Sotto La Pioggia

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L'aveva fatto.
L'aveva davvero fatto.
Era finalmente scappato di casa, finalmente libero da quella maledetta fortezza che era casa sua.
Tutti la definivano la villa più magnifica e lussuosa di Parigi. Per lui invece poteva avere solo un nome: "prigione".
Era scappato e non aveva intenzione di tornare a casa.
Aveva preso lo zaino scolastico e ci aveva infilato l'essenziale, come boxer in più, canottiere e un berretto. Il resto lo indossava.
Dopo però pochi minuti che aveva iniziato a camminare, aveva cominciato a piovere, più forte di quanto avesse mai immaginato.

Ci mancava solo questa... Puntualizzò nella sua mente, resosi conto di non aver preso l'ombrello.

Sbuffò rumorosamente, tirandosi poi su il cappuccio della felpa, evitando almeno di bagnarsi i capelli.
Parigi durante i giorni di pioggia non era spettacolare, delle volte poteva addirittura sembrare una città degli orrori, con praticamente il colore grigio a fare da padrone.
Le sue scarpe avevano calpestato l'ennesima pozzanghera e lui continuava a tenere lo sguardo basso, non volendo affatto alzarlo. Non voleva essere scoperto così facilmente. Era ovvio che se qualcuno l'avesse visto in faccia avrebbe subito chiamato suo padre, e lui a casa non voleva più metterci piede.
Ad un tratto, le gocce di pioggia che continuavano a cadergli sul cappuccio si interruppero, facendolo leggermente confondere. Alzò la testa, trovandosi a pochi centimetri con la fantasia rossa a pois neri di un ombrello. Abbassò lo sguardo e si voltò verso la sua sinistra, incrociando la figura della persona che gli stava reggendo l'ombrello, al posto suo bagnata da capo a piedi.

«Perchè... Mi stai coprendo?» le domandò dopo qualche secondo, sperando vivamente di non aver fatto la scelta sbagliata.

«Tu porti felpa e jeans, io l'impermeabile. Un po' di pioggia a me non spaventa, però i vestiti firmati che porti potrebbero rovinarsi...» gli rispose la figura, facendogli intuire che fosse una ragazza.

Aveva i capelli neri, completamente zuppi d'acqua, rendendoli luminosi e calanti. La pelle era perlacea, da sembrare quasi quella di una bambola di ceramica, altamente fragile. Non si era voltata verso di lui, continuava a guardare avanti, camminando al suo fianco.

«Perchè... Non torni a casa? Una ragazza come te non dovrebbe passeggiare la sera, soprattutto con questo temporale...» le domandò poco dopo, spostando di nuovo lo sguardo verso di lei.

«Preferisco passeggiare sotto la pioggia... È una cosa che mi rilassa. Perché invece un ragazzo come te passeggia di sera? Soprattutto vestito così?» gli domandò finalmente voltandosi verso di lui.

Sgranò gli occhi.

Wow... Pensò dopo aver visto il volto della ragazza.

Aveva due labbra rosee, due occhi blu come il mare, capaci di farti affondare ogni volta che gli incrociavi e... Un magnifico sorriso, da far invidia a quello delle dee di cui si parlava nei miti.

«...Io giro perché voglio scappare dalla mia vita...» rispose poco dopo, abbassando lo sguardo.

«Non ce l'hai una famiglia?» gli chiese ancora, rallentando il passo come lui.

«Credevo di avercela... Dopo la morte di mia madre non posso più nemmeno affacciarmi alla finestra. Sono scappato, non sopportavo più il fatto di essere chiuso in casa come se fossi un detenuto...» rispose fermandosi ad osservare il proprio riflesso su una pozzanghera: «E questa brutta faccia non ha portato altro che guai!» urlò poco dopo, calpestando il proprio viso e mordendosi il labbro inferiore.

Lei rimase a guardarlo. Era vero che delle volte le persone che incontravi per strada avevano una storia più lunga e dolorosa della tua. Lei non poteva capirlo, lo sapeva bene.

«Quindi sei solo adesso?» gli domandò facendogli rialzare lo sguardo.

«Già... Io non ho amici... Non ne ho mai avuti...» rispose lui mettendosi le mani in tasca.

Tu Sei La Mia Luna... - Miraculous Ladybug [One Shots Collection]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora