Una Melodia Che Parla Di Noi

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Tamburellava le dita della mano sinistra sulla scrivania da una decina di minuti, mentre con la destra cercava di finire uno schizzo che aveva cominciato durante la lezione di matematica. Era una fortuna che si era portata dietro il quaderno degli schizzi, altrimenti avrebbe sicuramente disegnato sopra il tablet e la professoressa l'avrebbe ripresa, ma l'unica sua fortuna era stata che l'insegnante si era assentata. Quella sua professoressa non era chissà chi, e forse era anche per colpa sua se quella materia, da quando aveva iniziato il collège, la matematica aveva cominciato ad odiarla come se fosse l'incarnazione in calcoli del diavolo.
La Mendeleev in confronto a lei era una santa...

«Marinette, ma che ritmo stai tamburellando?» le chiese Tikki distogliendola dai suoi pensieri.

«Eh?»
«Batti le dita sulla scrivania con un tempo ripetuto»
«Ma che dici?»
«Marinette, che cos'è quel ritmo che batti? Dove l'hai sentito?, non è una canzone di Jagged Stone»
«Non lo so Tikki, ogni tanto mi torna in testa e non mi lascia più.»
«Dove l'hai sentita?» le chiese la kwami volandole davanti agli occhi: «Non mi sembra di averla mai sentita in una delle tue playlist...»

Dove l'aveva sentita... Quella sì che era una bella domanda, se qualcuno le avesse fatto impugnare un qualsiasi oggetto che la costringeva a dire la verità, lei non sarebbe comunque riuscita a rispondere. Non sapeva dove l'aveva sentita, nella sua testa quel ritmo si ripeteva giorno e notte come se fosse una qualsiasi maledizione lanciatale da uno stregone, come se non potesse vivere senza.

«Non ne ho la minima idea Tikki, mi tormenta da mesi...»
«Non ricordi proprio niente?»
«Niente, assolutamente niente»
«Nemmeno una sensazione?»

A quella domanda spostò lo sguardo verso la sua destra, notando l'ombrello nero infilato dentro il porta ombrelli di sua creazione, un oggetto che ai suoi occhi era più che oro. Si sentiva stupida per come lei vedeva tutte queste cose, ma non poteva farci nulla, Adrien le aveva rubato il cuore e lei non conosceva alcun rimedio per dimenticarlo.

«...Mi ricordo solo di aver sfiorato qualcosa...» rispose la ragazza, ripuntando lo sguardo sul quaderno degli schizzi per riprendere a disegnare.

Tikki guardò dispiaciuta la portatrice. Le era capitata una cosa del genere anche in passato, però era strano che Marinette non ricordasse nient'altro oltre al ritmo. Ogni coppia che nel tempo si era collegata aveva avuto una melodia diversa, ma non le era mai successo che i portatori non ricordassero nulla.
Esistevano due possibilità: o Marinette le stava mentendo, oppure la situazione stava diventando più seria del previsto.

'Seria si fa per dire... Potrebbero anche aprirli gli occhi una buona volta...' si disse da sola la kwami, evitando di tirarsi la zampetta contro il viso per evitare di far sospettare la portatrice.

«Tesoro?»
«Sì mamma?» le chiese Marinette voltandosi verso di lei mentre Tikki si nascondeva dietro al cuscino a forma di gatto.

«Vai a letto tesoro, è tardi meglio che tu vada a riposare»
«Non sono tanto stanca in realtà...»
«Tesoro vai a letto, lo leggo nel tuo sguardo che adesso vorresti solo dormire...» le rispose sua madre accarezzandole una guancia con le dita: «Buonanotte»
«Buonanotte mamma» rispose lei, sorridendo dopo che lei le avesse baciato la testa scendendo poi dalla botola.

«Ascolta tua madre per una volta Marinette, penso anch'io che ti serva un po' di riposo»
«Forse avete ragione entrambe...» rispose la ragazza richiudendo il quaderno e poggiando sulla pagina la matita che stava poco prima usando.

Salì lentamente le scalette e si infilò sotto le coperte, non degnando di uno sguardo la botola che aveva sopra alla testa.

«Sicura che vada tutto bene Marinette?» le chiese la kwami volandole vicino.

Tu Sei La Mia Luna... - Miraculous Ladybug [One Shots Collection]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora