Chatte Noire - 2

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«AHAHAHAHAHAHAHAHA!!!» rise Plagg, mentre Marinette si buttava a peso morto sul letto: «Quel tipetto biondo... Innamorato di te! Ma fammi il piacere!! AHAHAHAHAHAHAHA!!!» rise ancora il kwami, tenendosi la pancia per il respiro mancato.

Marinette era ancora rossa dal capo ai piedi, nemmeno lei capendo il perché una scoperta del genere l'avesse sconvolta così tanto, soprattutto perché con lui non ci aveva mai parlato.

«Marinette...» la chiamò la madre, aprendo la botola, proprio nel momento in cui Plagg si era buttato sul cuscino della ragazza, smettendo all'istante di ridere: «Io devo... Partire, devo andare a frequentare un corso fuori Europa, tornerò la prossima settimana...» le disse fredda, sospirando dopo non aver ottenuto nessuna risposta dalla figlia.

Chiuse la botola, seguita dal rumore della porta che si apriva e si chiudeva subito dopo. Marinette rialzò la testa dal cuscino, tenendo lo sguardo basso, sedendosi a gambe incrociate sul proprio materasso.

«Marinette?» la chiamò Plagg, non vedendola muoversi di un millimetro.

«Non farò mai niente che possa farle capire quanto io le voglia bene... Con papà se n'è andata anche lei...» singhiozzò Marinette, stringendo forte le sue caviglie.

Plagg abbassò lo sguardo, vedendo le lacrime della ragazza cadere sui pantaloni, bagnandoli poco a poco. Quella ragazza soffriva da morire, giorno e notte, piangeva e cercava di scappare da quella schifezza che lei definiva a fatica vita. Il giorno in cui era arrivato nella sua stanza, credeva che si sarebbe spaventata che lo avesse scaraventato ovunque, colpito, ma non era successo nulla di tutto quello che aveva pensato. Lei era rimasta a fissarlo tutto il tempo, ascoltando tutto ciò che le dovesse raccontare. Quando aveva scoperto che poteva trasformarsi in una supereroina aveva sorriso come mai prima di allora, annuendo decisa e prendendo in mano la sua nuova identità.
Era rimasto a bocca aperta quando lei gli aveva parlato della sua famiglia, di come sua madre le parlasse raramente e di come lei dovesse badare a sé stessa.
Ma tutto quel suo pensare, venne interrotto dalla suoneria del cellulare di lei. Plagg volò verso l'aggeggio rumoroso, sbuffando dopo aver letto il nome del mittente della chiamata.

«É Chloé...» annunciò Plagg, vedendola alzare di poco lo sguardo.

«Spegnilo... Spegni il cellulare...» lo pregò lei, stringendo più forte le proprie caviglie.

Plagg le annuì appena, premendo il tasto e cliccando l'opzione di spegnimento sullo schermo del cellulare. Fissò quello schermo nero per chissà quanto tempo, spostando poi lo sguardo verso Marinette.

«Mari... Forse è meglio se... Vai a letto...» le consigliò Plagg, avvicinandosi a lei.

«Sì... Forse hai... Ragione...» rispose lei tirando su con il naso, alzando le coperte e infilandocisi sotto, poggiando la testa sul cuscino: «Il tuo formaggio è sulla scrivania... Notte Plagg...» sussurrò lei, girandosi dall'altro lato e chiudendo gli occhi.

«Notte Marinette...» sussurrò il kwami, accarezzandole per poco la testa e poi volando verso il piatto con dentro il formaggio.

Certo, Plagg andava pazzo per il formaggio, ma quella sua portatrice gli impediva di mangiare con tranquillità. Pareva una ragazza forte, che sapeva come andare avanti anche nei momenti più difficili, però, quando era in casa sua, da sola, crollava in lacrime e urlava ogni insulto possibile contro sé stessa. Si diceva di essere uno scarto pubblico, di non meritare quella stretta amicizia con il sindaco, e di non meritare nemmeno quella possibilità.

«Un giorno tutto si risolverà... Te lo prometto...» sussurrò Plagg, prendendo un solo boccone e poi volando da Marinette, notando il suo sguardo puntato sulle foto poggiate sul ripiano della finestra.

Tu Sei La Mia Luna... - Miraculous Ladybug [One Shots Collection]Where stories live. Discover now