suo sguardo:
"Di qualunque cosa sia venuta a parlarmi, io non sono interessata" "Cinque minuti" continua a implorarmi: "Le chiedo solo cinque minuti per raccontarle una storia". La guardo mentre mi mordicchio nervosa le labbra.
Cosa dovrei fare?
Questa donna sembra sfinita e davanti a suoi occhi, tristi e malinconici, tutta la mia forza di volontà sparisce.
Non riesco ad aprire la bocca e a dirle di andarsene.
Non posso.
Cinque minuti non li negherei a nessuno e per di più, ad essere onesta come me stessa, muoio dalla voglia di sentire cosa abbia da dire sua madre.
"Solo cinque minuti" le faccio segno con la mano e risaliamo nello studio.
Qualsiasi storia mi racconterà, credo sia meglio ascoltarla già seduta.
Ci accomodiamo l'una di fronte all'altra e, come se avesse paura che non le dia abbastanza tempo, lei inizia subito a parlare:
"Dieci anni fa Leo si era appena laureato, mio marito gestiva l'azienda di famiglia e tutto scorreva semplice come l'avevamo programmato" mi guarda, alza le spalle e continua: "eravamo felici, forse troppo felici. Una crisi improvvisa ci portò via l'azienda e a mio marito fu diagnosticato un tumore".
Mentre la guardo piangere in silenzio e reprimo l'istinto di correre da lei e abbracciarla forte le domando:
"Mi dispiace tanto per lei e suo marito... ma io in tutto questo cosa c'entro? perché mi sta raccontando questa storia?"
Alzo il suo sguardo su di me e inizia a parlare con una decisione nuova nella voce:
"Perché Leo quella volta ci ha salvati ed è giusto che qualcuno salvi lui" il suo sguardo fissa un punto lontano dietro le mie spalle e, come una lenta litania, tutto il passato della famiglia di Leonardo si dipana davanti ai miei occhi: "Mio marito aveva una brutta tosse, una tosse di quelle che lasciano senza respiro, come se fosse vuoto dentro e stesse buttando fuori l'anima. E più mio marito da tossiva, più Leo si affannava a trovare una soluzione. Finché la soluzione non arrivo. L'avvocato Castelli lo prese lavorare con sé" sentendo il cognome Castelli, lo stesso della fidanzata di Leonardo, dentro di me iniziano a sorgere dei dubbi: "Non c'era niente che Leonardo non avrebbe fatto per me o per suo padre e così firmò la sua condanna"
"Condanna?" le chiedo confusa.
"L'avvocato Castelli è uno a cui non importa nulla se non il conto corrente dei suoi clienti. Più è grosso, più sono appetibili. È spietato e non si ferma davanti a niente. Sapevo che Leonardo odiava quel lavoro ma eravamo disperati. Quei soldi ci servivano" la guardo girarsi nervosa fra le mani un fazzoletto di carta e prendersi di coraggio respirando forte: "Non ho mai saputo cosa ha fatto cosa o cosa ha dovuto sopportare mio figlio, so solo che non stava bene e non era più ragazzo sorridente spensierato di un tempo. Era cambiato e non in meglio. Poi però, dopo avere messo dei risparmi da parte, è riuscito a liberarsi di lui e tutto sembrava andare bene" mi guarda come se aspettasse una mia domanda e io, così assorbita dalla storia e intristita da tutto ciò che Leonardo ha dovuto affrontare, la sprono a continuare:
"Sembrava?"
"Sì, sembrava. Perché pochi mesi fa Castelli è tornato" I suoi occhi lanciano fiamme di collera: "Come nei peggiori incubi, i mostri tornano sempre, non è vero?" si agita sulla sedia e inizia a farneticare confusa e disperata: "Sono sicura che lo stia ricattando. Lo tiene in pugno con qualcosa... Non lo so che cosa, ma quello che ho davanti agli occhi tutti i giorni non è il mio Leo"
Vorrei annuire e darle ragione.
Vorrei credere alla sua storia, al possibile ricatto ai danni di un giovane senza speranza e correre in suo aiuto... Ma devo sforzarmi di accettare la realtà.
Questa storia è bella e strappalacrime e capisco anche che sua madre tenti di prendere le sue parti, ma è tutto falso.
Deve essere tutto falso.
Il Leo che ho conosciuto io non si farebbe mai mettere i piedi in testa da nessuno.
Mi rifiuto di credere che le sue scelte, per quanto discutibili e forse per il mio cuore inaccettabili, siamo dettate da un ricatto.
Lui non farebbe mai qualcosa che non vuole.
"Signora si sbaglia" cerco di consolarla passandole un fazzoletto pulito: "Leonardo sta per sposarsi, ama quella donna e sarà felice con lei"
"Lui non la ama" dichiara guardandomi decisa negli occhi.
Giusto, ricordo a me stessa, Leo non è capace di amare nessuno.
"Conosco Leonardo, signora. È forte e nessuno potrebbe convincerlo a fare qualcosa che non vuole"
I nostri sguardi si incrociano e sento una strana sintonia con lei.
E forse l'amore per Leonardo che ci unisce?
"Neanche tu capisci" pronuncia stanca e dandomi per la prima volta del tu: "Peccato perché credevo..."
"Che cosa credeva?"
"Credevo che avresti capito. Che forse eri stata tu a dargli un po' di serenità in questi mesi" risponde alzandosi e dirigendosi verso l'uscita: "Tu a ridare il sorriso a mio figlio"
La curiosità è più forte di me.
Perché io?
Perché lei ha perso così tanto tempo per trovarmi?
"Io? Perché io?" dico dando voce ai miei dubbi.
Si gira un'ultima volta a guardarmi e le sue parole hanno il potere di pietrificarmi.
"Perché nella tasca della sua giacca ho trovato una tua foto" mi risponde quasi brutale, senza giri di parole, dritta al punto: "Ora dimmi Emma... Se non ti ama perché tiene una tua foto nella giacca?"

*NOTE AUTRICE*

Ecco come promesso il nuovo capitolo!! Che ne pensate? Vi piace la mamma di Leonardo? Apprezzate il suo atto di coraggio?
Emma adesso si trova davanti a tante novità... Chissà come reagirà  😂.

Aspetto i vostri commenti e spero che il capitolo vi sia piaciuto ☺️

Law of SexWhere stories live. Discover now