Mi perdonerai, Mi dimenticherai

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Parte di Leo

Guido attento per le strade sgombre di Milano.
Ogni tanto lancio uno sguardo a Emma che riposa al mio fianco.
In un punto del percorso ha aperto gli occhi, mi ha lanciato un'occhiata corrucciata e ha strascicato poche parole:
“Perché sono nella tua macchina?”
“Ti sto riportando a casa” le ho risposto.
“Bene” ha borbottato sprofondando ancora di più nel sedile del passeggero: “voglio tornare a casa” e da quel momento in poi si è addormentata.
Posteggio sotto casa sua e sospiro forte.
Sarà l'ultima volta che ci vedremo? L'ultima volta in cui ci parleremo?
Scendo, la prendo in braccio e salgo fin al suo appartamento.
Busso alla porta e mi apre Irene.
Il suo sguardo scuro e duro quasi mi gela sul posto.
“Che cosa le hai fatto?” mi urla addosso.
“Non le ho fatto nulla” ribatto: “si è ubriacata e l'ho riportata a casa”
Lentamente, analizzando scrupolosa me ed Emma, come a controllare che lei stia davvero bene, si fa da parte e mi lascia entrare.
“Emma non si ubriaca mai” dice aggiustandole la giacca.
“Lo so” è la mia risposta lapidaria.
Non c'è alcun bisogno che lei me lo ricordi, so già che Emma non si sarebbe mai ubriacata senza un motivo.
Come so che quel motivo, maledizione, sono proprio io.
Ci incamminiamo insieme verso la stanza di Emma ed entrambi faremmo volentieri a meno della presenza dell'altro.
Io vorrei che lei scomparisse e Irene desidera soltanto che lasci la casa il più velocemente possibile.
Adagio piano Emma sul letto e mi siedo al suo fianco.
Rimango solo un attimo, mi ripeto come un mantra.
L'ultimo attimo.
“Perché?” sento che mi domanda Irene.
“Perché cosa?” le chiedo senza distogliere lo sguardo da Emma mentre le sistemo meglio il cuscino dietro le spalle.
“Perché sposerai un'altra se ami Emma?”
Sento le tempie iniziare a pulsare come impazzite:
“Io non l'amo” rispondo subito alzando un alto muro di difese.
Sono un avvocato.
So come difendermi.
Anche in questo momento.
Anche quando mento sapendo mentire.
“Non sei solo stronzo” mi dice con astio:“Sei anche un pessimo bugiardo”
Se non fossi così stanco, forse la sua battuta mi strapperebbe un sorriso.
Un sorriso cinico.
Ma non ce la faccio.
Non riesco a trovare nessuna forza per ingaggiare un duello verbale con lei mentre una strana apatia si impadronisce di me.
Non mi importa più di nulla.
Alzo le spalle indifferente a lei, alle sue opinioni e alla sua presenza.
Lancio ancora un'occhiata a Emma addormentata.
Con le dita seguo le linee delicate del suo profilo, respiro il suo odore e le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Ha sempre meritato di meglio, urlo al mio cuore straziato da una morsa di dolore.
E se per un solo momento ho pensato di poter essere io il meglio, allora ho preso la più grande cantonata della mia vita.
Mi alzo e, senza di una parola, mi dirigo verso la porta.
“Quindi non farai proprio niente?” sento la voce fievole di Irene dietro le mie spalle.
Mi volto a guardarla e mi trovo davanti i suoi occhi gonfi di lacrime trattenute a stento.
Per la prima volta ci fronteggiamo senza ostilità.
Non siamo i nemici giurati di pochi attimi fa.
Siamo due persone che stanno perdendo la cosa più importante delle loro vite.
La migliore amica lei, la donna di cui mi sono innamorato io.
Ed entrambi sappiamo che io potrei cambiare tutto.
Potrei dirle la verità.
Potrei combattere.
Potrei convincerla a restare.
Una sola mia parola e lei rimarrebbe.
Lo so io, lo sa Irene e, in fondo, lo sa anche Emma.
“Cosa dovrei fare? Non eri tu la prima a odiarmi? Non eri tu quella che diceva a Emma che le avrei spezzato il cuore? ” le chiedo giocando nervoso con le chiavi della macchina: “Io ho solo mantenuto le aspettative.”
Il solito lampo di odio accende i suoi occhi:
“Lei se ne andrà” mi urla quasi puntando un dito contro di me: “Hai capito che per colpa tua Emma andrà via da Milano? Tu non le hai spezzato solo il cuore, tu hai distrutto anche tutti i suoi sogni.”
Ingoio tutto il senso di colpa che mi brucia dentro e mi ripeto che lo sto facendo per lei.
Che lo sto facendo per metterla al sicuro.
Per salvarla dai lunghi e pungenti tentacoli del mio vecchio mondo, ma è così più dura.
La mia mano tremante afferra la maniglia della porta.
“Tu potresti risolvere tutto” dice trattenendomi per la giacca e mi guarda piena di speranza: “Non so cosa le stai nascondendo ma ascoltami: dille la verità e lei capirà. Conosco Emma praticamente da sempre: ti capirà e lo affronterete. Insieme.”
L'ultimo disperato appello.  
La verità, penso sorridendo triste.
Se solo Emma sapesse la verità, non mi amerebbe mai più.
Odierebbe la persona che un tempo sono stato e quello di cui mi sono macchiato.
Emma avrebbe solo pietà di me.
E la pietà è l'ultima cosa che voglio da lei.
“No” rispondo svelto.
Prima cambiare idea.
Prima di rinnegare ogni patto con il mio passato.
Chiudo la porta dietro di me con un colpo secco e mi passo la mano tremante tra i capelli.
Scendo correndo i gradini.
Con fiatone, il mio unico obiettivo è allontanarmi da Emma.
Da tutto quello che potrebbe essere e che non sarà mai.
Dal mio futuro impossibile.
Dall'illusione che un pezzetto di felicità potesse spettare anche a me.
Alzo gli occhi a guardare la sua finestra buia e scura come la notte.
“Un giorno mi perdonerai e mi dimenticherai” sussurro alla finestra.
Magari non domani e neanche dopodomani.
Ma quel giorno arriverà.
Il problema sono io.
Io non mi perdonerò mai.
Io non ti dimenticherò.

Law of SexWhere stories live. Discover now