Siamo Diversi, Ma Uniti Per Sempre

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«"Inutile dire quanto il tempo sia passato velocemente. Mi sembra davvero ieri quando io e te salvavamo Parigi dagli akumatizzati di Papillon, e tu eri sempre lì accanto a me.
Da quando quella mattina a scuola ho incrociato i tuoi occhi, e perso per sempre la mia ancora.
Da quando quello stesso giorno, ho preso in mano la mia vita, riuscendo finalmente a comprendere tutto ciò che mi circondava.

Potevo davvero toccare il cielo con un dito quando ero con Te.
Potevo superare lo spazio e il tempo, mi bastava avere Te.
Potevo girare tutto il mondo in una sola giornata, ma per tuta la mia vita, l'unica persona che ho sempre voluto al mio fianco, sei sempre stata Tu.

È difficile parlare al passato, lo comprendo, ma ormai tutto si è dissolto, e tu se sparita dalla mia vita.

Rimpiango tutto ciò che non ho fatto.

Rimpiango tutti gli abbracci che non ho ricambiato.

Rimpiango il fatto di essere scappato quel giorno, in cui tu mi hai aperto il tuo cuore.

Rimpiango di non essermi ricordato della tua voce, ricordando solo quel tono strozzato con cui mi hai urlato la verità.

Tu l'hai sempre saputo.

Tu avevi paura, per questo hai aspettato tutto quel tempo.

Io però, non ti ho capita, e sono scappato via.

Non mi perdonerai mai per quello che ho fatto, lo so bene, però io voglio solo dirti che... Ti amo.

Ti amo, Insettina.
Ti amo, Ladybug.
Ti amo, M'lady.
Ti amo, partner.
Ti amo, Marinette...

L'ho capito troppo tardi e non sai quanto me ne pento.
Me ne pentirò per tutta la mia vita.
Mi pentirò di non essere mai tornato indietro.
Mi pentirò di non averti abbracciata, quella notte, sotto l'acquazzone.

Il mio cuore piange quando pensa a Te.
Io, piango quando penso a Te.
Io piangerò fino alla morte pensando a Te.

Ma me lo merito.
Mi merito tutte le disgrazie che in seguito mi sono cadute sulle spalle.
Tutto quello che tu pensi su di me è la verità, ovvero che io sono solo un ragazzino senza coraggio o dignità, egocentrico e irrispettoso se indosso una maschera.

Vuoi sapere una cosa?
Brucerei mille volte quella maschera nera se questo potrebbe permettermi di rivederti una sola volta.

Non dimenticherò mai quello che... Mi hai detto quella sera.
Urlerò al mondo intero che mi manchi, lo farò per tutta la vita.
Ormai ti ho persa, e non posso riaverli indietro.

Ti faccio i migliori auguri per la tua vita, a te, ai tuoi genitori, ad Alya a Nino... A tutti loro.

Ti auguro di vivere una vita piena di felicità ed emozioni, con la persona che tu riterrai opportuna per te, che sappia amarti e venerarti come una dea. Ciò che tu sei.

Ti chiedo solo di... Non dimenticarti di me. Puoi urlarmi alle spalle, insultarmi, strappare tutto quello che ti ricorda me.
Ma l'unica cosa che ti chiedo, è di ricordarti di me.
Ti amo, Marinette.

-Tuo per sempre, Adrien"»

Alya si tolse subito dopo gli occhiali per pulirli, spostando poi lo sguardo verso l'amica che, a pancia in su, era sdraiata sul letto, a fissare il vuoto.

«E questa lettera è sua...» disse subito dopo, sospirando, poggiando il foglio sulla scrivania: «Sei sicura di non volerlo perdonare?» le chiese subito dopo, mentre lei si portava le mani al ventre.

«Perchè dovrei perdonarlo? Non mi interessa se quella lettera sia sua o no... Adrien Agreste non è nessuno...» rispose lei subito dopo, tirando su con il naso.

«Non sembri molto convinta delle tue parole...» disse Alya, continuando a guardarla con la preoccupazione negli occhi: «E se davvero quello che ha detto fosse la verità?» cercò di convincerla lei, riprendendo in mano la lettera.

«Mi ha lasciata sola quando gli ho praticamente lasciato il mio cuore tra le mani... Non lo perdonerò mai...» ripeté Marinette, sdraiandosi di lato, dando così la schiena ad Alya.

«Marinette... Sono passati sei anni... Come puoi essere ancora arrabbiata con lui?» le domandò lei, continuando a faticare a comprendere tutta quella rabbia.

«Lo sono e basta... Smettila di cercare di farmi cambiare idea. Non lo perdonerò, a meno che lui non verrà qui a dirmi tutto in faccia...» giurò Marinette, coprendosi gli occhi con un braccio.

«Tu chiedi sempre troppo, lo sai amica mia?» le disse Alya, aprendo la botola della stanza, però fermandosi prima di scendere le scale.

«Io non ho mai chiesto niente in tutta la mia vita... Per una volta permettimi di volere che qualcuno si scusi con me faccia a faccia!» rispose lei a voce alta, trattenendo un singhiozzo.

«Marinette!» la chiamò la madre, superando Alya e guardando la figlia: «Tesoro... C'è qualcuno alla porta per te...» aggiunse poco dopo, facendo stringere i denti ad Alya.

«Se è di nuovo Nathaniel digli che non sono in vena...» rispose lei cercando di nascondere il tono strozzato.

«Tesoro... Non è Nathaniel...» la corresse lei, facendo sgranare gli occhi delle due ragazze.

«E chi è allora?» domandò alzando il busto e voltandosi verso di loro, asciugandosi le lacrime con una manica.

«Meglio che vieni a vederlo tu Tesoro...» le disse lei subito dopo, tornando al piano di sotto.

Alya e Marinette rimasero a fissare la botola per un po', finché la mora scese le scalette, raggiungendo l'amica.

«Chi potrebbe essere secondo te?» le domandò Alya, guardandola scendere.

«Chiunque forse non mi vede da tempo...» rispose lei indifferente, scendendo le scale ed entrando nel salotto di casa.

«È sotto?» domandò rivolta alla madre, che le rispose annuendo con la testa.

Marinette sospirò, avviandosi poi con passo deciso alla porta, aprendola e scendendo le scale lentamente, per niente curiosa di scoprire chi fosse venuto a disturbarla a quell'ora.

«Se è Chloé la prendo per i capelli, glieli taglio e la butto nella spazzatura...» sibilò a denti stretti, entrando poi nella pasticceria e dirigendosi alla porta.

Avvicinò la mano tremante alla maniglia, non riuscendo stranamente a muoversi.

Avanti Marinette... Si disse da sola abbassando di scatto la maniglia e tirando la porta verso di sé, tenendo lo sguardo sulla figura di fronte a lei.

C'era qualcuno, però non riusciva a vederlo. Aveva il viso coperto dall'ombrello che teneva in mano, nero pece.

«Ehm... Lei è?» domandò lasciando scivolare la mano sulla porta.

«È bellissimo poter risentire la tua voce...» rispose la figura, facendola trasalire.

Lui alzò lentamente l'ombrello, permettendole di vedere il suo viso dopo diversi secondi. Lei appena lo riconobbe, sgranò gli occhi, dimenticandosi di tutto ciò che aveva pensato fino a qualche minuto prima.

«A-Adrien?...»

Tu Sei La Mia Luna... - Miraculous Ladybug [One Shots Collection]Where stories live. Discover now